Tecnologie abilitanti 4.0 | 75 milioni di euro per l’Innovation Manager

Marianna Capasso

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tecnologie abilitanti 4.0

Ricomposto l’elenco di professionisti, riparte la misura agevolativa a sostegno dei progetti innovativi che utilizzano tecnologie abilitanti 4.0

Era il 2016 quando il Ministero dello Sviluppo economico (l’ex MiSE oggi MIMIT) introduceva il Piano Industria 4.0.

Il nuovo modus operandi, caratterizzato dall’automazione industriale, nel tempo si è integrato con le nuove tecnologie produttive, per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività e la qualità operativa degli impianti.

Trattandosi di un tema assolutamente nuovo, che avrebbe comunque “costretto” le imprese al rinnovamento, il Governo ha previsto, nel corso degli anni, una serie di agevolazioni, per supportare gli investimenti delle PMI, anche alla luce delle richieste provenienti da Bruxelles, per un’Europa verde e digitalizzata.

Tra i vari incentivi, nel 2019 è arrivato il voucher per l’Innovation Manager, nuova figura specifica, necessaria per avviare le imprese lungo la via dell’innovazione, allineandosi al Piano Industria 4.0.

Attraverso le risorse erogate, le imprese potranno pagare le prestazioni del professionista che si occuperà di tutti i processi di trasformazione tecnologica e digitale (utilizzando le tecnologie abilitanti), nonché dell’ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa. Ma procediamo per gradi.

Estate 2023: il rifinanziamento e il nuovo elenco

La prima edizione del voucher è stata un successo. Nel biennio 2019/2020, alle imprese sono andati 95 milioni di euro, in due tranche: alla prima, pari a 50 milioni, se ne è aggiunta una seconda, per soddisfare le tante richieste pervenute, considerando che, il giorno dell’apertura dello sportello, in pochissimo tempo le domande hanno superato la dotazione finanziaria dell’agevolazione.

Effettivamente, quattro anni fa, la figura dell’Innovation Manager risultò di fondamentale importanza, dando una forte smossa al sistema industriale, sebbene inizialmente ci fu un po’ di confusione su albi ed elenchi, e sulle caratteristiche richieste a tale professionista.

Il contratto di rete, in ottica 4.0
Le Reti sono definite all’art. 3, comma 4-quater, della Legge 33/2009: si tratta di PMI, nel numero minimo di tre, che abbiano siglato, assieme, un “contratto” per perseguire uno scopo comune, ovvero l’accrescimento, individualmente e collettivamente, della propria capacità innovativa e della propria competitività sul mercato.

tecnologie abilitanti 4.0

La sinergia tra le parti si perfeziona con lo scambio di informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica, esercitando in comune una o più attività.

In particolare, nel caso del voucher innovation, è condizione imprescindibile che il programma comune preveda lo sviluppo di processi innovativi in materia di trasformazione tecnologica e digitale, attraverso le tecnologie abilitanti fondamentali, previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0 e in materia di organizzazione, pianificazione e gestione delle attività, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali.

Nel tempo, però, la misura ha dato importanti risultati ma, per forza di cose, a fronte dell’esaurimento delle risorse, se ne è parlato sempre meno. È anche vero, però, che molti manager hanno continuato a collaborare con le imprese, pagati però totalmente da queste stesse.

Poi, nell’estate del 2023, la novità: riapre la lista “ministeriale” degli Innovation Manager, con l’azzeramento di quella precedente e la formazione di una lista ex novo.

Pertanto, nell’arco temporale 22 giugno 2023 – 5 settembre 2023, i professionisti interessati hanno potuto presentare domanda di iscrizione all’elenco MIMIT dei manager qualificati e delle società di consulenza abilitati allo svolgimento degli incarichi manageriali.

Contemporaneamente, la misura viene rifinanziata: il Ministero delle Imprese e del Made in Italy stanzia, in favore di micro e PMI, 75 milioni di euro, grazie a fondi provenienti da “vecchie” quote non utilizzate.

Ma, questa volta, rispetto al 2019, le cose sono un po’ cambiate: nel mezzo c’è stata una crisi pandemica e, soprattutto un PNRR, che ha rimodulato gli obiettivi nazionali ed europei, alla luce delle nuove transizioni gemelle.

La figura richiesta, oggi, dovrà offrire all’impresa un supporto in linea con le innovazioni green e digital, con una professionalità nuova e allineata alle esigenze del mercato odierno, e non passato. È probabilmente anche questo il motivo per cui è stato predisposto ex novo l’elenco: svecchiare ed essere pronti per un futuro moderno.

PMI e Reti d’impresa, i beneficiari

Prima di comprendere, a pieno, quali sono le possibili agevolazioni offerte dal voucher, focalizziamo l’attenzione sui destinatari della misura. Sono micro, piccole e medie imprese, nonché le Reti di imprese, i beneficiari dell’intervento e delle prestazioni dell’Innovation Manager.

