L’università del metallo

Roberto Carminati

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Erede dell’esperienza del Master in metallurgia 4.0, è stata presentata la Brescia Metal University, scuola di alta formazione nata per iniziativa di AQM, ISFOR-Fondazione AIB e Riconversider (Federacciai) per accrescere la competitività dell’industria valorizzando competenze e know how.

Una panoramica completa del calendario e della tipologia dei corsi online e in aula che la neonata Metal University si prepara a offrire a partire dalla fine di ottobre è disponibile sul sito dedicato: www.metaluniversity.it. Gli scopi del progetto e il valore che esso può portare alle imprese a vario titolo legate al mondo della metallurgia sono stati invece illustrati nella conferenza di presentazione cui hanno preso parte a Brescia gli enti formatori ed esponenti di associazioni industriali e aziende. Erogatori dei contenuti di questa università sui generis sono AQM-Centro servizi tecnici alle imprese, ISFOR (Fondazione AIB) e Riconversider, divisione di Federacciai attiva sul training. L’iniziativa è stata tuttavia accolta con favore e promossa in primo luogo dalla Camera del Commercio di Brescia, per la quale è intervenuto il segretario generale Massimo Ziletti, e da Apindustria, con il vicepresidente Marco Mariotti. Come presidente di AIB e past president di Federacciai, ha, infine, salutato con favore l’avvio dei lavori anche Giuseppe Pasini. In sede di lancio è stato sottolineato il forte legame della siderurgia e fonderia e delle arti del metallo in genere con la provincia bresciana. Qui esse hanno generato secondo le ultime stime disponibili un volume d’affari pari a 10 miliardi di euro, equivalenti al 27% del fatturato dell’intera manifattura locale. Vi sono impegnate qualcosa come 412 società per una forza lavoro complessiva da oltre 16 mila dipendenti.

Metal University: le lacune da colmare

Il periodo è quanto mai difficile, basti pensare a come il Covid-19 ha impattato aree quali la raccolta del rottame, portando più d’un problema di approvvigionamento e complicando il rapporto con i fornitori. Se quello nel quale ci stiamo addentrando al momento di andare in stampa ha tutti i crismi del tipico autunno caldo, la formazione è una delle risorse anti crisi a disposizione di un comparto nel quale i cambiamenti produttivi e l’innovazione nei materiali sono frequenti e significativi. Ancora un esempio: Apindustria ha ricordato che sino al recente passato le leghe di acciaio inox disponibili per la lavorazione erano soltanto tre. Oggi sono 15 e per gestirle accuratamente e con successo uno scarto in avanti in termini di specializzazione e di cultura sia assolutamente doveroso. Anzi, gli investimenti nella crescita del capitale umano rappresentano un valore aggiunto di fondamentale importanza perché la metallurgia made in Brescia – e made in Italy – possa continuare a competere nel mondo. Imprenditori e sigle di categoria devono però per questo farsi carico almeno in parte di colmare le lacune didattiche che gravano sul sistema-Paese nella sua totalità. Come ha sottolineato Loretta Forelli, presidente di Fondazione AIB (Associazione degli Industriali Bresciani), la media degli stanziamenti in ricerca e innovazione rispetto al PIL è del 2% in Europa ma dell’1,4% in Italia, dove solo quattro lavoratori su mille sono ricercatori (8-14% in area OCSE). Per coltivare le skill delle quali l’industria ha bisogno deve essere superato il pregiudizio (positivo) in base al quale l’imprenditoria di casa nostra può cavarsela sempre in virtù delle sue doti di creatività e inventiva. Perché per vincere (anche) domani c’è invece bisogno di condizioni agevolanti e un’organizzazione strutturata; humus fertile per far crescere nuovi talenti.

Metal University è la scuola di alta formazione nata per iniziativa di AQM, ISFOR-Fondazione AIB e Riconversider (Federacciai) recentemente presentata a Brescia.

Il segreto degli alchimisti

Se a oggi si stima che il totale dei ricercatori attivi nella Penisola sia salito di 60 mila unità negli ultimi vent’anni, ebbene questi 60 mila sono per la stragrande maggioranza impiegati nel privato. Precisamente, opera nel privato il 50% dei ricercatori, a dimostrazione dell’atteggiamento illuminato dell’impresa, che dal territorio trae molte fortune e che al territorio, poi, le ridistribuisce.

Si è detto della pandemia, ma le sfide da vincere risiedono anche se non soprattutto altrove. Nel possibile boom dell’auto elettrica, per esempio, che dev’essere pulita e leggera, ma in primis sicura.

