Globalizzazione, è iniziato il “disamoramento”. Parola di Sace

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Come ogni anno Sace, società del gruppo Cassa depositi e prestiti, ha pubblicato sul proprio sito la “Mappa dei rischi” connessi all’export. I dati, di Global Trade Alert, confermano appieno quanto da qualche tempo è ben percepibile nel “sentiment” del mondo economico e finanziario: è iniziata la fase di “disamoramento” per la globalizzazione e la discontinuità rispetto al modello passato si farà sentire in tempi ravvicinati. Le misure protezionistiche sono in forte aumento e gli scambi internazionali crescono sensibilmente meno rispetto al periodo pre-crisi.

I due core risk del 2016 si confermano anche nel 2017: il debito (pubblico e privato, che ha raggiunto il 225% del Pil globale) e la variabile geopolitica. Tra le componenti relative al debito, i principali fattori di preoccupazione risiedono nel rischio bancario (indicatore Sace in crescita di 2 punti a livello mondiale) e nel rischio di trasferimento valutario.

L’aumento delle misure protezionistiche non è storia degli ultimi mesi, ma l’anno appena trascorso ha segnato il picco. Le barriere elevate dal 2008 ai primi mesi del 2016 sono oltre 3.500. Il quadro dei rischi globali si presenta complesso anche per il 2017 in virtù di un contesto internazionale segnato da crescente instabilità e alta volatilità. Le prossime tornate elettorali in diversi paesi europei, l’indebitamento pubblico e privato, la non scontata ripresa del prezzo delle materie prime e la politica monetaria statunitense costituiscono elementi di cautela insieme alle incognite legate alla nuova presidenza americana e alle conseguenze della Brexit. A questo si aggiunge la pressione degli ultimi anni sui sistemi bancari, che registrano un generale peggioramento della qualità dell’attivo e le cui politiche di concessione del credito si fanno più prudenti. Se a livello globale il rischio di credito rimane pressoché costante, si registra un lieve miglioramento per i paesi avanzati. Tra i Paesi maggiormente colpiti dall’aumento della rischiosità bancaria troviamo economie importanti come Brasile e Messico in Sudamerica, India, Turchia, Mozambico, Nigeria e Angola in Africa. Per quanto riguarda le geografie in cui è aumentato sensibilmente il rischio di trasferimento valutario, rientrano ancora Mozambico e Angola, a cui si aggiungono Cuba, Egitto e Oman. In controtendenza Iran e Argentina.

In generale si può dire che non ci sono ricette giuste, ma la conoscenza a fondo dei pericoli da temere per superare le paure e continuare a crescere è fondamentale. È importante incrementare l’awareness delle imprese che operano sui mercati internazionali, oggi ancora più che nel passato. Le aree di integrazione regionale, in particolare tra l’UE e i paesi andini (come Colombia, Perù, Cile), dell’area Subsahariana e dell’Asia (come la Corea del Sud) possono diventare ecosistemi da esplorare. Questi paesi sono stati destinatari, nel 2015, di oltre 27 miliardi di euro di esportazioni italiane.

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