Tecnologie esponenziali: il futuro della digital transformation

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Le tecnologie esponenziali si contrappongono a quelle lineari, offrendo un’innovazione dirompente, con nuovi modelli e sviluppi all’avanguardia.

La crisi pandemica ha accelerato la trasformazione digitale: non è solo una teoria ma
è quanto emerso da uno studio dell’Institute for Business Value, “Covid-19 and the Future of Business”. Secondo l’istituto, infatti, nel prossimo biennio la trasformazione digitale diventerĂ  una prioritĂ  per il 50% del management aziendale, con una repentina crescita di cloud, IA e di tutte quelle che oggi sono considerate tecnologie avanzate. In seguito all’emergenza sanitaria, il 60% delle organizzazioni ha puntato sul processo di
trasformazione digitale, superando le classiche barriere della cosiddetta “immaturità tecnologica” e coinvolgendo i dipendenti nel cambiamento. La parola d’ordine di oggi e di domani è, dunque, tecnologia, corredata da una caratteristica che sottende un modo tutto nuovo di operare: l’esponenzialità.

La definizione di esponenzialità

Con le tecnologie esponenziali si persegue un’innovazione cosiddetta “dirompente”, tramite la digital transformation e le efficienti applicazioni in ogni settore industriale, sia privato che pubblico. Il modello produttivo, nella maggior parte dei casi, oggigiorno si basa su modifiche incrementali addizionali e sequenziali. Ma la vera svolta è rappresentata dalle modifiche tecnologiche che offrono un salto quantico, nettamente superiore alla linearitĂ : il salto esponenziale.

Secondo le leggi della matematica, una crescita esponenziale vede il raddoppio di un valore X, in un intervallo di tempo costante; si tratta di una velocità che non è tipica di una crescita giornaliera ma è un’eccezione che, però, si verifica in alcuni casi, ovvero nelle tecnologie esponenziali.

La prima volta che le tecnologie esponenziali sono state menzionate risale al 1965, in una pubblicazione di Gordon Moore, pioniere della microelettronica e cofondatore di Intel. Moore aveva notato come, in sei anni, fossero stati fatti importanti progressi nella creazione dei microprocessori, il cui numero di transistor raddoppiava ogni 18 mesi, generando una accelerazione fortissima, divenuta famosa poi come “prima legge di Moore”, seguendo pertanto una capacità di evoluzione superiore di molto alla norma. Nel corso degli anni, tuttavia, questa legge ha mostrato i propri limiti, soprattutto fisici (ampiezza dei chip) e materiali (il silicio contenuto), ma resta indispensabile come approccio iniziale a quel concetto che oggi invece appare chiaro, dove risulta fondamentale avere una visione prospettica dell’innovazione. Bisognerà ragionare pensando ad un arco temporale almeno quadriennale, affinché con la conoscenza in possesso si riesca a mappare la tempistica dell’introduzione di nuove tecnologie.

 

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