Smart car, ecco i vantaggi per le aziende

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Secondo una ricerca della School of Management del Politecnico di Milano, i veicoli connessi e intelligenti garantiscono sicurezza, risparmi e meno inquinamento.

Meno incidenti, più risparmi, meno emissioni inquinanti. Riassunti all’osso, sono questi i vantaggi delle automobili connesse e intelligenti, le cosiddette smart car. Un mercato che, nonostante la pandemia e il calo generalizzato dei consumi, nel 2020 in Italia ha tenuto botta totalizzando un fatturato pari a 1.8 miliardi di euro. Lo rivela una ricerca dell’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, presentata a fine maggio durante il convegno online “Connected Car & Mobility: come riscrivere la mobilità del futuro”. Dopo due anni di crescita a doppia cifra, nel 2020 il mercato nostrano delle soluzioni per l’auto connessa – la componente principale del settore – ha raggiunto un valore pari a 1.18 miliardi di euro, in diminuzione del 2% rispetto al 2019, quando il fatturato complessivo aveva raggiunto quota 1.21 miliardi.

Smart car, un mercato di nicchia in crescita

«Nonostante il crollo del mercato dell’auto nel 2020, le soluzioni per l’auto intelligente e connessa hanno retto l’urto della pandemia, segnando solo una leggera flessione, compensata dalla crescita dei veicoli connessi circolanti in Italia e delle componenti del mercato più innovative, come i servizi abilitati dai dati raccolti dalle smart car», ha sottolineato Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano. In effetti i numeri parlano chiaro. Il mercato italiano delle auto, nel 2020, in generale ha subito un pesante tracollo. La chiusura delle concessionarie durante i lockdown, e soprattutto la crisi economica che ha causato un calo del prodotto interno lordo del 7,8% rispetto al 2019, ha fatto crollare il numero delle immatricolazioni, ridottesi del 27,9% (pari a oltre mezzo milione di veicoli) in confronto all’anno precedente. La nicchia delle smart car ha contenuto i danni, e questo perché chi ha comprato un’auto nuova ha spesso scelto una soluzione “connessa e intelligente”. La diffusione di questo tipo di veicoli è infatti cresciuta rispetto all’anno precedente: erano 17.3 milioni alla fine del 2020, pari al 45% del totale del parco circolante in Italia, contro i 16.7 milioni del 2019.

Secondo Salvadori, «il fermento del mercato è testimoniato dalle tante innovazioni che attraversano il settore, come i nuovi modelli di business e di pricing basati sulla valorizzazione dei dati e l’evoluzione tecnologica trainata dal 5G e dai sistemi per la guida autonoma, oltre che dai numerosi benefici che le smart car possono generare per consumatori, imprese e per la società nel complesso, dalla maggiore sicurezza alla riduzione delle emissioni di gas serra, dalle polizze assicurative personalizzate all’ottimizzazione della gestione delle flotte aziendali». La ricerca del Politecnico di Milano suggerisce che le soluzioni più diffuse per l’auto connessa sono i box GPS/GPRS, usati per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative: nel 2020 hanno rappresentato il 55% del mercato, in calo dell’11% rispetto all’anno precedente. A trainare il settore sono però soprattutto le auto connesse tramite SIM (18% del mercato, +48% sul 2019) o con sistemi bluetooth a bordo veicolo (27% del mercato, +15% sul 2019).

I vantaggi delle smart car

Per spiegare la crescita del mercato bisogna analizzare i vantaggi delle smart car: meno incidenti, più risparmi, meno emissioni inquinanti. Partiamo dall’ultimo punto, quello della sostenibilità ambientale. I cosiddetti “veicoli autonomi e connessi”, detti CAV, riducono le emissioni di gas serra e aiutano i cittadini a limitare il tempo normalmente trascorso nel traffico. Secondo le stime dell’Osservatorio del Politecnico, nel caso di un pendolare che viaggia nelle ore di punta con un tasso di penetrazione CAV del 70% è possibile ridurre il tempo passato nel traffico del 63% se il CAV è di tipo V2V (dotato cioè di sistemi di comunicazione tra veicolo e veicolo) e del 34% se il CAV usa sistemi di comunicazione V2I (fra veicolo e infrastruttura). In termini di impatto ambientale, ha calcolato la ricerca, nella sola città di Milano si avrebbero circa 400 tonnellate di emissioni di CO2 in meno ogni anno utilizzando sistemi V2V, e addirittura 2.700 tonnellate in meno all’anno con i sistemi V2I. Un tema, quello deli gas serra, sempre più importante anche per le imprese in un’ottica di riduzione complessiva delle emissioni prodotte, comprese quelle relative al parco auto aziendale. Su questo punto ritorneremo tra poco. Per ora vediamo che cosa dice la ricerca del Politecnico sugli altri vantaggi delle smart car. Dispositivi come la frenata automatica d’emergenza, o come la verifica della presenza di veicoli nell’angolo cieco, permettono di ridurre il numero di incidenti e questa, secondo i ricercatori della School of Management del Politecnico di Milano, «è una delle principali motivazioni all’acquisto per gli utenti finali». Un’altra opportunità offerta dai sistemi di assistenza al guidatore (in gergo ADAS) è quella di stipulare polizze assicurative in cui il premio varia in base a quanti e quali di questi sistemi sono presenti nel veicolo. L’Osservatorio stima che per un’auto dotata di sistemi ADAS con cilindrata compresa fra 1.300 e 1.800 cc, e con un premio iniziale di 170-200 euro l’anno, è possibile ridurre il rischio di incidenti del 15-20%, con conseguente sconto sul premio assicurativo pari a 25-40 euro all’anno.

