Le abbiamo demonizzate per un decennio. Sono le aziende familiari, le microaziende alle quali gli economisti consigliano da sempre un cambiamento radicale nel segno della crescita, pena la sparizione. A Reggio Emilia però qualcuno, come Villa Stampi di Villa C. & C. S.a.s., azienda specializzata nella costruzione di attrezzature per la deformazione a freddo della lamiera, certi consigli li ha spavaldamente ignorati, pur avendo guardato la crisi del 2008 direttamente “negli occhi” e non volendone più nemmeno parlare. L’azienda è rigorosamente rimasta familiare: fondata nel 1953 dal nonno Mario come bottega artigiana e presa in mano dal figlio alla fine degli anni ‘70, è oggi guidata in coppia con il padre dal nipote, Manuel Villa, il nostro protagonista, trentasette anni, perito meccanico laureato in ingegneria gestionale, impegnato a tempo pieno nell’azienda di famiglia.
Una rigorosa azienda familiare, la Sua, con accanto un padre stampista che difficilmente lascerà l’azienda nelle Sue sole mani.
Ah sì, mio padre è sempre in azienda e sempre in movimento. Per fermarlo, bisogna “sparargli”.
Lei è ingegnere gestionale. Si è laureato per gestire meglio l’azienda di Suo padre o per sfuggire al Suo ineluttabile futuro nell’azienda di famiglia?
A farmi scegliere questa laurea, a dire il vero, è stato soprattutto l’amore per la mia città. Quando hanno istituito la prima università a Reggio Emilia non mi è sembrato vero di poter evitare il destino di tanti miei coetanei costretti ad andare a studiare a Modena, Parma o addirittura a Bologna. Poi la laurea si è rivelata anche molto utile per la mia attuale attività. Quando mi sono laureato nel 2001 la meccanica era all’apice, non come ora.
Tutti stampisti in quegli anni.
Tanti banditi, però anche. Certo, era più facile, con programmi di lavorazione di sei o sette mesi, improvvisarsi stampisti.
E’ entrato subito nell’azienda paterna?
Ci sono entrato subito dopo la laurea e ci sono rimasto per quattro anni. Poi mi è venuta la voglia di vedere il mondo e nel 2006 sono entrato in una grande azienda dove ho fatto esperienza in gestione della produzione e del personale.
E cosa ha imparato?
A non aver paura di andare in officina e chiedere agli operai di spiegare il loro lavoro. Perché per gestire il lavoro degli altri bisogna conoscerlo a fondo.
Villa Stampi è un’azienda di forte tradizione. Come arriva ad essere quella che gestisce ora Lei con Suo padre?
Mio nonno realizzava conchiglie per colate in gravità e lavorava in uno scantinato come terzista per un’azienda del posto dove si producevano fusioni per motori agricoli e per gruppi elettrogeni. Dopo una prima parentesi con un socio e successivamente con il fratello, nel 1973 gli si è affiancato mio padre, fresco di servizio militare, che, dopo la morte del nonno nel 1977 (al posto di lavoro (!) perché gli stampisti sono sempre al posto di lavoro), si è ritrovato da solo a far crescere l’azienda. Mio padre ha portato in attrezzeria il primo computer con il Cad/Cam e la prima macchina a controllo numerico. I clienti erano nel frattempo cambiati: il settore medicale era diventato primario ed erano sorte tante aziende (quelle oggi più colpite dal terremoto), ma non mancavano clienti in altri settori come quello dell’automotive e della meccanica agricola, in particolare quella indirizzata agli hobbisti. E siamo così arrivati alla cronaca odierna. La diversificazione è una scelta ancora attuale perché è nel Dna della nostra azienda che tutt’ora fornisce stampi ed è aperta a qualsiasi richiesta o sperimentazione in nuovi settori.
Quindi mi conferma che di stampi si può vivere anche in una piccola azienda familiare?
Questo no. Per mio padre è stato così almeno fino al 2000. Poi le cose, come sappiamo, sono cambiate.
E qui arriva Lei con le Sue scelte. Quali?
Sul piano più pratico, ho introdotto in azienda un nuovo programma per la gestione degli ordini e l’analisi delle commesse e poi il disegno 3D. Più in generale la grande novità che ho portato in azienda è stata la decisione di uscire dalla nicchia degli attrezzisti e cercare strade nuove, altrimenti non saremmo sopravvissuti. La prima scelta è stata quella di portare all’interno anche lo stampaggio e poi di proporre un servizio più strettamente legato alla meccanica di precisione.
