L’industria della plastica: il posto più sicuro in cui lavorare

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E’ quello che emerge dalle analisi condotte da Steve Toloken, esaminando i dati del Bureau of Labor Statistics (BLS). Nel mercato statunitense, infatti, i tassi di infortuni e le malattie registrati negli impianti di lavorazione della plastica sono diminuiti di circa il 20% nell’ultimo decennio. Il tasso nel 2018 è sceso al minimo storico di 3,8 casi per 100 lavoratori a tempo pieno. Solo 10 anni fa, il tasso era di 5,1 per 100 lavoratori. Parte del merito va al miglioramento della sicurezza in tutti gli stabilimenti produttivi.

Secondo il National Safety Council (NSC), il tasso di infortuni nella produzione su tutta la linea è sceso da 4,3 a 3,4 tra il 2009-18. NSC attribuisce questo progresso alle leggi sulla compensazione dei lavoratori, la supervisione del governo attraverso agenzie come l’amministrazione per la sicurezza e la salute sul lavoro, la formazione sulla sicurezza e i tentativi di promuovere la cultura della sicurezza nelle organizzazioni.

Per la Plastics Industry Association di Washington, tale successo potrebbe essere riferito anche alle strategie che identificano e affrontano i “quasi incidenti”.

Plastica: la partita è ancora lunga

Questi dati mettono in risalto però una situazione che continua a destare preoccupazione: secondo i dati BLS, le fabbriche più piccole rimangono luoghi molto più pericolosi in cui lavorare rispetto alle strutture più grandi. I dati del governo, in questo senso, evidenziano che i dipendenti degli stabilimenti con tra i 50 ei 249 lavoratori avevano quasi il doppio delle probabilità di subire infortuni sul lavoro.

Questa è la prova che la sicurezza deve essere la principale priorità di ogni attività e che, con una maggiore attenzione professionale e più risorse da investire in automazione e tecnologie, è possibile migliorare le condizioni delle piccole imprese.

di Alessandra Battaglioli

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