La mobilità sostenibile. Quale futuro per le imprese dell’automotive?

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Siamo all’inizio di un nuovo modo di concepire la mobilità nel mondo. O forse quello che oggi viviamo è solo il logico proseguo del processo evolutivo dell’uomo e delle sue industrie. Che il mondo cambi è dato per scontato. Spesso il cambiamento avviene in modo graduale, altre volte invece avvengono nella storia cambiamenti repentini che ridisegnano nuovi scenari e conseguentemente contribuiscono a generare un futuro diverso. Sta di fatto che è certamente in atto una ri-evoluzione della mobilità, di come la vivremo e di come la concepiremo.

Come sarà la mobilità del futuro?

Nel 2050 ci sposteremo nel mondo in modalità completamente diversa da oggi, con mezzi che avranno forse ancora una combustione termica e quindi tradizionale, ma di certo soprattutto nuova. Sarà l’elettrico a prevalere? Sarà l’idrogeno oppure vincerà la propulsione generata dall’aria, ma non compressa come oggi invece già esistono progetti, prototipi ed esempi concreti? Difficile a dirsi. Dobbiamo avere la pazienza di vivere questo percorso di modifica della mobilità, processo che durerà anni e i cui impatti a cascata coinvolgeranno tutti noi. Per il 2030 al massimo, la comunità europea renderà obbligatorio il rispetto di parametri ancora più stringenti rispetto alle emissioni di CO2, oggi intorno a 95 grammi al Kilometro. Imporrà una riduzione del 30% per le auto e riduzioni ancora più importanti per i camion. Da qui l’attenzione dei diversi soggetti (istituzioni, case automobilistiche, centri di ricerca, consumatori) a trovare soluzioni ottimali e performanti rispetto le indicazioni date dai vari governi o istituzioni proprio come quelle date dalla Comunità Europea. Cosi, tornando all’elettrico, si susseguono gli annunci degli investimenti per lo sviluppo di questa modalità di propulsione, da parte di tutte le case automobilistiche mondiali. Renault-Nissan- Mitsubishi investiranno circa 60 miliardi; circa 50 miliardi Volkswagen; 25 Hyundai-Kia; 14 per la casa automobilistica cinese Chang’an Motors; intorno ai 12 miliardi per Daimer e General Motors e infine fra i 4 e gli 8 da parte di Toyota, Fca e Jaguar Land Rover. Impegni economici importanti, che coinvolgeranno la società civile e consumistica nel suo complesso. Ma oggi per tante persone la mobilità elettrica è ancora un mondo lontano, quasi futuristico. Un futuro che cambierà le abitudini, modificherà le città, la rete viaria nel suo complesso e nel mondo, dando vita a nuovi prodotti e nuovi servizi, generati da nuove esigenze da parte dei consumatori. Avremo forse una maggiore efficienza energetica, maggiore sostenibilità ambientale ed urbana, una maggiore connettività nel suo complesso, e aumenterà il livello di sicurezza complessivo. Un mondo di opportunità iniziano a svelarsi davanti ai nostri occhi, agli occhi sempre attenti della nostra imprenditoria. Il cambiamento in corso della mobilità, non è da considerarsi una minaccia, bensì un’enorme opportunità per le imprese. In tutto ciò non mancano le problematiche da affrontare, gli aspetti da valutare e risolvere.

A partire da oggi e per i prossimi anni, sarà necessario da parte di tutte le aziende metalmeccaniche inserite in questo comparto, direttamente o collateralmente, riflettere in maniera strategica e ponderata sulle singole scelte da prendere, sui percorsi da intraprendere, sulla formazione da immettere in azienda, sugli investimenti da fare. Onde evitare di sottovalutare un fenomeno come quello della mobilità elettrica, in corso, non arrestabile che genererà certamente dei cambiamenti, e ad un certo punto scoprirsi come azienda, essere esterna al “gioco” e obbligata a subire senza possibilità di incidere sulle scelte fatte da altri.
Cosi è corretto che la filiera dell’automotive, si interroghi su come si trasformerà, su quali cambiamenti dovrà tener conto, su come la ri-evoluzione impatterà sulla singola azienda di subfornitura. Corretto perciò che anche i sistemi associativi italiani si chiedano cosa fare, esattamente come egregiamente sta portando avanti la CNA , la Confederazione Nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. Quindi: che fare?

