Cosa farai da grande?

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Quante volte abbiamo rivolto ai nostri figli la domanda “Che lavoro vuoi fare da grande?”. Una trentina d’anni fa facevano capolino le classiche risposte: l’ingegnere, il dottore, l’avvocato o, per i meno ambiziosi, l’idraulico, il carabiniere, il falegname e così via. Oggi le risposte dei miei nipoti sono più complicate, perché loro non sanno quali saranno i lavori del futuro. I versi musicati da Mozart in “Così fan tutte” sembrano tagliati sul dilemma “lavoro del futuro”: “Che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”. Che dire agli adolescenti di oggi? Per far capire ai miei nipoti come approcciare le loro scelte, li ho portati a visitare MECSPE e altre fiere specializzate, così, tanto per iniziarli a osservare ciò che sta succedendo attorno a loro; per esempio, quante volte hanno fatto acquisti da casa oppure hanno viaggiato in metropolitana drivesless che, proprio come le drivescar, non hanno bisogno del conducente? Ebbene, dietro a queste trasformazioni ci sono lavori che non sono più necessari e altri che non lo saranno più.

L’industria del futuro vedrà lavorare fianco a fianco uomini e robot, un percorso che, secondo gli esperti del settore, è vero che aumenta la disoccupazione ma, nello stesso tempo, contribuisce a creare nuovi lavori. La figura umana resterà centrale nella fabbrica, però dovrà affidare al robot le mansioni troppo pesanti, rischiose o eccessivamente precise: ad esempio, l’uso del laser non può prescindere dalla robotica. In tale contesto, allora, quali saranno le nuove professioni che vedranno la luce grazie al progresso tecnologico? Quali occupazioni emergenti si affermeranno? Uno studio realizzato dall’istituto di ricerca Fastfuture per conto del governo britannico ha individuato venti nuove professioni che si svilupperanno entro il 2030; un motivo in più per dare ispirazioni ai nostri ragazzi sulle loro prossime scelte in ambito scolastico e quindi lavorativo. Cito alcuni di tali mestieri: costruttore di parti del corpo umano, etica delle nuove tecnologie, manager di avatar per l’insegnamento, sviluppatore di mezzi di trasporto alternativi, agricoltore specializzato in possesso di competenze scientifiche, ingegneristiche e commerciali, responsabile della gestione e dell’organizzazione della vita digitale…

La flessibilità sarà il cardine dei nuovi lavori; le tecnologie innovative come la stampa 3D, la realtà aumentata, l’Internet delle cose cambiano il panorama. L’Internet delle cose sarà il futuro, cambierà le nostre abitudini quotidiane; la nostra casa sarà piena di oggetti che dialogheranno tra di loro attraverso la rete. Dopo le persone, sempre connesse alla rete tramite i dispositivi mobili, anche gli oggetti saranno connessi e questo renderà gli stessi oggetti intelligenti. Tra l’Internet delle cose e il lavoro futuro c’è un rapporto molto stretto, perché le risorse umane – specialmente nel comparto industriale – dovranno ottimizzare la produzione e aumentare il livello di automazione delle fabbriche 4.0, quelle dove robot collaborativi e uomini lavoreranno fianco a fianco. La quarta rivoluzione industriale sposta continuamente il limite del possibile; non interesserà solo i lavori manuali, ma anche i servizi, la maggior parte dei quali saranno automatizzati grazie al progresso dell’intelligenza artificiale. Il punto è che stiamo vivendo un momento di transizione senza precedenti. Se e come i robot ci ruberanno il lavoro lo sapremo presto.

di Enzo Guaglione

Una risposta

  1. In merito all’articolo:Cosa farai da grande,concordo con il fatto che si creeranno nuove figure professionali,ma ci vorrà tempo,quanto?ancora è presto dirlo.Tuttavia mi sorge una domanda non scontata per me che mi occupo in parte di formazione nel settore scolastico professionale e cioè:la scuola è preparata a formare i tecnici del domani con i nuovi recuisiti che l’industria richiede?Rispondo di no,non per pessimismo ma per la realtà che posso vedere.Si parla di Industria 4.0 concetto innovativo,complesso è forse non ancora ben capito ai più ;ma la scuola non conosce ancora nulla di questo.Forse nel mondo accademico si fa conoscere questo nuovo sistema produttivo.
    Pertanto e concludo bisogna che il ministro Calenda,oltre a fornire strumenti agevolati per l’industria,si corra maggiormente ad una profonda rivoluzione scolastica di preparazione che chiamerei:preparazione 4.0 accademico/professionale.
    Cordiali saluti.
    Demare Zagato

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