L’appeal suscitato dalle smart car è dunque anche economico, perché permette risparmi concreti fin da subito. Si tratta di poche decine di euro all’anno, interessanti sicuramente per i privati cittadini ma soprattutto per le società proprietarie di parchi auto rilevanti. A questo si aggiunge un altro benefit per le imprese. I dati provenienti dalle auto connesse consentono infatti di programmare con anticipo gli interventi di manutenzione, con risparmio di tempo e costi. Non solo. Le smart car limitano i casi di uso fraudolento dell’auto aziendale, ad esempio quando il dipendente utilizza il veicolo per scopi personali. E incentivano nel conducente uno stile di guida più responsabile, limitando così il tasso di incidenti e il consumo di carburante. Insomma, per le imprese l’auto intelligente può rivelarsi un investimento proficuo. In quanto tempo si recupera? Considerando un periodo di cinque anni, l’Osservatorio Connected Car & Mobility stima per il passaggio a una flotta di auto connesse un valore attuale netto (Net Present Value) di oltre 3 mila euro nel caso di una piccola impresa e di 48 mila euro nel caso di una media azienda, con un tempo di recupero dell’investimento pari rispettivamente a due e tre anni. «Sempre più spesso le aziende definiscono delle strategie per valorizzare i dati raccolti dalle smart car e adottano nuovi modelli di pricing che prevedono l’acquisto di servizi smart legati all’auto o alle strade oppure modalità pay-per-use», aggiunge Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell’Osservatorio Connected Car & Mobility. Nei prossimi anni, per Miragliotta, «lo sviluppo della connected car non dipenderà più solo dalla crescente diffusione di auto connesse o delle loro tradizionali funzionalità, ma anche dalla possibilità di pensare alle auto come a un canale di vendita “intelligente” per portare al cliente servizi innovativi o addirittura funzionalità di prodotto avanzate e sbloccabili a pagamento, come l’estensione della durata della batteria di un’auto elettrica o il potenziamento del motore».

Durante il convegno “Connected Car & Mobility: come riscrivere la mobilità del futuro”, si è parlato in particolare delle reti di comunicazione V2X, che consentono ai veicoli di comunicare fra di loro, con l’infrastruttura a bordo strada e anche con i pedoni.

«L’evoluzione delle tecnologie V2X permetterà ai veicoli di condividere in tempo reale grandi volumi di dati prodotti dai sistemi di bordo, aumentando la capacità di coordinamento delle manovre in scenari complessi di mobilità e rendendo la comunicazione efficiente per consentire rapidi scambi di informazioni, robusta per garantire questi scambi anche in caso di elevata velocità e traffico, versatile per soddisfare diverse modalità d’uso e sicura dal punto di vista della privacy», il commento di Monica Nicoli, professore associato di Ingegneria delle Telecomunicazioni del Politecnico di Milano.

Insomma, la crescita del mercato delle auto intelligenti sembra solo all’inizio.

Connected Car, una realtà familiare ai consumatori

È cresciuta anche la componente dei servizi che sfruttano i dati raccolti dalle auto connesse, che nel 2020 valeva 340 milioni di euro in termini di fatturato (+3% sul 2019). «La Connected Car è ormai una realtà familiare ai consumatori italiani», secondo l’Osservatorio della School of Management del Politecnico: il 71% delle persone ha sentito parlare almeno una volta di auto connessa o di smart car, in particolare fra gli uomini (75%) e i giovani sotto i 35 anni (75%). Oltre un terzo dei consumatori possiede almeno una delle funzionalità smart per l’auto (36%), soprattutto gli assistenti vocali per chiamare, inviare messaggi e ottenere indicazioni stradali (18%), i dispositivi per la sicurezza attiva come la frenata automatica d’emergenza (13%) e i sistemi di infotainment come Car Play e Android Auto (13%). La ricerca sostiene che quasi 8 italiani su 10 hanno intenzione di acquistare un’auto connessa in futuro, ma la pandemia ha cambiato priorità e budget per l’acquisto: per il 24% è diventata un’esigenza meno urgente che in passato, il 28% ha meno budget a disposizione. Nonostante i timori sulla privacy, il sondaggio realizzato dai ricercatori del Politecnico di Milano evidenzia come la maggior parte degli utenti sia disposta a condividere i dati della propria auto per attivare servizi aggiuntivi.

Il contributo delle amministrazioni pubbliche

A contribuire alla crescita del settore in Italia è anche l’attenzione rivolta alla mobilità intelligente da parte delle amministrazioni pubbliche italiane. Dice infatti la ricerca del Politecnico che l’emergenza sanitaria ha aumentato l’attenzione dei comuni italiani per la cosiddetta smart mobility: l’85% dei comuni con più di 15 mila abitanti la considera un tema rilevante o fondamentale, per il 42% la pandemia lo ha reso ancora più prioritario, mentre solo uno su dieci crede che sia meno urgente rispetto al passato. Un quinto dei comuni ha dovuto posticipare l’avvio di progetti già pianificati a causa del Covid-19 e nel 51% dei casi c’è stato un lieve rallentamento, ma il numero di comuni che avviato almeno un progetto di mobilità intelligente ha continuato a crescere: dal 54% del 2019 si è passati al 60% nel 2020. Tutto questo senza considerare gli sviluppi tecnologici che intanto proseguono.

di Giovanni Piede

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