Il rischio di incendio nel settore galvanico

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La frequenza degli incendi nell’attività galvanica è un fenomeno abbastanza sorprendente, almeno per quel che mi riguarda, eppure si dimostra una delle cause accidentali più rilevanti nel settore.

Ho sempre pensato che gli elementi preponderanti dell’impianto galvanico sono soluzioni acquose (più o meno estreme nel ph) e metallo con cui l’impianto è costruito. Acqua e ferro, difficile presumere a priori un elevato rischio d’incendio. Eppure sia nelle pagine dei giornali, sia nel Major Accidents Reporting System (MARS, cioè il registro degli incidenti rilevanti nella Comunità europea) l’incendio è di fatto l’incidente più frequente nel settore galvanico. Del resto basta digitare le parole chiave “incendio” e “galvanica” per ritrovare sul web una sfilza di episodi.

Nel più vasto comparto dei trattamenti superficiali è abbastanza ovvio che esistano realtà soggette a questo rischio in misura nettamente maggiore, specie laddove le materie prime utilizzate siano caratterizzate da una elevata infiammabilità. Per queste è altrettanto ovvio che si debba provvedere con le necessarie cautele con impianti appositi, stoccaggi in sicurezza per esempio di solventi o vernici infiammabili, facendo particolare attenzione alle strutture utilizzate nella fase di costruzione: con la predisposizione di anelli antincendio, reti di idranti e impianti di allarme e/o spegnimento automatico antincendio.

In galvanica è diverso, l’utilizzo di acqua nelle operazioni di spegnimento dell’incendio incontra seri problemi vuoi per la possibilità di reazioni chimiche indesiderate, vuoi per il rischio di tracimazione delle soluzioni operative vuoi per le conseguenti miscelazioni altrettanto non desiderabili che possono derivarne.

Nell’ottica di prevenzione e valutazione del rischio “globale” che caratterizza sempre la mia impostazione cercherò di fare delle considerazioni non per questo esaustive, ma che comunque partono dal rischio generale per poi scendere in quello specifico.

Le cause di incendio esterne

In primis una delle cause di incendi rilevata tra gli incidenti più gravi nel settore galvanico dal MARS è del tutto trasversale a tutti i settori ed è quella dell’incendio doloso. Questo tipo di rischio è presente in qualsiasi attività imprenditoriale. Per far emergere un rischio da delinquenza che porta al danneggiamento dell’azienda può bastare un dipendente o un ex dipendente incavolato e particolarmente vendicativo. Normalmente l’evento doloso tende ad avvenire durante la chiusura della fabbrica, per questo, la soluzione che consiglio è quella che viene anche normalmente richiesta da un Sistema di Gestione della Sicurezza proprio di attività galvaniche sottoposte al d.lgs. 105/2015, ovvero una solida procedura di controllo a fabbrica chiusa. Meglio ancora: la presenza di un custode di fabbrica che possa attuare con una certa affidabilità e frequenza la procedura di controllo è da tutti i punti di vista la migliore soluzione preventiva. Delegare a un, se pur evoluto, impianto di videocontrollo la prevenzione del rischio incendio non mi sembra la soluzione migliore. Si rischia di ottenere solo un documentario sull’incidente, posto che l’incendio non distrugga lo stesso impianto di video controllo, il che annullerebbe di fatto anche quel (limitato) potere di deterrenza sul malvivente. La telecamera non mi sembra quindi sia uno strumento tale da garantire meglio del periodico giro dell’incaricato che può attuare tempestivamente sia le procedure di allertamento dei vigili del fuoco e/o della squadra aziendale, sia il piccolo intervento immediato d’emergenza nella zona d’innesco, posto che l’evento sia in fase iniziale ed ancora gestibile facilmente. Non dimentichiamo poi gli altri rischi generali (per esempio furti di metalli) e quelli presenti nel settore galvanico che consigliano una sorveglianza professionale (rottura di vasche, tubazioni, pompe…).

Una seconda causa esterna rilevata dal MARS è derivante dall’effetto domino, ovvero l’incendio che avviene in strutture esterne adiacenti e che si estende all’azienda galvanica. Anche in questo caso la presenza del custode può risultare determinante nell’evitare l’effetto domino, oltre naturalmente alle cautele strutturali che possono essere messe in campo per prevenire rischi dai confinanti specie se ci è nota la loro particolare “pericolosità”.

Nelle cause “trasversali” di incendio vanno inoltre annoverate quelle operazioni di manu- tenzione a rischio effettuate da ditte esterne. Mi viene in mente il caso della manutenzione del tetto in bitume del capannone e della fiamma (utilizzata per stendere e far aderire i fogli catramati) lasciata accesa dal lavoratore della ditta esterna durante una pausa. La “pioggia” di gocce di bitume e copertura incandescente all’interno e il sottostante deposito di cartoni per imballaggio hanno in questo caso completato l’opera.

In un Sistema di Gestione della Sicurezza anche minimale deve essere prevista la valutazione incrociata dei rischi. Quindi nell’affidamento dell’incarico alla ditta esterna dovremo essere messi a conoscenza dei mezzi, strumenti e sostanze che entreranno nella nostra fabbrica ed esaminare sia i rischi insiti nel loro utilizzo sia le possibili interazioni negative con i rischi indicati nel nostro DVR. Nell’emanare poi il permesso di lavoro si dovrà tener conto di questa analisi preliminare. Suggerisco poi come imprescindibile la sorveglianza di un responsabile interno sui lavori effettuati dalla squadra esterna, come è d’uso.

 

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