Mollifici: formazione e normazione per crescere ancora

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In occasione del secondo appuntamento annuale con il congresso di Anccem, l’associazione nazionale dei mollifici svoltosi venerdì 9 novembre a Provaglio d’Iseo in provincia di Brescia, il neopresidente, Francesco Silvestri,  ha scelto di spaziare a tutto campo sottolineando pregi e competenze dei costruttori italiani di molle che giocano da protagonisti nel mondo nonostante tutte le criticità.

Il presidente dell’Associazione nazionale dei costruttori di molle (Anccem), Francesco Silvestri ha spiegato quale sia l’importanza e la rappresentatività dell’industria italiana del settore ricorrendo in primo luogo alle cifre. E in particolare mostrando come il margine operativo lordo dei mollifici sia aumentato di ben cinque punti (dal 12 al 17%) fra il 2007 e il 2018 e quindi nel bel mezzo di uno dei decenni più critici della storia economica globale. «Siamo cresciuti», ha detto Silvestri, «continuando a credere nella qualità delle nostre imprese e nella validità del nostro lavoro, investendo costantemente nell’innovazione di prodotti, processi e sistemi, cercando di comprendere il presente e anticipare i trend futuri». Ne è risultato che la molla made in Italy compete da protagonista sui mercati internazionali, facendo a sportellate con nazioni vicine la cui politica industriale è sovente più lungimirante e strutturata che non la nostra. Lo dimostra l’approccio che Paesi come Francia e Germania hanno al tema della formazione, giustamente caro a Silvestri e all’Associazione in genere. Il training è gestito oltreconfine da autentiche accademie della molla e l’intenzione è di dare vita anche nella Penisola a qualcosa di analogo: «È un nostro obiettivo», ha detto Silvestri. Altro traguardo importante, la presidenza dei lavori del tavolo tecnico-normativo sui metodi di controllo delle molle a estensione a partire dalla fine del prossimo anno. È solo uno dei tasselli della strategia di Anccem che sotto la presidenza del responsabile della bolognese Isb vuole valorizzare in misura sempre maggiore il lavoro «fondamentale» dei comitati d’area. «Sono pochi gli Stati in grado di concorrere con l’Italia sotto questo aspetto», secondo Francesco Silvestri, mentre da rivali come i tedeschi dovremmo apprendere i segreti della rappresentatività. Probabile però che per cogliere questo scopo sarebbe importante l’impegno delle istituzioni, ma qui il disappunto del presidente, in carica dallo scorso maggio, è stato evidente: «I programmi di governo parlano di tutto fuorché di politica industriale», ha detto.

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