Per garantire la sicurezza dei veicoli che verranno la conoscenza dei materiali è essenziale; ed è fondamentale sapersi addentrare con la cultura nelle cose segrete di quel procedimento alchemico del quale la metallurgia è a pieno titolo erede. Importante è la capacità di fare sistema, come Metal University vuole mostrare, anche con la collaborazione di enti, istituzioni e fondi interprofessionali che possono agevolare le imprese a sostenerne l’onere. L’aspettativa è poi che a livello nazionale si sappia utilizzare una parte dei 209 miliardi di euro del Recovery Fund per progetti di digitalizzazione, innovazione, sostenibilità e, appunto, formazione. Quei fondi devono diventare un carburante per la crescita e per il recupero dei ritardi sino a qui accumulati.

Intervista a Giovanni Corti, amministratore delegato di Riconversider, ente di formazione e di consulenza di Federacciai

Giovanni Corti.

Come sono distribuiti ruoli e prerogative fra gli enti di Metal University, dottor Corti?

Le associazioni sono un punto di riferimento e raccordo fra il settore e il territorio, ma AQM, ISFOR e Riconversider hanno ideato Metal University e progettato tutta la didattica e messo a disposizione le proprie competenze e i docenti“.

Quali sono i destinatari ideali dell’iniziativa, invece?

Non c’è una connotazione univoca. Sono magari 30-35enni che hanno la prospettiva di diventare quadri o professionisti che sono semplicemente intenzionati a consolidare le loro competenze. Il focus primario è sui più giovani, ma l’idea è di parlare a tutti senza preclusioni. Magari non ai neoassunti, ma per lo più a chi ha già un ruolo in azienda, o sta per cambiarlo, e desidera colmare alcune lacune su aspetti specifici quali la digitalizzazione. La proposta didattica è molto vasta. Quanto ai settori del manifatturiero che potenzialmente potrebbero essere più interessati ai percorsi di Metal University, gli stampisti sono certamente della partita, sia perché rappresentano un anello importante della filiera e sia perché coinvolti appieno nella trasformazione tecnologica in atto“.

Cosa distingue questa scuola di alta specializzazione da altri esperimenti di tenore analogo?

È strutturata come una vera e propria scuola, con un approccio più simile a quello delle business school attive presso varie università italiane di primo piano ma mirato alle esigenze del comparto. Ci siamo resi conto che ancora oggi solo una parte delle imprese siderurgiche e metallurgiche considera la formazione un pilastro della sua attività, laddove in altri casi si privilegia ancora la regola dell’imparare lavorando. Vogliamo contribuire a cambiare almeno in parte questo atteggiamento“.

Ha parlato di un’offerta formativa diversificata: può darci qualche esempio di tale varietà?

Per quel che riguarda i temi più strettamente legati alla metallurgia ricorderei proprio lo studio dei materiali e le tecniche di lavorazione, i trattamenti e l’analisi dei difetti. Ma ci sono moduli dedicati al lean manufacturing o alla gestione del cambiamento e delle risorse umane, la risoluzione dei problemi e il team building, perciò di taglio più tipicamente manageriale. Inevitabile che si parli molto, poi, di tecnologie digitali e di Industria 4.0, sensoristica, digital design e robot collaborativi. La sostenibilità è un altro tema caldo e in qualche modo permea tutti i corsi così come deve permeare l’intera cultura delle aziende. Anche perché il messaggio da far passare è che l’ambiente della siderurgia e della lavorazione dei metalli è attualmente per camici bianchi più che per tute blu“.

Quanto dura e quanto costa l’iscrizione e quali le finestre temporali aperte per iscriversi?

La durata è triennale e al termine dei primi tre anni si arriverà a totalizzare il monte delle 750 ore che ci siamo prefissi, con lezioni diurne in programma il mercoledì e il giovedì. Sono le aziende a iscriversi, e non i singoli, versando un fee di 5.000 euro l’anno che coprono la partecipazione di più persone. L’auspicio è di averne una decina per ogni impresa e i presupposti ci sono perché stiamo riscontrando un notevole interesse. Non c’è un limite temporale per l’adesione, ogni momento è buono, ogni mese ci sono corsi programmati e le aziende possono riempire le caselle che vogliono. Tutte le informazioni utili sono comunque disponibili sul sito www.metaluniversity.it. Senz’altro, è un progetto che esprime tutta la nostra fiducia e speranza nel futuro e che ribadisce la vitalità della siderurgia, data troppe volte per spacciata e invece pronta a crescere e a rinnovarsi. Vorremmo che le tematiche affrontate stimolassero la creazione di una community all’interno della quale si creassero i presupposti per crescere insieme e conseguentemente elevare il livello di conoscenza ed esperienza dei lavoratori di tutto il comparto“.

di Roberto Carminati

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