Occupazione giovanile nell’industria

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Molte aziende metalmeccaniche faticano a trovare manodopera qualificata specialmente tra i giovani, con questa indagine cerchiamo di capire quali sono le cause del problema dell’occupazione giovanile nell’industria italiana.

Occupazione giovanile nel mondo dell’industria

Sebbene la durissima crisi che ha colpito l’Europa negli ultimi anni non sia ancora del tutto alle spalle il nostro Paese, ed in particolar modo l’industria metalmeccanica ha “tenuto botta” riuscendo addirittura a investire in tecnologie all’avanguardia rimanendo in tal modo competitive e al passo coi tempi. Non altrettanto brillante è stato l’adeguamento professionale che ciò avrebbe dovuto comportare; molte industrie faticano addirittura a trovare personale qualificato, specialmente giovani. Tale situazione risulta quasi paradossale se si pensa che l’Italia si colloca agli ultimi posti per disoccupazione giovanile.

occupazione giovanile in fabbricaTra le prime cause della carenza di giovani nell’industria si va a registrare un senso di diffidenza verso il mondo dell’industria. E’ ancora assodata l’idea che l’industria sia un mondo alienante usurante sgradevole e faticoso; ciò naturalmente non tiene conto del cambiamento che è avvenuto nell’industria negli ultimi anni: molti ancora non riescono ad immaginarsi un azienda di produzione con macchine ad alta tecnologia, automatizzate e spesso programmabili da computer o smartphone, installate in ambienti sicuri e sani.

Un primo luogo dove sfatare tali teorie e potrebbe essere la scuola. A vantaggio di ciò ricadrebbe anche la cosiddetta alternanza scuola lavoro; si tratta di un monte ore, variabile dalle 200 dei licei alle 400 degli istituti tecnici e professionali, che costituisce una terra di mezzo dove i giovani entrano in contatto con il mondo delle aziende. Anche in questo caso tuttavia i problemi non mancano; ai professori viene infatti demandato il compito di definire il programma formativo per ogni studente e di seguire l’alunno durante le attività. Questo ovviamente non è un compito sempre facile demandato a figure non specializzate in tale campo. Inoltre molte PMI spesso mancano di risorse e tempo per accogliere gli studenti e formarli nel modo più adeguato.

Alternanza scuola lavoro: il parere degli studenti

Intervistando gli studenti circa il loro parere su quanto si sentano preparati dalla scuola al lavoro in fabbrica la parola “abbastanza” è tra le più utilizzate. Ciò denota in molte situazioni una forte preparazione teorica seguita da una scarsa pratica delle nozioni apprese.

alternanza scuola lavoro, giovani e industriaIn alcuni casi il problema è da imputarsi alle scuole che, spesso a causa della mancanza di fondi, non riescono a proporre dei laboratori con tecnologie al passo con il mondo aziendale anzi, spesso si è costretti a ricorrere a veri e propri “pezzi da museo”.

Tra le soluzioni proposte dagli stessi intervistati per favorire l’occupazione giovanile in fabbrica, la svolta potrebbe venire proprio dall’industria; è stata infatti auspicata come soluzione l’intensificazione dei corsi di formazione e dei tirocini interni alle aziende.

Per oltre il 70% degli studenti intervistati comunque l’alternanza scuola lavoro è vista di buon occhio. Non si tratta solo di un’opportunità offerta di avere un “assaggio” del mondo del lavoro; è anche un’occasione per abbattere i pregiudizi che ruotano attorno al “mondo fabbrica”.

Le donne, grandi assenti in fabbrica

occupazione femminile in industriaLa fabbrica è il luogo dove le disparità lavorative tra uomo e donna trovano maggiore polarizzazione. L’assenza di presenza femminile in fabbrica è un vero e proprio dramma che si ripercuote anche sull’occupazione maschile; è dimostrato infatti che gli ambienti di lavoro con un buon assortimento di genere siano luoghi più vivibili e in essi si registri un maggior “comfort sociale”.

Anche in questo caso il problema è culturale. L’idea che il lavoro in fabbrica sia sporco, faticoso e usurante è ancora più radicato nel genere femminile. Ciò è dimostrato anche dalla limitatissima presenza di ragazze tra i banchi degli istituti tecnici o dalla limitata percentuale di donne che si laurea di discipline meccaniche (circa il 6%).

Le soluzioni proposte in questo caso sono rivolte alle istituzioni; gli organi politici preposti potrebbero infatti promuovere un aumento salariale di genere o ad incentivi mirati a donne e ragazze per entrare nel mondo dell’industria,  mondo che, come pochi altri, è vero motore dell’economia italiana, favorendo in tal modo l’occupazione giovanile in generale.

continua a leggere a pag. 4 di Subfornitura News – Ottobre 2017

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