In altri termini, abbiamo estrapolato dal ciclo di produzione dello stampo le fasi più hi-tech per offrire al cliente un servizio che non si limitasse alla costruzione dello stampo, ma andasse oltre fino a comprendere la fresatura, l’elettrorosione a filo, la microforatura, ecc
Con Lei l’azienda ha aperto gli occhi sul mondo esterno anziché aspettare il cliente in azienda come facevano gli stampisti negli anni d’oro.
Sì, proprio così, senza paura di incontrare clienti troppo grandi. Anzi, proprio davanti a questi, ci siamo talmente aperti da superare la diffidenza verso le altre aziende della nostra filiera e da proporci insieme come un unico produttore di un prodotto finito, completo di meccanica, elettronica, fino alla verniciatura, pronto da scaricare su bancale davanti ai portoni del cliente. Questa esperienza mi fa sentire orgoglioso perché sono in tanti a riempirsi la bocca con parole come “collaborazione” e a non fare mai il passo perché, in Emilia Romagna come in tutta Italia, siamo sempre lì ad avere paura di essere “fregati”. In quell’occasione nessuno ha imbrogliato o è rimasto deluso: ci siamo messi in tasca il giusto secondo un preciso capitolato, senza aggiungere ricarichi nei passaggi fra noi. Io spero che questo sia il futuro per tutti noi piccoli stampisti che non avremmo mai le forze per avere in azienda quello che una filiera intera può offrire al cliente.
[box title=”Da stampista a dettagliante”]
Entrato in crisi il rapporto con un committente molto importante, Manuel Villa decide di ascoltare la sua passione, quella per le moto. Da motociclista, dopo aver lavorato dietro le quinte nella produzione di parti telaio per motocicli, maturando un’esperienza che pochi possono dire di avere in questo settore, decide di far salire l’azienda di famiglia alla ribalta, cominciando a costruire accessori da vendere come prodotti finiti direttamente al pubblico, brevettandoli e dotandoli di un nostro marchio che promuove attraverso un sito Internet. E oggi la cosa sta funzionando, soprattutto perché è in fase di realizzazione un sistema di vendita diretta che permette a Villa Stampi di entrare in contatto con i potenziali acquirenti anche ascoltandoli. [/box]
E l’esperienza continua?
Per noi avrebbe potuto continuare e allargarsi ad altri progetti, ma nell’azienda cliente è entrata a un certo punto la finanza, i costi hanno avuto la priorità su tutto e il nostro lavoro è andato all’Est.
E allora?
E allora, in questi casi, il segreto è non fermarsi. Io, per non fermarmi, ho ascoltato la mia passione, quella per le moto. Da motociclista, dopo aver lavorato dietro le quinte nella produzione di parti telaio per motocicli, maturando un’esperienza che pochi possono dire di avere in questo settore, ho deciso di far salire l’azienda alla ribalta cominciando a costruire accessori da vendere come prodotti finiti direttamente al pubblico, brevettandoli e dotandoli di un nostro marchio che promuoviamo attraverso un nostro sito Internet. E oggi la cosa sta funzionando, soprattutto perché stiamo realizzando un sistema di vendita diretta che ci permette di entrare in contatto con i potenziali acquirenti anche ascoltandoli.
Di quali prodotti parla?
Protezioni per parti motore, per esempio, piastre sterzo lavorate dal pieno Cnc e tutto quanto concerne il “tuning” del settore motociclo, ma anche carene stampate in Abs, che rappresentano per noi una novità in assoluto, non avendo mai stampato materiali plastici e non avendo mai realizzato stampi per termoformatura.
Con la passione non ci sono limiti, vero?
Dovevamo trovare una nuova strada, ci siamo dati un obiettivo e non abbiamo mai mollato finché non l’abbiamo raggiunto. Dal rapporto con il costruttore siamo arrivati direttamente all’utente finale, “zippando” tutta la catena di distribuzione.
Come si fa a uscire dall’attrezzeria e a improvvisarsi non solo commercianti, ma addirittura dettaglianti? Come si fa a imparare un nuovo mestiere senza rischiare di improvvisare e di cadere rovinosamente?
Sfortunatamente non ho istruzioni da dare. Va detto che un ruolo fondamentale lo ha giocato la mia passione per le motociclette e la mia frequentazione dell’ambiente. Prima di essere un fornitore sono stato un utente. Dell’utente conoscevo tutte le esigenze, da costruttore mi è bastato provare a dare delle risposte. Sapevo quali prodotti c’erano sul mercato quindi conoscevo la mia concorrenza. Avevamo l’azienda, avevamo le macchine adatte, avevamo tutto, dovevamo solo mostrarci, far sapere che c’eravamo.
