Il 4.0 inizia dalla responsabilità

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Per gli antichi greci il tempo libero equivaleva alla libertà di coltivare la conoscenza, e lo chiamavano “skhole”, termine da cui è derivata la parola “scuola”, che per loro significava ozio, oasi, ove coltivare la mente e lo spirito tramite la ricerca, la curiosità, la passione e l’esplorazione. Ma poiché oggi l’idea di conoscenza è associata ai rigidi orari scolastici, ai programmi e ai compiti – insomma al dovere più che al piacere – il senso originario della parola andrebbe recuperato proprio nella dimensione di rigenerazione, di ripartenza, di responsabilità. Ebbene, credo che il fenomeno dell’Industria 4.0 possa far rivivere lo spirito antico di rendere la conoscenza un tempo di curiosità, di ricerca, di libertà, di maggiore consapevolezza di sé e del mondo industriale. Ecco che l’Industria 4.0 è un’occasione di partecipazione e di condivisione delle novità che essa comporta; novità che diventano una preziosa occasione di ulteriore conoscenza, che deve essere capita e responsabilizzata.

Il 4.0 non chiama in causa solo le moderne tecnologie e la digitalizzazione della produzione, ma sollecita anche la nostra responsabilità, perché le meraviglie della fabbrica digitale e dintorni devono essere trasmesse alle future generazioni senza minacce di disoccupazione; altrimenti saranno calpestate, imbrattate, rovinate, colpite. Per carità, non voglio disturbare il progresso tecnologico, che è una cosa concreta, tangibile, indispensabile, ma un po’ di filosofia sul fenomeno, ormai sulla bocca di tutti, richiede un minimo di riflessione dettata dal buon senso. Così la quarta rivoluzione industriale potrà perseguire i grandi risultati della civiltà. La sfida tecnologica-ambientale che viviamo oggi e le sue radici rivoluzionarie riguardano tutti, anche gli umanisti; la facoltà di ingegneria dovrebbe avere nei suoi piani di studio anche la filosofia. L’Industria 4.0 è un’ottima occasione per incontrare persone, mestieri, fatiche e usanze; e anche per osservare quanta impreparazione ci sia ancora nel mondo della conoscenza. Come dire: una rivoluzione industriale come quella che stiamo vivendo inizia dalla responsabilità.

La meccatronica da oltre quarant’anni guida lo sviluppo di interi settori produttivi, mettendo a disposizione mezzi e tecnologie che concretamente migliorano le prestazioni di beni strumentali e di consumo, e che migliorano anche la qualità della vita. Ma subentrano altri fenomeni, che richiedono consapevolezza delle proprie capacità, preparazione specifica e soprattutto responsabilità; per esempio, l’Internet delle cose – che già ha cambiato profondamente le nostre abitudini quotidiane – insieme alla robotica, alla realtà aumentata e alla realtà virtuale è fonte di cambiamento senza precedenti, che vivremo nei prossimi anni.

In un mondo sempre più connesso e responsabilizzato, l’Internet delle cose consente la completa digitalizzazione e connessione in rete delle nostre vite, in ogni momento della giornata. Dopo le persone, ormai sempre collegate alla rete attraverso i loro smartphone, anche gli oggetti potranno comunicare tra loro e questo li renderà intelligenti, capaci di operare come hanno fatto per noi fino ad oggi, ma in maniera più arguta e sottile. Attenzione, però: non c’è più il futuro di una volta, quando era possibile prevedere e pianificare; l’Industria 4.0 comporta una sorta di autocontrollo esercitato con responsabilità in tempo reale perché, al di là dell’aspetto tecnologico della fabbrica digitale, bisogna rendersi conto di cosa essa è e da dove viene.

di Enzo Guaglione

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