Un nuovo approccio

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E’ ormai da qualche anno che il tema dell’alleggerimento, già avanzato nell’ambito dell’automotive, lambisce anche i confini delle macchine utensili. Le motivazioni sono scontate: risparmiare materiali, migliorare le dinamiche di parti in movimento, contenere i consumi energetici, migliorare la gestione logistica. Obiettivo non dichiarato: trovare nuovi ambiti competitivi di mercato per contrastare la concorrenza extraeuropea. Ora il dado è ufficialmente tratto. La comunità scientifica europea legata alla costruzione di macchine utensili si è impegnata a ricercare nuove tecnologie di base che consentano di dematerializzare – questo è il termine utilizzato – le macchine e i sistemi di produzione  con lo scopo sia di ottenere una produzione sostenibile in termini di utilizzo dei materiali e di consumo di energia sia di accorciare i tempi di produzione.

L’ idea alla base della “dematerializzazione”  è che i costruttori concepiscano macchine come combinazioni di moduli facilmente intercambiabili, ultraleggeri, facilmente inseribili e adattabili nelle strutture di base, queste progettate con l’obiettivo di assicurare integralmente il soddisfacimento dei requisiti funzionali e di assicurare sia la necessaria robustezza che l’affidabilità della macchina. In un certo senso la sfida è di rompere la tradizionale concezione del legame tra la struttura delle macchine e i risultati della produzione, per ricercare soluzioni molto meno impattanti durante il ciclo di vita e per ridurre drasticamente i costi. Una sfida portata non soltanto alla pesantezza e alla ridondanza, ma anche alla lunghezza dei tempi di consegna e al costo. In tale modo si fanno salve, anzi si potenziano, le più recenti esigenze di flessibilità, versatilità, riconfigurabilità. Ma, a ben guardare, l’obiettivo non è soltanto tecnico o tecnologico. La  svolta strategica, perché di essa trattasi, è di più ampia portata. La “dematerializzazione”, infatti, è una accezione più complessa e non si riferisce soltanto alla macchina in sé, ma comprende l’evoluzione verso un diverso tipo di rapporto tra cliente e fornitore, ancora più spostato verso il servizio, che diventa globale e che impegna il fornitore ad assistere il cliente dalle prime fasi di analisi delle necessità personalizzate, alla vita utile della  macchina, alla sua dismissione. In pratica, è quasi come immaginare quello che è successo nell’informatica, nella quale la parte software (servizio) ha ormai superato, all’interno dell’impresa, il peso strategico dell’hardware (macchina).

E’ facile immaginare come la “dematerializzazione”  abbia in sé robuste potenzialità. Essa consentirà di cambiare radicalmente i rapporti cliente fornitore nella comune ricerca competitiva di strategie e modelli di business condivisi, sostenibili e ottimizzati secondo catene del valore riconfigurabili per reti dinamiche. Ma, soprattutto, questo approccio olistico nella progettazione, produzione e utilizzo dei sistemi di produzione dematerializzati, integrato con i servizi per il ciclo totale di vita, è destinato a spianare la strada per trasformare l’industria delle macchine utensili europea in un comparto che si muove  secondo criteri basati sull’innovazione a tutto tondo e sulla “conoscenza”  per ottenere competitività, sostenibilità e valore aggiunto.

di Michele Rossi

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