DMG Mori: saranno i servizi a fare la differenza

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Passato di recente sotto il controllo della sua componente giapponese che ne ha acquisita la maggioranza delle quote il costruttore nippo-tedesco di macchine utensili DMG MORI ha parlato in occasione della Biennale delle macchine utensili a Milano delle sue future strategie. È stato lo stesso amministratore delegato della sede italiana che resta di cruciale importanza per le politiche aziendali, Diego Spini, ad anticipare il tema nel corso di una conferenza alla quale hanno presenziato i vertici europei e mondiali del gruppo. Innanzitutto Masahiko Mori, presidente di DMG MORI; e Christian Thönes, a capo del consiglio di amministrazione di DMG MORI AG. A seguire oltre al già menzionato Spini, il CEO di GILDEMEISTER Italiana Mario Stroppa. «L’andamento della società nel 2015», ha esordito Diego Spini, «è stato positivo e il 2016 sta offrendo risultati ancora migliori. Gli investimenti compiuti sono stati decisamente ingenti e hanno riguardato anche la forza-vendita. Stiamo puntando in generale sul consolidamento dei servizi e questo coincide con una riduzione delle relative tariffe e con un più forte accento sul training, per poter rispondere al meglio alle esigenze tecniche dei clienti». Masahiko Mori ha sottolineato invece il supporto finanziario. «Per il momento», ha spiegato Mori, «DMG MORI offre servizi di leasing operativo. La prospettiva potrebbe però essere quella di affiancarvi vere e proprie proposte di leasing finanziario rafforzando in questa maniera il nostro impegno sul service. L’intenzione è di comprendere le esigenze della clientela anche sotto l’aspetto puramente economico facendoci carico di alcune prerogative tipiche del mondo bancario con soluzioni finanziarie specifiche».

Ma il focus restano le macchine
Il presidente si è spinto più in là, pronosticando in un’ottica 4.0 che grazie alle partnership già attivate con alcune software house globali di prima grandezza il costruttore possa in parte trasformarsi in «un integratore di sistemi e risorse Ict: perché questo è il futuro». Certo è che la roadmap evolutiva non è destinata a concludersi con un radicale mutamento di pelle da parte della multinazionale del machinery. «Calcolare adesso il peso che la finanza potrebbe acquisire in futuro», ha chiarito Mario Stroppa, «è molto complicato. In questa fase si tratta solo di un’opportunità di business in più, che abbiamo identificato e sulla quale puntiamo». L’essenziale, nell’opinione del chief executive officer di GILDEMEISTER Italiana, non risiede «nei margini che un finanziamento può assicurarci» quanto piuttosto nel fatto che esso può garantire un ulteriore traino alle vendite. «L’idea è di aiutare i clienti a prendere il treno di DMG MORI e non un altro», ha proseguito Stroppa, «dando vita a un efficiente ecosistema dei servizi. Perché questi ultimi generano un valore aggiunto essenziale per stabilire una relazione con il mercato e convincerlo a investire nella nostra qualità. È una necessità, più che un business». Ed è chiaro che per rispondere a questa «necessità» il brand è stato costretto ad affrontare un significativo restyling. «Il nostro parco-installato in Italia si compone di 18 mila macchine», ha calcolato Mario Stroppa, «e i costi eccessivi dell’assistenza così come era concepita non ci consentivano di servire le imprese di stazza piccola e media con l’efficacia che desideriamo. Abbiamo provveduto a una ottimizzazione dei costi, della gestione delle risorse umane dedicate, degli interventi e delle distanze, con le relative tempistiche. La contrattualistica stessa è stata rivista e oggi l’obiettivo è di creare volumi più ampi, di impegnare un maggior numero di persone e al contempo offrire ai clienti performance di alto livello e risparmio».

La conferenza alla quale hanno presenziato i vertici europei e mondiali del gruppo DMG MORI e che si è svolta in occasione della recente fiera BIMU.