Le prime rientrano nella definizione della Raccomandazione 2003/361 della Commissione europea, ovvero realtà aziendali che occupano meno di 10, 50 o 250 persone, con un fatturato annuo non superiore (rispettivamente) a 2, 10 o 50 mln di euro, e il cui totale di bilancio annuo non superi i 2, 10 o i 43 mln di euro.

Tutto questo, però, dovrà avere una connotazione innovativa nell’organizzazione dell’impresa. In casi specifici, il professionista potrà anche prestare consulenza per l’avvio di un percorso di quotazione su mercati regolamentati o non regolamentati, o supportare l’impresa per partecipare a Elite, il programma di Borsa Italiana.

Le società di consulenza possono iscriversi all’elenco del MIMIT, indicando al massimo dieci nominativi di manager qualificati.

Le Reti, invece, dovranno essere composte da PMI in possesso di specifici requisiti, con un contratto tra le parti che dovrà configurare una collaborazione effettiva e stabile; potrebbe essere prevista l’istituzione di un fondo patrimoniale comune, soluzione spesso utilizzata, in passato, dalle Reti, per il pagamento (della quota non finanziata) relativo alle prestazioni dell’Innovation Manager.

Da un punto di vista burocratico/amministrativo, le imprese dovranno avere sede legale o unità locale sul territorio nazionale e qualificarsi come micro, piccola o media entità, sia alla data di presentazione della domanda che a quella della concessione finanziaria.

Dovranno risultare iscritte al Registro delle imprese, presso la CCIAA territoriale e non svolgere attività vietata – tra quelle escluse in ambito UE (pesca, agricoltura, esportazioni etc.).

I beneficiari non dovranno essere destinatari di sanzioni interdittive, sottoposti a procedure concorsuali – quali fallimento, liquidazione, concordato o situazioni assimilabili – e non essere morosi nei confronti della Commissione, per il mancato rimborso di aiuti, o il deposito degli stessi presso conti bloccati.

Infine, è necessaria la regolarità contributiva previdenziale, da parte del soggetto giuridico possibile beneficiario.

L’agevolazione, da 25mila a 80mila euro

Le imprese, con i suddetti requisiti, potranno quindi presentare domanda di accesso all’agevolazione, e utilizzare la risorse erogate dal MIMIT per pagare parte dei costi relativi alla consulenza specialistica di un manager dell’innovazione.

Ma quanto costa un professionista di tale tipologia e, soprattutto, quanto offre il Ministero per tale tipologia di spesa? Un Innovation Manager, secondo gli ultimi dati, ha una RAL lorda che varia dai 60mila ai 150mila euro, in base alle sue “skill”. È una cifra abbastanza alta ma può essere abbattuta grazie all’agevolazione.

La quota della spesa finanziabile varia in funzione della dimensione del soggetto richiedente/beneficiario: copre il 50 per cento dei costi sostenuti da micro e piccole imprese, entro il limite massimo di 40mila euro, ma scende a 25mila euro, per le medie imprese, a copertura del 30% dei costi sostenuti.

Nel caso invece di una Rete d’impresa, se nel programma contrattuale è previsto lo sviluppo di processi innovativi 4.0, attraverso le tecnologie abilitanti, il contributo riconosciuto andrà a coprire il 50% dei costi sostenuti, con un limite massimo complessivo di 80mila euro.

L’agevolazione è stata rifinanziata con risorse pari a 75 milioni di euro. Il voucher Innovation Manager è erogato in regime “de minimis”, trattandosi di un aiuto di piccola entità che non disequilibra la concorrenza UE.

Dunque, oggettivamente, l’investimento da parte dell’impresa c’è, perché – per quanto l’agevolazione sia consistente – è previsto comunque un contributo autonomo. Allo stesso tempo, però, ne beneficerà la stessa azienda, probabilmente aumentando il proprio fatturato, grazie alle nuove competenze immesse e grazie alla crescita apportata dalle prestazioni di un esperto in ambito di big data, analytics, cloud, cybersecurity, sistemi di simulazione, realtà virtuale e aumentata, robotica, stampa 3D.

Bisogna però evidenziare due aspetti: ciascuna impresa e ogni rete potrà presentare una sola domanda di ammissione al contributo. E, qualora l’istanza provenisse proprio da una rete di imprese, alle singole aderenti al contratto è preclusa la possibilità di agire in autonomia.

Inoltre, prima di presentare la domanda di ammissione al contributo, l’impresa dovrà aver già individuato il professionista di cui si vorrà avvalere, tra quelli in elenco, perché il nominativo di questi dovrà essere indicato nell’istanza per la richiesta agevolativa.

Ruolo e caratteristiche dell’Innovation Manager

Al di là dell’anglicismo, l’Innovation Manager – il manager dell’innovazione – è un professionista o una società di consulenza in grado di aiutare l’impresa beneficiaria dell’agevolazione: si tratta di un soggetto fisico o giuridico in grado di offrire prestazioni consulenziali, di natura specialistica, finalizzate a sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale, attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0.

