Protagonisti / Antonio Altrui Stampista a tutto tondo

Condividi

Fra Napoli e Frosinone, a pochi chilometri da Cassino, a San Vittore del Lazio, abbiamo incontrato Antonio Altrui, stampista/manager d’eccellenza che si fregia di essere fornitore di aziende primarie, non solo italiane, ma anche internazionali e leader in settori molto esigenti, come quello dell’automotive e dei trasporti in generale o quello ottico e medicale.
Ingegnere napoletano, nemmeno quarantenne, Antonio Altrui, amministratore di Tutolo Stampi è un vero personaggio a tutto tondo nel panorama dello stampismo italiano. Il perché lo racconta lui stesso, partecipe e pronto a raccontare senza riserve la propria vita, divertito all’idea di far parte della carrellata di personaggi stampisti che si raccontano dalle pagine di questa rivista patinata.
 “Diventare stampisti al Sud non è una cosa che ci si immagina per il proprio futuro guardandosi attorno, come succede forse in Brianza o nel bresciano. – esordisce Antonio Altrui – Io certo non me lo sarei immaginato. Quando mi sono laureato in ingegneria meccanica, con specializzazione in robotica e automazione, avevo una sola idea: entrare in Marina come ingegnere meccanico per progettare navi. Così ho fatto, vincendo il concorso ed entrando in Accademia a Livorno. Mi sono però congedato dopo solo quattordici mesi: mi ero reso conto che in Italia non avrei mai progettato navi perché purtroppo in Italia abbiamo smesso di costruirle. Una triste realtà che mi ha costretto a cercare altrove. E’ così che ho accettato di emigrare, andando a lavorare alla Renault in Francia. In un anno di fabbrica ho imparato a riconoscere la serietà sul lavoro e in genere una cultura del lavoro che è molto diversa da quella che si respira in Italia. E’ stata un’esperienza interessante che mi ha preparato moltissimo al ruolo che svolgo oggi. Quel ruolo in cui mi sono calato per caso, in seguito al matrimonio con la figlia del Signor Tutolo, conosciuta in università, rinunciando per sempre alle sicurezze di un impiego come quello in Marina o in una multinazionale.”    
Cosa l’ha spinta a una scelta così… azzardata?
La passione, nient’altro. Ero entrato in Marina per costruire navi. Ho scelto di entrare alla Renault nella speranza di costruire automobili, ma le grandi realtà industriali raramente offrono la possibilità a un giovane di “mettere le mani sul tecnigrafo”. Nel mondo degli stampi è diverso. Quando sono entrato in azienda, in attrezzeria c’erano tre persone. E’ stato facile prevedere che avrei messo presto le mani sui progetti e soprattutto sulle vere sfide della costruzione meccanica.

Certamente un’esperienza affascinante per quel giovane laureato imbottito di teoria. Ben diversa sembra essere oggi la relazione fra le piccole aziende e i giovani in cerca di lavoro.
I giovani di oggi sono presuntuosi o hanno un’eccessiva consapevolezza di sé che rende difficile la loro partecipazione alla vita produttiva dell’azienda. Non dico niente di nuovo se aggiungo che nessuno di loro ha voglia di partire dall’inizio, in nessuna mansione. Chi ha studiato meccanica vorrebbe sedersi subito al computer: non ha l’umiltà di mettersi ancora nella condizione di imparare né la voglia di riconoscere che ogni azienda è una realtà a sé che va vissuta a lungo per comprenderne i meccanismi. I giovani vogliono tutto e subito, soprattutto in termini economici, ed è sconcertante scoprire quanto sia rara in loro, se non proprio la passione, almeno l’attitudine a questo nostro lavoro. Quando ho iniziato, mi sarebbe piaciuto trovarmi in un’azienda come è oggi la Tutolo Stampi, così strutturata da offrire tante possibilità di lavorare nella meccanica: macchine per l’erosione a tuffo, centri di lavoro ad alta velocità, torni, rettifiche, presse ad iniezione, sviluppo prodotto fino alla progettazione pura. E invece, la domanda più frequente che ci viene fatta durante i colloqui è di solito sul compenso o sulle probabilità di passare al lavoro d’ufficio. E’ difficile costruire un rapporto durevole su queste basi. Spesso accade di trovarci a essere in competizione con le grandi aziende che, meno interessanti per un giovane dal punto di vista del lavoro in sé, offrono migliori prospettive di carriera, orari e ferie ben definiti, la vicinanza alle grandi città piene di cinema, locali e occasioni di divertimento.

