Il futuro ancora più nelle nostre mani

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I progressi nell’IT, multimedialità, simulazione, sensoristica, connettibilità, intelligenza distribuita, IoT, stanno completando la disponibilità di strumenti che consentono di disegnare ulteriori tappe evolutive della fabbrica del futuro. Qualcuno la chiama Fabbrica 4.0, noi di Macchine Utensili la chiamiamo «Fabbrica digitale – Oltre l’automazione».

Cosa c’è «oltre l’automazione»? La risposta arriva dalla vecchia Europa che, resasi conto che il vecchio modello di fabbrica non è più adatto per le tipiche caratteristiche del nostro «sapere fare», ne sta disegnando uno nuovo. Un modello «oltre». Immaginiamo una orchestra sinfonica: diversi strumenti, a corde, percussione, fiati, legni o ottoni. Professori da tutte le parti del mondo. Il direttore configura di volta in volta il numero e i componenti dell’orchestra secondo propria sensibilità, necessità di partitura e località di esecuzione. Con la bacchetta e la mimica trasmette energia, vibrazioni che toccano tra tutti gli orchestrali per una simbiosi dell’insieme. Più è bravo, più la simbiosi è intima e si raggiunge la perfezione. L’orchestra è chiamata nei più prestigiosi teatri e viene pagata di più. Nella Fabbrica digitale il PLM è il direttore. Il PLM obbliga a concepire prodotti e processi simultaneamente, in modo integrato, tenendo conto da subito delle numerose variabili che consentono flessibilità, agilità, versatilità, riconvertibilità. Il PLM assicura il continuo controllo totale dei processi e dei prodotti, la corretta gestione dell’automazione, la tracciabilità. Il PLM coordina e favorisce una gestione ottimale dei dati, il loro coordinamento con gli altri partner esterni e con i committenti. Con questo approccio la sfida al lotto unitario e personalizzato è lanciata ed è possibile. Questo farà la differenza.

Noi come siamo messi? Sembra, dati non miei, che circa 80% delle nostre imprese conosca i termini che girano sui media, ma ritiene si tratti ancora di visioni e quindi, presi dal quotidiano, questione rinviabile. Le imprese tedesche sono un poco più avanti, ma anche per loro il percorso è lungo. Chiaro, il processo richiederà anni. Il problema è capire che bisogna cominciare a ragionarci. Lo può iniziare chi comprende che non si tratta di investire in una macchina o in un’automazione in più. Si parla di un focus diverso, non meccatronico né informatico. Parte ancora una volta dalla centralità dell’uomo. I presupposti per questa «Fabbrica» sono: collaborazione, partecipazione, trasparenza, coinvolgimento, consapevolezza dell’obiettivo comune, abbattimento dei divisori, eliminazione delle chiusure, delle ritrosie ai cambiamenti, dei personalismi. Da anni si discute di fabbrica piatta, non verticistica, di fabbrica aperta. La realtà è ancora molto diversa. Certo, le ricorrenti insicurezze arroccano, non aprono. Dobbiamo anzitutto lavorare su questi temi. Ma non c’è tempo da perdere. Per un settore a caso, l’auto, il futuro – Fabbrica digitale – è molto vicino perché già chiede ai fornitori l’assicurazione del completo controllo dei processi e dei prodotti, la tracciabilità, la qualità al 100%, l’interconnettibilità per rapidi scambi d’informazioni tecniche, dati, varianti… Spicciamoci!

di Michele Rossi

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