Evolut: automazione e robotica per l’industria fusoria

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L’integratore di sistemi bresciano Evolut è sul mercato dal 1991 e sin dalla sua fondazione si è specializzata nelle attività di integrazione di sistemi robotizzati a favore soprattutto dell’industria fusoria, del panorama automobilistico, infine della cosiddetta general industry. Per poter proporre le sue soluzioni a una clientela che, come vedremo, è in prevalenza localizzata nel nostro Paese, l’azienda di Castegnato ha stretto accordi strategici di partnership con alcuni fra i principali produttori internazionali di robot e automazione. A oggi, gli impianti installati con il decisivo contributo dei suoi addetti e collaboratori sono, complessivamente, più di 2.000. Oltre ad avere accresciuto nel corso dei decenni il numero dei suoi clienti e degli stabilimenti seguiti, la società guidata dall’amministratore delegato o CEO (Chief executive officer) Franco Codini ha ampliato il suo portfolio di prodotti. E allo stesso tempo ha attraversato, anche in fasi recenti, un interessante periodo di espansione, in parte grazie anche all’impulso che gli incentivi e le politiche di Industria 4.0 hanno garantito. Ma non solo. La fonderia made in Italy sta a sua volta evolvendosi, spinta dalla necessità di rispondere efficacemente alle richieste di un mercato sempre più esigente e impegnativo. Basti pensare per questo al livello d’eccellenza che un comparto come quello dello automotive impone alla sua intera supply chain non soltanto in termini di qualità dei prodotti ma pure dal punto di vista della loro tracciabilità e della verificabilità dei processi produttivi.

Una storia per ogni pezzo

«Osservata nella prospettiva di un fornitore come Evolut», ha detto a Fonderia Pressofusione l’amministratore delegato Franco Codini, «la fonderia si sta trasformando in qualcosa di diverso, unendo per esempio alle sue specializzazioni tradizionali anche le lavorazioni meccaniche. Come già accade in altre nazioni, la Germania su tutte, le produzioni coinvolgono ormai l’intera filiera in una logica di ciclo continuo: per l’Italia è una novità». Quanto agli integratori di sistemi, anche questi ultimi sono inevitabilmente chiamati a un salto di qualità; e a una diversificazione delle competenze. «In questa fase», ha proseguito Codini, «i sistemi robotizzati, siano essi di asservimento delle presse oppure di processi all’interno delle fonderie, devono essere integrati in un ambiente di tipo Industry 4.0. Si tratta di un approccio attualmente molto legato alle politiche di ammortamento e di agevolazione fiscale, ma che in realtà fa parte di un più vasto discorso di valutazione delle stampate, delle sbavature, della pallettizzazione e del tracciamento del singolo pezzo. Dalla progettazione alla lavorazione sino al montaggio, l’obiettivo è conoscere la storia del manufatto dalla materia prima in poi». In particolare, per poter dialogare efficacemente con la fornitura Tier-1 della produzione veicolare, i fonditori devono dimostrarsene all’altezza, effettuando e documentando le valutazioni di tracciabilità delle isole e delle celle. Nonché dotando le loro linee di adeguate telecamere di certificazione delle marcature richieste dalla normativa internazionale. Tutto ciò ha suggerito a Evolut di spostare il focus su informatica, sviluppo software, gestione dati.

Una fase di enorme fermento

«Quello della robotica», ha tuttavia precisato Codini, «è e resterà il nostro bacino di business principale. Nel solo 2018 ci ha permesso di generare un volume d’affari superiore ai 20 milioni di euro, in virtù delle installazioni e interventi compiuti presso ben 150 stabilimenti. L’Italia è a tutt’oggi il mercato trainante, poiché proprio alla Penisola dobbiamo l’80% del nostro fatturato annuo. L’impatto positivo del Piano Calenda e il clamore attorno al tema dell’Industria 4.0 si sono fatti certamente sentire, nell’ultimo anno. Credo però che le fonderie, quelle di alluminio in maggiore misura, siano in crescita: è un segmento dinamico». Evolut è pronta a collaborare con le imprese, perciò, per consolidarne le ambizioni e lo slancio e traendo al contempo vantaggio da una situazione senz’altro favorevole e propizia. «Forse gli investimenti in software non hanno ottenuto il successo che sarebbe stato invece auspicabile», ha commentato Codini, «nonostante che proprio gli applicativi rappresentino un elemento essenziale della quarta rivoluzione industriale e vi rivestano un ruolo determinante. D’altra parte, proprio l’informatica, la trasmissione dei dati e la tracciabilità sono fra le sfide più impegnative del cambiamento che è attualmente in corso. Il nostro business si è evoluto di conseguenza abbracciando la manutenzione remota e le interfacce uomo macchina (Hmi)». Al suo interno, Evolut medesima è pressoché del tutto orientata al 4.0. Un team tecnico-commerciale raccoglie lead e informazioni critiche per la presentazione delle offerte e per l’elaborazione degli opportuni studi di fattibilità e tecnici. Una volta definite caratteristiche ed entità della commessa, si passa alle operazioni di progettazione meccanica ed elettronica e di sviluppo software, per poi passare all’approvazione dell’ufficio tecnico e all’installazione.

