NASA: individuata la tecnologia che porterà l’uomo su Marte

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Si avvicina la data prevista dalla NASA per lo sbarco del suo primo astronauta su Marte. Certo, il 2033 non è dietro l’angolo, ma le sfide per l’agenzia aerospaziale americana non sono di poco conto. Due le principali: la minimizzazione dei danni da radiazioni cosmiche e il sistema di propulsione della nave. Sulla seconda, fortunatamente, ci sono buone notizie.

E’ di questi giorni, infatti, l’annuncio di Aerojet Rocketdyne, la società incaricata di sviluppare il nuovo motore, circa l’esito positivo dei test di integrazione preliminari dei propulsori ionici Advanced Electric Propulsion System (AEPS) teorizzati per lo storico viaggio. “La nostra unità di alimentazione AEPS si è comportata in modo eccezionale durante le prove, ottenendo significativi incrementi dell’efficienza di conversione – ha commentato Eileen Drake, ceo e presidente di Aerojet Rocketdyne . Siamo sicuri che questi risultati potranno tornare utili anche per le prossime missioni a breve termine“.

Il progetto

Aerojet Rocketdyne è da alcuni anni al lavoro sui sistemi AEPS e sui relativi componenti, quali il propulsore ionico, l’unità di elaborazione dell’energia, il regolatore di flusso a bassa pressione e il cablaggio elettrico; tutti elementi che, nelle previsioni, saranno alimentati da pannelli solari una volta nello spazio. Sfruttando quello che un giorno sarà un disco da 50 kW in grado di catturare elettroni in campi magnetici per ionizzare le molecole di xeno e accelerarle a velocità molto elevate, la NASA conta di aumentare esponenzialmente l’efficienza del progetti, raddoppiando al contempo la spinta elettrica.

Come già sottolineato e facilmente intuibile, i propulsori rappresentano un nodo cruciale per tutte le future missioni dell’uomo nello spazio. Luna compresa. I sistemi attuali, composti da razzi chimici, sono ormai al loro limite teorico. E anche i motori termici nucleari non sembrano offrire grandi garanzie in questo senso, trattandosi comunque di una tecnologia ancora agli albori.

L’idea di puntare sugli AEPS arriva quindi dalle recenti missioni NEXT e Dawn sull’asteroide Ceres, durante le quali i sistemi ionici hanno dimostrato da un lato grande efficienza con bassi carichi di carburante, dall’altro un’interessante flessibilità applicativa. Per questo il via libera alle successive fasi di sperimentazione da parte di Aerojet Rocketdyne è il chiaro segno di una corsa al Pianeta Rosso sempre più nel vivo.

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