Anche i robot scalpitano

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Il cervello positronico è un dispositivo immaginario, ideato per le sue storie di fantascienza dallo scrittore Isaac Asimov come componente fondamentale del cervello di un robot umanoide, il cui pensiero consiste in un flusso fulmineo di positroni ovvero antiparticelle dell’elettrone.

Asimov scelse l’aggettivo positronico, perché nel 1928 il fisico Paul Dirac postulò l’esistenza dell’omonima particella, e nel 1938 il positrone fu effettivamente osservato sperimentalmente. I primi racconti sui robot positronici risalgono agli anni 1939-1940, perciò Asimov scelse l’aggettivo “positronico” semplicemente perché trovava il nome esotico e adatto ad un racconto di fantascienza, al posto del più consono “cervello elettronico“. In effetti i positroni, essendo delle anti-particelle, non potrebbero esistere in un universo come il nostro fatto di elettroni, poiché le due particelle opposte si annichilirebbero in una frazione di secondo distruggendo la materia. Nella visione di Asimov, l’annullamento delle due particelle opposte – che per conseguenza produce energia – avrebbe dovuto portare i lettori ad immaginare una sorta di scintilla assimilabile a quella che nel pensiero umano si verifica nei neuroni.

Continua a leggere l’articolo all’interno dello sfogliabile, da pagina 128: https://goo.gl/AAEeSS.

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