Work in progress

Gli interventi dei quali Evolut tipicamente si occupa sono complessi e onerosi e possono vantare un valore economico minimo di 200 mila euro. Gli acquirenti sono per il 50% circa le fonderie; e la maggior parte di esse sono impegnate nell’indotto automobilistico. Per chi ha maturato, come l’azienda di Codini, una radicata esperienza sulle fusioni di alluminio, l’avvenire appare promettente. L’utilizzo della commodity è infatti in netto incremento su scala mondiale; e in più la provincia bresciana ha competenze solide in materia, quasi iscritte nel suo codice genetico. Alcuni dei marchi che il territorio ospita possono a pieno titolo dirsi dei protagonisti assoluti dell’industria a livello europeo. «Le parti auto in alluminio lavorato in pressofusione e non solo», ha ricordato il CEO Franco Codini, «aumentano costantemente in numerosità. Si producono in alluminio i basamenti e le teste-motore, pompe idrauliche e i sotto-basamenti; cerchi, pinze-freno. Pure per questo nel bresciano c’è un’enorme vivacità». Cogliere l’attimo significa, in primo luogo, seguitare a investire. Lo sviluppo software è fra i primari destinatari dei budget di Evolut, che come si è avuto modo di vedere ne cura le fasi di sviluppo internamente. L’intenzione è poi quella di dirigere gli sforzi sui robot collaborativi di controllo, ancora e uso dei fonditori. «Sono relativamente semplici da programmare», ha detto Franco Codini, «e in prima battuta possono essere utilizzati con funzioni di controllo. Sono però d’interesse anche le navette mobili autonome per la presa dei pezzi, tutti tracciabili e tracciati, naturalmente, e il loro trasferimento diretto ai reparti e alle linee di lavorazione».

Ma il fattore umano resta centrale

Paradossalmente ma non troppo, l’integratore di sistemi con una forte vocazione alla robotica è «l’unico che non può robotizzare quasi nulla» perché «troppo importanti e raffinate sono le competenze e lo know-how indispensabili a un’azienda come Evolut». È la stessa vicenda recente del system integrator di Castegnato a darne testimonianza. «Solamente due anni fa», ha calcolato l’intervistato, «impiegavamo una complessiva forza lavoro di sessanta persone. Oggi sono 105 ma il percorso non si è ancora fermato. Vorremmo completarne una parte e arrivare ad assumere un totale di 110 dipendenti, un terzo dei quali impegnati sull’It, fra la programmazione, il controllo, l’interfacciamento coi gestionali, lo scambio-dati, il tracking». Quel che certamente non è destinato a cambiare è la focalizzazione di Evolut, nata 27 anni fa con l’intento di servire la fonderia e agevolarne il progresso e tuttora inscindibilmente legata a questo particolare ambito della trasformazione dei metalli. «Siamo al centro», ha ribadito l’amministratore delegato di Evolut Franco Codini, «di un mutamento epocale che interessa la produzione automobilistica in primis e non può quindi non riguardare da molto vicino l’alluminio, sempre più presente. Le lavorazioni meccaniche sono entrate via via a fare parte del nostro bagaglio di skill ma la fonderia, specie quella italiana, è rimasta e rimarrà una interlocutrice privilegiata. Certamente, l’intenzione è di migliorare e potenziare i processi di taglio e di sbavatura, integrandoli e robotizzandoli, anche negli ambiti della ghisa e degli acciai. Perché qui scorgiamo una crescita dell’automazione che nello stampaggio è minore».

Non ci resta che proseguire

L’altro auspicio è che dall’ondata degli ammortamenti promessi e promossi dal governo la manifattura di casa nostra esca rafforzata e pronta a un ulteriore balzo in avanti. «Se ci si limita a guardare alle ripercussioni positive degli iper-ammortamenti», è la riflessione conclusiva di Franco Codini, «allora non c’è dubbio che un effetto ci sia stato, largamente percepibile e positivo. È difficile dire in che termini esso abbia effettivamente inciso sul business nazionale, ma l’essenziale è che si sia verificata una crescita strutturale, ai fini della competitività del sistema-Paese. Si è entrati in un periodo ispirato alle tecnologia e allo sviluppo, guidato da una automazione semplice ed efficiente che consente di produrre in modo efficace. La tendenza proseguirà oltre gli incentivi, che comunque sono stati trainanti; e dovrebbe attrarre anche i nostri clienti, tipicamente aziende di dimensione medio-grande dotate di sistemi ERP avanzati e pronte adesso ad adottare un modello gestionale innovativo. Sono sensibili ai benefici della tecnologia e del software e se le imprese più piccole ancora non lo sono appieno, non dubito che anche la loro vision possa cambiare, entro breve. Evolut è pronta ad assecondarne il percorso di crescita. Prevediamo di poter continuare nel 2018 su quel ritmo di crescita del 20% che ha caratterizzato il 2017 e che segnerà parte del 2019».

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