Come CNA, associazione di rappresentanza della complessa filiera industriale che ruota intorno al settore automotive, abbiamo ritenuto opportuno aprire una riflessione sul tema” afferma Roberto Zani, presidente di CNA Produzione. “Si tende, infatti, spesso ad associare la mobilità sostenibile al solo tema ambientale e del risparmio del carburante. Quello che vogliamo sottolineare è, invece, la valenza industriale altamente tecnologica legata alla filiera complessiva che si muove intorno all’industria automobilistica, soprattutto in un Paese, come l’Italia, ad alta intensità manifatturiera“.
Dalla fine dell’ottocento ad oggi, la mobilità si è solo evoluta. Tecnologie affinate, i veicoli con i propulsori a scoppio più ecologici e silenziosi, più performanti e sicuri, più confortevoli e piacevoli da guidare. Un’evoluzione costante che non ha però sconvolto l’impostazione di base: al volante c’è sempre stato qualcuno e per proseguire il viaggio è stato sempre necessario fermarsi al distributore e mettere nel serbatoio benzina o gasolio estratto in gran parte nei paesi arabi. Bene, in futuro non sarà più così. Tutti i veicoli saranno (in parte già lo sono) connessi e condivisi, soprattutto ad emissioni zero e a guida autonoma. Ad abolire il tubo di scarico e consentire di sfrecciare in città senza fare danni alla salute delle persone ci penserà l’auto elettrica, a batterie o ad idrogeno che sia. Alcune componenti tipiche dell’auto saranno destinate a scomparire, basti pensare al serbatoio del carburante, al cambio e a tutti quei componenti che andranno a morire con la sostituzione del motore termico con quello elettrico (alternatori e gruppi elettrogeni). Mentre saranno necessarie nuove funzionalità interne tipiche dei sistemi e motori elettrici. Ma si apriranno anche nuove opportunità sul fronte delle tecnologie smart e della rigenerazione delle batterie.
Continua Roberto Zani, “Di fronte a cambiamenti così epocali per la nostra società e il nostro tessuto produttivo, la CNA intende realizzare una serie di attività informative finalizzate a fornire alle imprese Il primo appuntamento sarà il prossimo 5 novembre a Roma nella sede della CNA Nazionale. Si parlerà, partendo dall’analisi di Mckinsey, dell’impatto provocato dall’elettrificazione e dalla digitalizzazione all’industria dell’auto e della componentistica europea e italiana. Con il mondo dell’università e della ricerca il focus sarà lo scenario sulle nuove tecnologie e la definizione di una sinergia indispensabile con il mondo delle imprese attraverso programmi di ricerca che valorizzino le competenze e il saper fare di tutta la filiera. Infine, parola agli imprenditori: come sta cambiando e cambierà la progettazione e la composizione dell’automobile? E’ già partita la riconversione all’elettrico?
Da qui l’appello al Governo che fa CNA Nazionale: è necessario che il Paese si doti di politiche nazionali con una visione strategica che spingano verso il futuro le tante piccole realtà positive della nostra filiera industriale. Per valorizzare le opportunità di modernizzazione dell’intero Paese l’Italia deve affermare la sua posizione di leadership attraverso una visione di sviluppo nazionale in materia di mobilità sostenibile a 360° coinvolgendo tutti gli attori, senza dimenticare il settore altamente tecnologico della componentistica. Va sicuramente nella giusta direzione, conclude Roberto Zani, “la costituzione da parte del Ministro dello Sviluppo Economico del tavolo automotive per avviare un confronto con le associazioni sulle strategie per il rilancio del settore“.
Ci aspetta quindi un sistema di mobilità diversa da quella odierna. Un mobilità di pensiero, di approccio al tema, in modo che si possano raggiungere gli obiettivi ecologici che tutti o quasi tutti i governi si sono prefissati, cogliendo cammin facendo tutte le diverse opportunità, in un clima di ragionata e gestita trasformazione industriale. Ingraniamo la prima e via che si parte.

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