Verso la Fabbrica Digitale: opportunità e rischi

Condividi

ErmesFerrari

 

 

di Ermes Ferrari, responsabile Ufficio Studi e Ricerche Cna Modena
di Ermes Ferrari, responsabile Ufficio Studi e Ricerche Cna Modena


Nella fabbrica del futuro ci saranno solo un uomo e il cane. L’uomo per dare il cibo al cane, il cane per impedire all’uomo di toccare le macchine»
. La provocazione è di Carl Bass, amministratore delegato di Autodesk, società californiana che si occupa di engineering e stampa 3D. Una provocazione di parte, quindi, visto che la tecnologia prodotta dalla Autodesk sta assumendo un ruolo fondamentale in questo percorso, ma che rende bene quale sia la portata attesa di quella rivoluzione che ci sta portando verso la fabbrica digitale. Quella fabbrica dove tutto è interfacciato: il processo produttivo, ma anche l’attività commerciale, così come il controllo gestionale e le funzioni amministrative.

Però attenzione, perché confondere la fabbrica digitale con un ammasso di robot e informatica varia sarebbe un gravissimo errore. Fabbrica digitale è soprattutto un nuovo modo di pensare. È fabbrica digitale anche la logistica. È fabbrica digitale anche l’idea che ha avuto un’azienda modenese, Mailcoding, che ha pensato di tradurre le più svariate informazioni (ad esempio, i riferimenti mail e telefonici di un’impresa o di un agente) in un numero, un numero che inserito in un sito ci restituisce le informazioni originali. E andare ad una fiera internazionale con un numerino è sicuramente più comodo (ed economico) che portarsi appresso biglietti da visita tradotti in svariate lingue.

È un primo passo verso la fabbrica digitale anche quello di dotarsi di un sistema gestionale che aiuti le piccole imprese della subfornitura a realizzare preventivi accurati tempestivamente e a seguire il processo produttivo nei tempi previsti, perché questi fattori (realizzazione di preventivi veloci e “realistici”, rispetto dei tempi di fornitura) stanno diventando determinanti nel rapporto con i grandi committenti, in una certa misura più del prezzo stesso.

Fortunatamente con il piano Industria 4.0 l’Italia si è data una politica industriale che da anni mancava, una precisa linea di sviluppo supportata da strumenti alla portata di industrie e di Pmi. Credito d’imposta per le spese di ricerca e sviluppo, rifinanziamento della Legge Sabatini, superammortamento del 140% e iperammortamento del 250% vanno nella giusta direzione. Manca un solo “buco” da colmare: la formazione, considerata determinante, almeno per ciò che riguarda le Pmi intervistate a margine di uno dei tanti convegni organizzati su questo argomento.

Rimane un dubbio, non piccolo a dire il vero: l’impatto che quest’automazione avrà sull’occupazione. Basti pensare che il potenziale di automazione, nel settore manifatturiero, è stimato essere attorno al 64%. In altre parole, se spingessimo al massimo sulla robotizzazione, 3 lavoratori su 5 sarebbero soppiantati dalle macchine.

E in proposito rimane sempre valido quello scambio di battute tra Henry Ford II, il figlio del grande produttore americano di autoveicoli, e Walter Reuther, capo del più grande sindacato del settore, durante la visita degli stabilimenti Ford:

«Ehi Walter, come farai a far pagare a questi robot la quota del tuo sindacato?»

«Ehi Henry, come farai a far comprare a questi robot le tue automobili?».

…. e voi cosa ne pensate?

 

 

Articoli correlati