Questo rimanda alla sorpresa di trovare un costruttore di stampi in una zona così lontana dai grandi centri e dalle aree tradizionali dell’industria meccanica italiana.
Lo so, il Lazio non è la Lombardia. Non lo è né dal punto di vista di un’utile filiera per le attività complementari dell’azienda né dal punto di vista dell’offerta di manodopera preparata. I progettisti più vicini a noi sono a Roma, ma sono pochi e quei pochi sono impegnati. Ho amici a Brescia che, se vogliono un tornitore, il giorno dopo ce l’hanno in officina. Noi qui sappiamo, invece che, un tornitore, lo dobbiamo formare, naturalmente dopo averlo convinto che questo è un lavoro che può dare grandi soddisfazioni perché non è mai un lavoro di routine, eccetera eccetera. Spesso siamo costretti a blandire e viziare il giovane dipendente mentre a me succedeva, agli inizi, di sentirmi quasi un peso accanto al maestro, il signor Tutolo, che mi insegnava il suo mestiere con un certo fastidio, ritenendomi addirittura non meritevole di compenso.
Allora anche Lei ha assaggiato l’amaro di un rapporto con un imprenditore “padre-padrone”. Gli imprenditori di questo tipo sono ancora molti, anche se aumenta la critica nei confronti di un ruolo che viene giudicato limitativo per la piccola industria italiana.
Posso dire di essere stato fortunato perché, a un certo punto del mio percorso formativo, il signor Tutolo ha saputo rinunciare alla propria leadership e a riconoscere che era arrivato il momento di affidare l’azienda a un manager esterno. E’ stata certamente una scelta dovuta alle nuove condizioni del mercato, in cui però credo abbia influito anche quel mio lungo periodo di umile sottomissione, in cui il signor Tutolo ha avuto modo di studiarmi e di apprezzare la mia passione e la mia capacità di assorbire gli insegnamenti. Da parte mia, penso di averlo ripagato: da quando sono entrato in azienda nel 2002 abbiamo quasi decuplicato il fatturato. L’azienda è ancora familiare: con me lavorano entrambe le figlie del signor Tutolo, ma quello che è importante è che è venuta meno quella struttura di azienda diretta da un padrone unico che male si adatta alla nuova realtà.

