Ingegneria: madre dello sviluppo

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Di recente ho avuto occasione di consultare il dizionario americano Merriam-Webster e sono stato incuriosito dalla definizione di “Ingegneria”: “L’applicazione della scienza e della matematica per trasformare le proprietà della materia e le fonti di energia presenti in natura in una serie di beni utili alle persone”. Forse un po’ aulica, ma mi è piaciuta, perchè non soltanto sintetizza concretamente, senza ampollosità, il ruolo dell’ingegneria in migliaia di anni ma ne conferma l’attualità per oggi e per il futuro. Già, il futuro. L’umanità ha sempre avuto sete di conoscere il futuro: da Giovanni (Apocalisse) ai Maya, all’oracolo di Delfi, Leonardo, Newton, Cagliostro, Nostradamus, Asimov, Baba Vanga, popoli, maghi, visionari, scienziati e ciarlatani hanno fatto parlare di sè per le loro profezie e per i loro seguaci. Oggi siamo consapevoli delle mille variabili che insistono sul pulsare accelerato del mondo e ci rendiamo conto che una sola di queste che impazzisce è in grado di rendere vulnerabile qualsiasi previsione. Eppure le odierne previsioni sono perlopiù frutto di accurati modelli matematici computerizzati. Ma l’alea è grande e anche prevedere il nostro futuro individuale presenta non poche difficoltà. Permeati dal razionalismo che attribuisce alla scienza e alla ragione la comprensione di tutti i fenomeni che hanno caratterizzato l’excursus della storia, tendiamo a collocare il nostro rapporto con le previsioni in quell’ambito che si definisce “razionalismo critico”. In questa chiave consideriamo tutte le previsioni: il tempo, il clima, i terremoti, la demografia, le risorse, le crisi. Il nostro futuro. Charles Darwin a metà 800 scriveva: “Non è la specie più forte che sopravvive né la più intelligente ma quella più ricettiva ai cambiamenti”. Le sue teorie sono oggi messe fortemente in discussione, ma come è attuale questa affermazione! Talmente attuale che – ahi la presunzione – voglio lanciarmi a scrivere: “La capacità di adattamento ai cambiamenti e alle mutazioni ci rende più forti, sollecita il nostro ingegno e proprio nelle pieghe delle incertezze ci fa scovare nuove opportunità e nuove certezze”.

Ingegno e ingegneria, radici comuni. Nell’era della tecnologia dominante, unico vero faro della società moderna, l’ingegneria può costituire la vera molla dello sviluppo. Infatti, grazie alla tecnologia, il nostro mondo è cambiato più negli ultimi 100 anni che in tutti quelli precedenti ed è l’ingegneria che, attraverso la tecnologia, ha impresso una accelerazione irreversibile alle nostre vite. Un pilastro nel finalizzare vite più lunghe e più sane, migliori condizioni di lavoro e di vita, comunicazioni globali, mobilità, accesso all’arte e alla cultura per masse di persone. Conquiste da presidiare gelosamente. Oggi la distribuzione del benessere a maggiori masse è una delle grandi sfide etiche per la società tutta, ma in particolare per l’ingegneria. Il futuro sarà sempre più dominato dal potere della tecnologia e quindi dell’ingegneria, mentre sta perdendo peso il ruolo della politica così come quello finanza, la cui credibilità è sempre più compromessa nel diffuso “sentire” sociale.

All’ingegneria un compito gravoso, ma che le è connaturato nei secoli: rendere possibile l’impossibile.

di Michele Rossi

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