Test di piegatura: cosa considerare

Emiliano Corrieri

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Ottenere pezzi finiti correttamente deformati e conformi allo standard non è cosa semplice. Tuttavia ci sono diverse tecniche di piegatura che possono aiutare a raggiungere quest’obiettivo se si considerano le giuste variabili. Scopriamo quali sono.

La piegatura, come noto, fa parte delle lavorazioni “a deformazione” come lo stampaggio e l’imbutitura.

La peculiarità della piegatura, tuttavia, è principalmente basata sul fatto che la si effettua praticamente sempre in condizioni critiche, in quanto il materiale viene costretto a subire “grandi deformazioni in piccole aree”. Ne derivano degli stress molto elevati e una grande sensibilità alle variabili tipiche della materia prima o ambientali. Volendo ridurre il processo ai minimi termini, potremmo tranquillamente dichiarare che l’unico colpevole di tutte le differenze che assumono i pezzi finiti per quanto riguarda le quote dimensionali e gli angoli di piega è senza dubbio il raggio interno.

Come già visto in un articolo precedente, il raggio interno di piega è un’entità puramente matematica e che serve per poter applicare un criterio nel calcolo degli sviluppi. È, infatti, grazie al giusto equilibrio tra raggio interno e fattore k che riusciamo a ottenere le dimensioni del pezzo piano migliori possibili affinché, una volta effettuata la piegatura, lo stesso risulti conforme. Molte aziende hanno messo in campo differenti tecniche per raggiungere una sufficiente precisione in piegatura, soprattutto le diffusissime “tabelle esperienziali”.

Di fatto, sono delle rilevazioni empiriche storicizzate di “deduzioni di piega” da applicare ogniqualvolta si ripresentino le medesime condizioni di lavoro quali: spessore, materiale, utensili adottati.

Ci sono, tuttavia, dei casi in cui è necessario prevedere l’esecuzione di nuovi test e rilevazioni, specie quando:

  • si devono raggiungere precisioni maggiori rispetto a quanto fatto in precedenza;
  • si devono testare nuovi utensili;
  • si devono produrre pezzi dalla forma diversa e/o complessa;
  • si devono impiegare materiali nuovi e su cui non vi è esperienza aziendale pregressa.

Quando le tabelle esperienziali non ci sono o non possono essere di aiuto

Storicizzare il comportamento dei materiali differenti piegati sui propri utensili è sintomo di una certa sensibilità e attenzione alla standardizzazione e alla qualità.

È pur vero che le rilevazioni sono, per quanto possano essere numerose le combinazioni, limitate quasi sempre alle pieghe con angoli di 90° oppure riferite a condizioni standard.

In questi casi è necessario eseguire un campione e rendicontare tutte le condizioni di lavoro, di nesting e le caratteristiche del materiale.

Cosa è fondamentale tenere in considerazione?

 

di Emiliano Corrieri

 

 

 

 

 

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