Conoscere le macchine utensili

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??????????????????????????????????????La conoscenza delle macchine utensili, le loro performance e i loro limiti saranno fondamentali per operare con successo in un’azienda metalmeccanica.

Una nuova assunzione genera molta attesa e molta ansia, in genere a causa di un incrocio di aspettative. Il neo assunto vuole “far bene” fin da subito, dimostrando la bontà della scelta fatta dall’azienda; per contro, l’azienda spera di coinvolgere velocemente il neofita, rendendolo una parte attiva e integrante dei propri ingranaggi. Al neo assunto si vorrebbero dire tante cose, fare tante raccomandazioni ma troppo spesso si lascia correre…

Bene, caro neo assunto di un’azienda metalmeccanica  sappi che, se vorrai operare con successo in questo settore, la conoscenza delle macchine utensili, le loro performance e i loro limiti saranno fondamentali per un loro corretto utilizzo e per una corretta  industrializzazione di prodotto.

 

Ovvio: la conoscenza della macchina utensile

Caro neoassunto, la tua prima obiezione è più che immaginabile: se opero nel settore, è ovvio che conosco le macchine utensili! A questo si potrebbe obiettare per vari motivi. Innanzitutto il mercato oggi offre una tipologia di macchine utensili estremamente ampia, molto spesso così fortemente customizzate da essere difficilmente  riconducibili ad una delle tipologie classiche, per intenderci, quelle che si studiano a scuola.

Partendo comunque dal presupposto che ci sia una preparazione di base, incentrata sulla conoscenza delle caratteristiche strutturali e funzionali delle varie macchine, ipotizzate suddivise per tipo di lavorazione cui sono dedicate. Diamo quindi per scontato che siano noti i principi fondamentali di tornitura, fresatura, alesatura, filettatura, etc. e, con essi, i fondamenti delle macchine cui queste operazioni sono riconducibili. Bene, questo è il minimo, l’imprescindibile. Però occorre andare oltre. Occorre guardare con attenzione la realtà dell’azienda metalmeccanica e capire come questa sia in continua evoluzione e, con essa, le competenze che occorre acquisire. Si deve sempre ricordare che la macchina utensile rappresenta  un impegno economico, spesso significativo, per l’azienda e, particolarmente in momenti come l’attuale, deve assolutamente soddisfare le esigenze per cui è stata acquistata. La soddisfazione dipenderà certamente dalla macchina ma player di sicura importanza sono anche tutti coloro che concorrono a farla lavorare in maniera ottimale.

Considerando ancora la macchina utensile, oggi sono parecchie le varietà sia in termini di  dimensioni che di configurazioni offerte “a catalogo” dal costruttore, in modo da venire incontro alle specifiche esigenze di lavorazione. La macchina utensile sempre più spesso soluzioni particolari che la rendono difficilmente inquadrabile in una tipologia tradizionale. Queste macchine sono da alcuni definite speciali, da altri semplicemente customizzate ma, qualsiasi sia la definizione che se ne vuole dare, vanno adeguatamente conosciute.

 

Cosa sapere e perché

Si parte dalle nozioni base della tecnologia meccanica: le macchine tradizionali e le lavorazioni. Una volta acquisiti e consolidati questi concetti base, si va oltre, e si passa a considerare il  parco macchine su cui si opera. Le famose “Tre Pi” (Passione, Perspicacia, Perseveranza), condite con un po’ di curiosità, sono la base per comprendere performance e limiti di una macchina. Perché comprendere, non basterebbe dire conoscere? No, non basta perché la comprensione è qualcosa che va oltre la conoscenza. La conoscenza è didattica, si potrebbe azzardare che sia un insieme di nozioni, ben note, ma pur sempre solo nozioni. Il comprendere si basa sulla conoscenza ma la interiorizza, creando tutta quella serie di correlazioni fra dati noti che permettono di arrivare a risultati talvolta inimmaginabili. Esistono le pratiche operative, ma dovrebbero essere un punto di partenza, non una consuetudine cui attenersi perché “così sta scritto“. Naturalmente, come in tutte le cose, il buon senso deve regnare sovrano e i limiti vanno sempre e comunque tenuti ben a mente!

Ma chi deve conoscere la macchina utensile? Tutte quelle persone che direttamente o indirettamente sono coinvolte nella produzione. Primo fra tutti potrebbe essere il tecnologo di fabbricazione, cioè quella figura professionale che si occupa della miglior scelta dei metodi di fabbricazione, con la relativa stesura dei cicli. Chiunque si sia occupato di studi di fabbricazione sa quanto sia importante e centrale questo ruolo che deve coniugare tecnologia (scelta delle lavorazioni, sequenzialità, macchine, etc.) con i costi e i tempi. Accanto al tecnologo, spicca il tecnico di produzione che, acquisiti gli ordini di fabbricazione, ha il compito di organizzare la produzione, definendo fra l’altro i carichi di lavoro e le forniture, e controllando il processo in itinere. Un’altra figura che deve necessariamente avere competenze riguardo la lavorazioni e le macchine è il tecnico progettista, colui che si occupa dello sviluppo e della ingegnerizzazione del prodotto, partendo dalle specifiche tecniche per arrivare ad un conforme prodotto finito, facendo le opportune scelte tecnologiche, con riguardo alla qualità ed all’economia di scala. Da ultimo, ma non perché meno importante, anzi, c’è l’addetto alla macchina utensile e la sua competenza è quella che può fare la differenza. Spesso sono state apportate modifiche ad un progetto/processo su segnalazione del tecnico d’officina che aveva individuato strategie più performanti, in termini di qualità e/o prestazioni.

Naturalmente in molte realtà queste posizioni non sono così ben delineate, ma ognuno potrà riconoscersi nelle mansioni, concordando su quanto sia importante conoscere lo strumento che, alla fine, porta al prodotto finito. Ed un prodotto ben industrializzato, oltre ad essere una soddisfazione personale, è un bene aziendale che si ripercuote su tutti i collaboratori e, caro neo assunto, senza voler fare della retorica,  ti ricordo che le cose possono andare bene solo se tutti si impegnano a collaborare al meglio.

di Daniela Tommasi

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