Anno 2021: le strategie globali per l’export di meccanica

Condividi

Edicola web

Impatti settoriali, dinamiche di ripresa e fattori esogeni influenzeranno l’export di meccanica, tra vecchie percentuali e nuove previsioni.

In un momento particolare, quello che si prospetta e che stiamo vivendo da mesi, le imprenditorie italiane sembrano spaventate dal progettare un business all’estero, per una serie di motivazioni, primo tra cui l’impegno economico delle spese di project management e quelle prodromiche alla fase produttiva. Inoltre, l’investimento necessario per poter avviare un’attività in un paese target richiede un inente esborso di liquidità.

In Italia, però, ci sono anche tante imprese che prima di affrontare una delocalizzazione iniziano il loro percorso attraverso l’export, che è un po’ la fase iniziale di qualsiasi processo di internazionalizzazione, con un approccio graduale al mercato. E oggi, più che mai, bisogna tutelare tali imprenditorie. Le attività economiche delle realtà export oriented devono continuare, anche nell’attuale scenario economico post (o infra) pandemico.

Le aziende non possono perdere le importanti clientele che hanno acquisito nel corso degli anni, né tantomeno la propria propensione al commercio estero. Per questo motivo, a consuntivo di un 2020 particolarmente difficile, ragioniamo attraverso una analisi preventiva di quelli che saranno i mesi a venire.

Esaminando l’andamento del commercio globale, con riferimento a quanto già verificatosi, cercheremo di far luce sulle future prospettive, provando a collocare la meccanica al centro del nostro progetto, evidenziando le opportunità per il 2021 e focalizzandoci su quelli che sono i paesi aperti ad accogliere il prodotto italiano del settore di nostro interesse.

La situazione attuale

Secondo Oxford Economics, in linea con le proiezioni del FMI, a fine 2020 il PIL mondiale si ridurrà di circa 5 punti percentuali, mentre quello italiano si attesterà attorno al -8,5%.

La cosa che dovrebbe in parte tranquillizzarci è la globalità della crisi. Non è un concetto particolarmente rassicurante, ma dovrebbe esserlo, se ragioniamo in maniera razionale: l’Italia non è l’unico paese che ha subito uno shock economico pandemico. È l’intero sistema globale che ne ha risentito: logicamente, ciò ha provocato un duro colpo al commercio internazionale di beni (anno 2020), con un calo stimato superiore al 9% nel volume degli scambi (sempre secondo Oxford Economics).

Le previsioni della famosa fondazione britannica sono più rosee rispetto a quelle della WTO, secondo cui la contrazione arriverebbe a 12,9 punti, valore leggermente superiore a quello registrato nel 2009 (-12,3%). Tuttavia, entrambe le autorevoli fonti confermano, al netto di eventi nuovamente catastrofici, un forte rimbalzo della crescita nel biennio 2022/2023.

Purtroppo, rispetto alla passata crisi finanziaria globale, questa pandemia ha influito parecchio su settori che mostrano un elevato grado di complessità delle catene globali del valore, nonché su quelli dei servizi. Gli scambi commerciali, a consuntivo di fine anno, segneranno una significativa riduzione, con un andamento altalenante che, dopo la contrazione del 1° trimestre 2020, ha visto una ripresa nei mesi maggio-giugno e un equilibrio (precario) nell’ultimo semestre, particolarmente difficile da mantenere.

A fine 2020 il ritmo di crescita dell’export italiano di beni risulterà più basso rispetto a quello del 2009, l’anno cruciale del post subprime, quando il calo delle vendite transfrontaliere era arrivato al -21%. Tuttavia, al netto di tutto, le esportazioni totali di beni, a fine 2020, si attesteranno sui 422 miliardi di euro, valore comunque superiore a quello registrato nel 2016. Si è volatilizzato, quindi, un quadriennio di crescita produttiva verso l’estero.

Medesimo trend anche per i servizi, dove il protagonista principale è il turismo: a fine 2020 è previsto un crollo dell’export di 22 punti e un recupero decisamente superiore (+26%), con un valore che supererà, quindi, i 100 miliardi di euro. Considerando l’immissione di un vaccino sul mercato, nel 2021 il turismo tornerà a crescere fortemente. Siamo tutti concordi – e ci sono tutte le caratteristiche – per parlare quindi di una importante recessione globale. E su questo non c’è dubbio alcuno. Però, quando si tocca il fondo, inizia la risalita.

 

Articoli correlati