Verso il futuro
La rinnovata politica coinvolge a detta dello stesso Stroppa la totalità degli addetti in forze a DMG MORI, a cominciare dal management. L’imperativo è comunicare i vantaggi di assistenza e sfruttare la presenza dei nostri centri di assistenza attivi in tutta la Penisola, facendo leva su una politica dei prezzi studiata per venir incontro ai bisogni degli utilizzatori. Se una chiamata arriva per esempio da Napoli ma il solo tecnico disponibile deve partire dalla Lombardia, il costo a carico del cliente è lo stesso che sosterrebbe se l’assistente già si trovasse in zona. «Non abbiamo perseguito certamente la strategia dei tagli», ha commentato Mario Stroppa, «ma abbiamo investito nella convinzione che il servizio fidelizza gli utenti». E, non da ultimo, rappresenta solamente un tassello del composito mosaico d’innovazione al quale DMG MORI sta lavorando alacremente. Perché fra le domande che più frequentemente si rivolgono al vendor nippo-tedesco una concerne il suo posizionamento rispetto alla quarta rivoluzione industriale. «La Industrie 4.0 oggi è una sorta di faro per il settore», ha detto ancora Stroppa, «e un produttore come DMG MORI deve dettare la linea dell’evoluzione. I pacchetti orientati al 4.0 dovrebbero essere estesi anche alle macchine in produzione (e ampia è la visibilità data alla soluzione CELOS®, ndr). Puntiamo su macchine intelligenti per fabbriche intelligenti, che anche in Italia si moltiplicano pur se partendo dalla seconda fila». Il nostro Paese resta infatti il terzo polo produttivo del brand a livello globale e la produzione prevista per il 2016 è di 420 macchine a Brembate e 300 a Tortona, cui si aggiunge un «progetto importante in corso di studio» sul quale Stroppa non ha diffuso dettagli ulteriori. Non da ultimo, «l’Italia resta fra i bacini principali in termini di consumi», ha commentato.

Innovativi e additivi
«L’ecosistema dell’Industria 4.0», ha riflettuto invece il presidente Mori, «impone da parte nostra una comprensione profonda delle concrete esigenze dei clienti; e l’integrazione dei processi di produzione con i sistemi di monitoraggio. Gli aspetti da considerare sono molti e forse fra i più rilevanti c’è quello metodologico, cioè di approccio ai macchinari intelligenti». Sempre in riferimento alla Penisola, Mario Stroppa ha sottolineato che il gap rispetto a Stati come la Germania è dato dall’invecchiamento del parco macchine presso le nostre imprese. In media, è quanto osservato, qui sono in funzione tecnologie datate in media a 10-15 anni fa; e questo è un particolare che incide sul percorso di integrazione tecnologica, imprescindibile. Altro argomento caldo per i comparti produttivi cui DMG MORI si rivolge, è l’additive manufacturing, circa il quale il gruppo conserva una posizione tanto prudente quanto precisa. «Queste tecnologie debbono essere considerate additive, appunto, ovvero risorse addizionali a disposizione della manifattura», ha detto Christian Thönes, «e sono convinto che a dispetto dell’incremento delle applicazioni, non si sostituiranno alle tecnologie tradizionali. La nostra azienda ha già lavorato e lavora su pezzi e rivestimenti complessi con applicazioni 3D. Tuttavia si tratta a tutti gli effetti di iniziative speciali con cicli di preparazione dedicati, per esempio nel campo degli stampi, per creare componenti originali. È una tecnica interessante». La medesima tematica ha trovato spazio nelle argomentazioni di Diego Spini, secondo il quale «le soluzioni di manifattura additiva devono essere considerate complementari e integrative rispetto a quelle classiche di asportazione che costituiscono il nostro focus primario». Ciononostante «stiamo dedicando tempo e risorse all’analisi dei materiali, consci che i processi di tornitura, fresatura, rettifica interessano pezzi pregiati; e macchine pregiate».

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