Gli innovation manager possono, inoltre, supportare le imprese nei processi di ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, tra cui anche l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali: possono suggerire alle imprese nuovi metodi organizzativi da utilizzare nelle pratiche commerciali, nuove strategie di gestione aziendale, nuovi assetti nell’organizzazione del luogo di lavoro.

Può quindi operare come innovatore a 360 gradi, anche da un punto di vista prettamente finanziario (equity crowdfunding, invoice financing, emissione di minibond), ma senza perdere di vista gli obiettivi 4.0.

Al di là del suo ruolo, l’Innovation Manager dovrà presentare requisiti specifici: in primis è richiesta l’indipendenza dall’impresa “beneficiaria”, che lo dovrà assumere con contratto di consulenza di durata non inferiore a nove mesi.

La normativa richiede poi che questi sia qualificato: il manager dovrà quindi risultare non solo iscritto nell’elenco MIMIT ma anche accreditato negli albi o nelle liste dei manager dell’innovazione, istituiti presso Unioncamere, presso le associazioni di rappresentanza dei manager o presso le Regioni. Dovrà poi presentare una serie di dettagli curriculari, riportati nella normativa del 2019 (DM MiSE 7 maggio 2019).

Nell’elenco ministeriale, oltre ai professionisti e alle società di consulenza – che potranno indicare un massimo di dieci nominativi – sono altresì ammessi anche i centri di trasferimento tecnologico in ambito Industria 4.0, i centri di competenza ad alta specializzazione e gli incubatori certificati di startup innovative.

Le Key Enabling Technologies
Le KETs, anche note come “tecnologie abilitanti fondamentali”, sono identificate dalla Commissione Europea come quelle caratterizzate, principalmente, da un forte know-how, associato all’elevata intensità di R&D, con ingenti spese in investimento e allocazione di personale altamente qualificato. Sono questi, infatti, i fattori chiave dell’innovazione nei processi, nei beni e nei servizi.

tecnologie abilitanti 4.0

Attraverso le KETs si perfezionano le attività di ricerca e innovazione, per poter così trasferire, all’interno del mercato unico, le conoscenze tecniche dei beni e dei servizi. La Commissione Europea ha delineato 7 (sette) tecnologie di fondamentale interesse per la competitività europea.

Si tratta di microelettronica, nanoelettronica, fotonica, nanotecnologie, biotecnologie, materiali avanzati e sistemi di fabbricazione avanzati.

Per i lunghi tempi di sviluppo della ricerca e dell’innovazione insiti nella natura delle KETs, considerando anche i processi di produzione con complessi metodi di assemblaggio, sono ravvisabili forti rischi di investimento, rappresentando quindi un ostacolo per le PMI che non dispongono di adeguati fondi. Per evitare tale impasse e per supportare la R&S in tale ambito, l’UE mette a disposizione importanti dotazioni economiche destinate alle aziende.

Una riflessione finale…

Il “vecchio” elenco degli Innovation Manager contava circa 9mila esperti (8.956), provenienti soprattutto da Lombardia, Emilia Romagna e Lazio – e per l’85% uomini. I nuovi manager, invece, nel momento in cui si scrive, non sono ancora noti ma, sicuramente, dovranno offrire qualcosa di più rispetto a quelli passati, alla luce delle richieste provenienti dal PNRR.

Si attendono quindi nuove consulenze specifiche, in aggiunta a quelle precedenti; si prospetta un autunno produttivo, grazie al recente slancio per Industria 4.0, parzialmente orfana dei crediti d’imposta e, seppur non totalmente, sicuramente penalizzata rispetto agli anni passati.

Nel frattempo la nuova Legge di Bilancio 2024 è entrata in vigore il 1 gennaio. Ora l’obiettivo è puntato sul passaggio al Piano Transizione 5.0

In sintesi

In cosa consiste l’agevolazione?

Contributo che copre parzialmente la spesa per l’Innovation Manager

  • Micro e piccole imprese: 50% spesa, max 40mila euro
  • Medie imprese: 30% spesa, max 25mila euro
  • Reti di Imprese: 50%, max 80mila euro

Chi è l’Innovation Manager?

  • Professionista
  • Società di consulenza
  • Centri di trasferimento tecnologico
  • Centri di competenza ad alta specializzazione
  • Incubatori certificati di startup innovative

Competenze dell’Innovation manager – Tecnologie abilitanti Piano Nazionale Impresa 4.0

  • Big data e analisi dei dati
  • Cloud, fog e quantum computing
  • Cyber security
  • Integrazione tecnologie NPR nei processi aziendali
  • Simulazione e sistemi cyber-fisici
  • Prototipazione rapida
  • Sistemi di visualizzazione, RV e RA
  • Robotica avanzata e collaborativa
  • Interfaccia uomo-macchina
  • Manifattura additiva e stampa 3D
  • Internet delle cose e delle macchine
  • Integrazione e sviluppo digitale dei processi aziendali
  • Programmi di digital editing
  • Sviluppo commerciale verso mercati terzi
  • Programmi di open innovation

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