E non è poco. Qui diventa indispensabile l’esperienza. Molti stampisti davanti a un problema come il vostro hanno scelto di affidare l’attività di marketing e la cura dell’immagine dell’azienda a professionisti esperti.
Noi non avevamo le risorse per farlo. Non avremmo mai potuto scegliere una strada come questa. Da motociclista ho pensato all’unico canale cui mi sarei rivolto per un eventuale acquisto di accessori per moto, ossia le fiere di settore come l’Eicma e il Motor Bike Expo di Verona. Quest’anno siamo stati e siamo presenti alla seconda edizione di entrambe. Parallelamente abbiamo creato una collaborazione con una rivista specializzata del settore, sulla quale stiamo facendo promozione e stiamo lavorando per il coinvolgimento del pubblico nell’attività della nostra azienda. In altri termini, cerchiamo di far vivere al potenziale cliente l’esperienza della realizzazione del suo prodotto perché possa avere coscienza della natura di ciò che acquista e del perché del suo prezzo.
Nessun rapporto con i molti costruttori che operano nel settore?
Certamente. Da motociclista, lo ripeto, so quali sono le aziende che costruiscono accessori paragonabili ai nostri. Ad un certo punto le abbiamo contate e ci siamo chiesti se ci sarebbe piaciuto collaborare con loro per studiare, progettare e testare nuovi prodotti. Da questa idea sono nate tre collaborazioni con aziende molto grandi che distribuiscono in tutto il mondo e dalle quali cominciamo a raccogliere qualche frutto interessante. Per comprendere quali passi abbiamo fatto, dirò semplicemente che all’edizione del 2009 dell’Eicma ci siamo andati pagandoci il biglietto da visitatori, nel 2010 pagandoci lo spazio ed esponendo in un nostro stand, nel 2011 andando ospiti di una di queste aziende e il prossimo ottobre, con una di queste aziende, andremo al salone internazionale di Colonia. Inutile dire che questa cosa mi entusiasma perché capisco che la nostra produzione piace e sta funzionando così come piace la nostra chiarezza di idee, la nostra combattività nel proporre al mercato una mentalità diversa, basata su un maggior coinvolgimento del cliente nel processo di produzione.
Quando si dà il via a un’attività commerciale i soldi sono indispensabili. Voi dove li avete cercati?
Nell’unico posto possibile: le nostre tasche. In pratica ci siamo autofinanziati. Non c’è stato nessuno che abbia saputo fiutare un progetto che avrebbe dato importanti risultati economici. Adesso che siamo cresciuti e che siamo in grado di offrire garanzie sicure, non abbiamo meno difficoltà ad avere linee di finanziamento. Certo la nostra fortuna è che possiamo contare su istituti di credito in cui ci è stata data l’opportunità di dialogare con chi deve decidere del nostro finanziamento e sa giudicare i nostri risultati. Non tutte le banche sanno offrire questa apertura di mentalità.
Ritornando all’azienda, Lei non è solo con suo padre, vero?
No, abbiamo quattro “ragazzi”, periti meccanici, che collaborano con noi e mia madre che, da ex responsabile dell’amministrazione, sta trasferendo a me le sue competenze. Il numero dei collaboratori però dovrà crescere perché siamo in fase di espansione degli ordini e allora spero di aver bisogno di persone da mettere in amministrazione e di una o due persone da inserire nella produzione/progettazione (perché da noi produce chi progetta).
Che livello di preparazione ha trovato nei ragazzi assunti?
Un livello buono, ma che non ci ha evitato un periodo di preparazione in azienda. Tutti conoscevano lo strumento in generale, da noi hanno imparato l’uso specifico adeguandosi, come è naturale, alle nostre esigenze.
Come pensa si evolverà nel futuro la Sua azienda?
Per quanto riguarda i possibili nuovi mercati, credo che, in possesso di tutte le risorse necessarie, comincerei a guardare verso l’Est, in particolare alla Russia, dove potremmo piazzare molto bene i nostri accessori e dove potremmo anche proporre le nostre lavorazioni meccaniche mettendo in luce la nostra forte competenza ed elasticità. Per quanto riguarda gli stampi, invece, non vedo prospettive: sarebbe difficile vendere stampi in un paese dove gli stampi costano molto meno dei nostri.