Economia: spinta positiva esaurita o è solo assestamento?

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L’Eurozona ha chiuso il 2017 con una crescita del 2,5% del Pil, valore più alto da oltre un decennio, e terzo maggiore tasso di crescita mai registrato da quando è stato introdotto l’euro (solo il 2006 e il 2007 hanno avuto tassi di crescita superiori). Sono i dati dell’ultimo Ambrosetti Club Economic Indicator, che disegnano uno scenario fatto di luci e ombre, soprattutto per il nostro paese.

Crescita robusta ma non omogenea

In generale si può dire che la crescita è stata robusta e maggiore delle attese di pochi mesi fa, anche se non è stata omogenea, ma a geometrie variabili tra i diversi stati membri. Se l’espansione economica continuasse come l’ultimo trimestre del 2017 e seguendo il dato delle stime preliminari del primo trimestre 2018, la proiezione porterebbe a chiudere il 2018 con un +2,7%. Sul fronte dell’occupazione il 2017 si chiude con 154.8 milioni di occupati nei paesi dell’area Euro e 234.2 milioni in Europa: entrambi valori record da quanto l’Eurostat rileva i dati sull’occupazione. A livello generale l’economia mondiale continua crescere a ritmi sostenuti, in molti casi a tassi maggiori rispetto a quelli previsti pochi mesi fa e le previsioni sono per una continuazione della crescita anche nel 2018.

Le prospettive di casa nostra

Quali sono invece le prospettive per l’Italia? Veniamo da un 2017 positivo: siamo cresciuti dell’1,5%, valore più alto dal 2010, e l’occupazione ha raggiunto il record storico a 23.1 milioni di occupati, anche se il tasso di disoccupazione complessivo rimane all’11,2%. Tuttavia, la crescita non si misura solamente rispetto a sé stessi ma, in modo più corretto, deve essere misurata rispetto agli altri. Se l’Italia vuole tornare ai livelli pre-crisi, deve crescere più degli altri per recuperare il gap accumulato negli anni, e non solamente più di ieri. Il confronto con gli altri paesi europei non ci conforta ed evidenzia un ulteriore allontanamento. Con il nostro +1,5% siamo davanti solo alla Grecia che ha fatto +1,4%. La Spagna è cresciuta del 3,1%, il Portogallo del 2,7%, l’Austria del 2,9%, l’Olanda del 3,2% e la Germania del 2,2%. I risultati delle rilevazioni dell’Ambrosetti Club Economic Indicator del primo trimestre dell’anno mostrano segnali contrastanti e di attesa o sospensione del giudizio, potremmo dire di “wait and see”. Gli indicatori prospettici relativi al sentiment futuro sull’occupazione e sugli investimenti si attestano a valori leggermente inferiori all’ultima rilevazione del 2017 e per investimenti e occupazione tornano sotto i livelli dello scorso settembre. Viene confermata, invece, al livello massimo storico, la valutazione della situazione attuale del business. In altre parole, gli indicatori si collocano o sui massimi storici raggiunti a dicembre, o leggermente sotto. I risultati rappresentano una conferma di positività della situazione attuale, con qualche preoccupazione per i prossimi mesi.

Rallenta l’occupazione

A gennaio l’indicatore di sentiment sulla situazione attuale dell’economia si conferma sui valori record raggiunti a dicembre e si attesta a 44 punti, in aumento di circa 13 punti rispetto alla rilevazione di marzo del 2017. Con riferimento alle prospettive sull’occupazione, invece, i risultati mostrano un rallentamento a 18,7 punti, in discesa da 21,1 di dicembre quando l’indicatore aveva segnato il record storico. Il valore del primo trimestre 2018 rimane il terzo più elevato da quando esistono le rilevazioni (marzo 2013) anche se sappiamo bene quanto cruciale sia la ripresa dell’occupazione in Italia, in particolare giovanile. Se questo risultato sarà confermato nelle prossime rilevazioni, governo e istituzioni dovranno agire con ancora maggiore forza e impegno su questo tema. Sappiamo che i NEET, cioè i giovani tra 15 e 34 anni che non studiano, non lavorano e non fanno stanno facendo corsi di formazione sono in Italia al 19,9%, contro l’11,9% della Francia, l’11,1% della Gran Bretagna e il 6,7% della Germania.

Ancora pochi investimenti

Con riferimento agli investimenti il valore di sentiment si contrae e passa dal record storico di 34,4, al valore di 31,3. Anche in questo caso, se la contrazione trovasse conferma nelle rilevazioni successive l’indicazione non sarebbe per nulla positiva. Il livello di investimenti attuale è ancora del 20% inferiore rispetto all’anno pre-crisi del 2008. L’indicatore sugli investimenti è molto importante perché le imprese investono quando prevedono e credono in una espansione economica. Inoltre, gli investimenti hanno a loro volta un effetto positivo sulla crescita, che a sua volta ha un effetto positivo sul lavoro e sulle opportunità per giovani e talenti.

In conclusione…

Con riferimento alla valutazione della situazione attuale del business gli indicatori restituiscono valori in linea con quelli di dicembre. L’incertezza legata alla situazione attuale, finora, non sembra produrre un impatto né negativo, né positivo, mentre alcune preoccupazioni emergono per il prossimo futuro. L’Italia deve trovare le leve per approfittare di questa situazione economico-finanziaria-monetaria favorevole molto più di quanto fatto finora, ponendosi come obiettivo quello di chiudere il gap con gli altri Paesi europei in termini di crescita, occupazione e produttività.

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