Digital Transformation al PTC Executive Exchange

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PTC executive exchange 2018 , digital transformation

La trasformazione digitale delle imprese in ottica di Industria 4.0 è stato il tema centrale di cui si è trattato in occasione del PTC Executive Exchange 2018 tenutosi al Museo Alfa Romeo di Arese.

L’evento è stato caratterizzato dagli interventi di personalità di spicco di aziende che ben hanno saputo interpretare la Digital Transformation; il dibattito è stato moderato da Alessandro Garnero, direttore editoriale della divisione Manufacturing di Tecniche Nuove Spa.

Fattori chiave per la Trasformazione Digitale

Secondo Jacopo Piccolo Brunelli, responsabile Practicer Operation Grecia Italia a Turchia di The Boston Consulting Group, alle spalle di qualsiasi intervento volto a portare un’azienda verso il mondo digitale deve esserci un business model ben definito. Tale modello di business è determinato dall’ottimizzazione dei processi, dalla rapidità, dalla creazione di nuove opportunità per generare valore e dal miglioramento della customer experience.

Per poter predisporre la trasformazione digitale Brunelli elenca cinque fattori chiave:

  • Strutture e processi
  • Persone
  • Sistemi e dati
  • Ecosistema partner
  • Change management

Fare errori velocemente e in ambiente protetto

Daniele Ceccarini, direttore tecnico di Celli Group, azienda produttrice di sistemi di spillatura di bevande che si è internazionalizzata, ma che ha mantenuto la testa pensante in Italia, ha sfruttato la digitalizzazione per raggiungere eccezionali performance in termini di velocità operativa principalmente grazie al valore dei dati di tutto il settore.
«Avevamo un vantaggio, l’oggetto fisico, sul campo, su cui costruire servizi e valore. Abbiamo generato report e Kpi per i nostri clienti – ha detto Ceccarini -. Abbiamo usato il software di PTC Thingworx per fare errori, farli velocemente, in ambiente protetto, e intraprendere così la strada giusta. Abbiamo creato il sistema dei sistemi, collegando altri sistemi come Erp e varie fonti di dati. In modo analitico, per predire eventi. Abbiamo imparato a trovare formazioni per garantire la qualità del prodotto». Che è un passo verso la fornitura della macchina intesa come servizio: il nuovo business model.

Thingworx è stato il motore di tutta questa gestione dati, che provengono anche dai consumatori finali (informazioni di sentiment).

Concentrarsi sui Distretti Industriali

Per Andrea Pontremoli, CEO di Dallara Automobili, nel Made in Italy è in atto la trasformazione del concetto di azienda.
Pontremoli ha affermato che per essere competitivi non bisogna soffermarsi sul concetto di azienda ma su quello di diretto industriale; la creazione di un Made in Italy di qualità e competitivo è possibile solo lavorando insieme. Per soffermarsi sulla trasformazione digitale di Dallara è stato portato come esempio esplicativo la Dallara Stradale; il progetto, sogno dell’ingegner Dallara, dalla storia assai turbolenta che ha visto la luce nell’ultimo anno.

Per sviluppare la vettura l’azienda ha fatto ampio uso di fibra di carbonio e tecnologie additive, ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la libertà di commettere errori; Pontremoli ha infatti affermato “se non puoi sbagliare sei conservativo”, e il digitale consente di sbagliare velocemente e a basso costo.

«Il simulatore virtuale che abbiamo creato fa guidare una macchina che non esiste, in digitale. E usa anche i modelli matematici dei partner. Pirelli, per esempio ci ha dato i dati della gomma con una chiavetta Usb. E ha sviluppato una gomma solo per noi, con mescola e rigidezze, che esalta le performance della nostra macchina. Questa è la customizzazione del prodotto.
Ma se non si lavora insieme questo non è possibile. I modelli matematici della nuova macchina indicar sono gli stessi dei videogiochi. Praticamente io vendo modelli matematici a motorsport e gaming». Ecco il nuovo modello di business.

Da qui si capisce l’importanza, sottolineata da Pontremoli a inizio intervento, della necessità di ragionare in ottica distretto e non più in ottica azienda; creare il software di simulazione sarebbe stato impossibile se anche i fornitori non avessero usato i medesimi linguaggi di programmazione, cosa ormai richiesta dall’azienda a tutti i fornitori.

Macchina come servizio

La trasformazione digitale è possibile anche nel settore delle macchine utensili; a testimoniarlo Saverio Gallini, CEO di  Mandelli Sistemi. L’azienda punta su durata, capacità di anticipare, e anche fattore wow, se vogliamo una novità per il settore delle macchine utensili.

Mandelli si è dotata di uno strumento predittivo per il monitoraggio delle macchine, per la gestione integrale della produzione, flessibile. E poi è passata alla augmented reality.
«Mettere la realtà aumentata in progettazione è stato come passare dal 2D a 3D. La macchina come servizio è il futuro: connessione remota per capire e anticipare cosa succede e intervenire con la manutenzione preventivamente dove serve. Come i jet che sono venduti a ore di volo. L’innovazione nella macchina utensile passa per l’additive manufacturing e per ottimizzazione di tutto quello che è già disponibile».

PTC a supporto delle aziende

A fronte di queste testimonianze, Stefano Rinaldi, senior vp di PTC si è detto «orgoglioso nel supportare le aziende italiane a innovare. Il 2017 ha segnato una crescita importante per noi, che abbiamo iniziato una nostra trasformazione interna. Abbiamo acquisito tecnologie, ampliato presenza nell’industrial IoT, facciamo convergere digitale, da cui veniamo, con il mondo fisico. E sviluppiamo così il digital twin».

Per Rinaldi la capacità sensoriale visiva oggi è un fattore vincente: ecco perchè la realtà aumentata (quella di TC si chiama Vuforia e dispone di 53 milioni di app), fa ricavare casi d’uso con maggiore semplicità.

In sintesi, Rinaldi ha sottolineato che per trasformarsi digitalmente non bisogna pensare a un business plan, ma a un business model.

«Noi abbiamo Iniziato 25 anni fa entrando nell’ufficio tecnico con una tecnologia disruptive. Oggi la apriamo con i nostri partner, simuliamo la fabbrica. Le aziende italiane ne stanno approfittando, ma chiedono di capire. Noi, assieme ai nostri partner, spieghiamo loro come».

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