In che cosa consiste l’intervento del manager esterno in un’azienda familiare? In altri termini, qual è il suo valore aggiunto?
Credo sia stato soprattutto il merito di aver cambiato, insieme all’Ing. Tutolo, mia moglie, il punto di vista. In Italia, gli stampisti sono professionisti che si sono fatti da soli, provengono dal mondo artigiano, nascono come operai e vedono le cose strettamente nell’ambito del sistema produttivo. Noi abbiamo allargato lo sguardo sull’azienda, includendone tutte le componenti, dall’amministrazione agli aspetti finanziari, dalla gestione commerciale a quella dei clienti e al marketing fino alla diffusione del marchio in ambito internazionale.
Il bravo artigiano non è necessariamente anche un bravo amministratore…
Spesso essere un bravo stampista significa essere schiavo della passione per il proprio lavoro e restare avvinti all’attività dell’officina ignorando tutto il resto che è altrettanto importante. La nostra azienda, oggi, è un meccanismo molto complesso in cui la produzione è solo una parte. Oggi che i clienti chiedono consegne in 4-5 settimane, non permettendoci più ritardi o rifacimenti, l’organizzazione aziendale gioca un ruolo fondamentale per il successo di tutte le nostre attività.
Fortunatamente avete oggi dalla vostra parte la tecnologia. Immagino che fra l’azienda ai tempi del signor Tutolo e la nuova azienda da Lei amministrata ci siano grosse differenze da questo punto di vista.
Tantissime. Da quando sono entrato in azienda acquistiamo un centro di lavoro ogni due anni. Il nostro centro più vecchio è stato acquistato nel 2003, l’ultimo risale allo scorso febbraio e ce n’è uno in arrivo per giugno. Questo anche perché da cinque anni lavoriamo su due turni e, se non avessimo una tecnologia all’avanguardia, probabilmente ci saremmo fermati come tanti. Oramai, per qualsiasi tipo di stampo, anche quelli più complessi con tecnologia a cubo, consegniamo in non più di 5 settimane.
Il continuo rinnovamento delle macchine è stato imposto dalla vostra clientela o è stata una vostra scelta?
E’ stato un rischio che la famiglia Tutolo ha deciso di correre. Se penso che nel 2009, anno in cui si cominciava a parlare di una grave crisi in arrivo, abbiamo investito un milione di euro per l’ampliamento del capannone …. Probabilmente più d’uno ci avrà preso per pazzi, ma quell’investimento è già stato in parte recuperato e ad oggi lavoriamo con gli straordinari per poter assicurare tutte le consegne.
Avete così aumentato la produttività, accettando il consiglio che arrivava dagli “esperti” a inizio crisi.
Certamente e lo abbiamo fatto mentre al Nord molti stampisti chiudevano costringendo i clienti a cercare altrove. Da noi hanno trovato una struttura diventata nel frattempo più grande e più flessibile.
Per zoomare su di Lei, c’è qualcosa che ha portato in azienda, di cui è particolarmente orgoglioso?
Credo di avere portato alla Tutolo Stampi la mia sensibilità per l’organizzazione, un livello di organizzazione che difficilmente si riscontra fra gli stampisti. Mentre quasi tutti gli stampisti focalizzano la loro attenzione sul reparto produzione, la  Tutolo Stampi è incentrata sulla gestione dello stampo. Prendiamo il cliente. Quando viene da noi trova sale riunioni con copertura WiFi per comunicare con la propria azienda in teleconferenza. Se rimane nel suo ufficio, trova da noi un servizio di gestione dell’intero prodotto tramite il nostro spazio FTP. Quando a fine lavorazione viene a trovarci, ha a disposizione le presse da utilizzare per prove di campionatura.
Tutto fantastico, ma dove sono i margini di  un tempo che consentono tanti servizi al contorno?
I margini si trovano con l’efficienza e l’efficienza si raggiunge con macchine e personale qualificati. Ogni due giorni abbiamo una riunione con la finalità di ottimizzare il processo produttivo in corso. Così facendo siamo riusciti a ridurre i tempi di produzione dei singoli componenti dello stampo. E, aggiungo, lo abbiamo fatto anche investendo sul personale.
Con Lei si respira finalmente un ritrovato ottimismo. Il bravo manager non può non essere ottimista e Lei ne è la prova. A chi il merito?
Che sia da cercare nella grinta che mi è servita da bambino per sopravvivere con altri cinque fratelli?
Dalla tecnologia a cubo in poi…
Diversamente da molti stampisti si sono convertiti allo stampaggio per mantenere il fatturato e non chiudere noi pensiamo che lo stampaggio sia un mondo a sé che impone le dovute competenze, ma soprattutto non richieda quel valore aggiunto che poi si traduce in margini e sostenibilità per l’azienda. Disponiamo di presse, ma le utilizziamo esclusivamente per le campionature. Di sola attrezzeria si può vivere, e noi ne siamo un esempio. Ma occorre  essere speciali. Noi abbiamo investito sul know how arrivando ad oggi a progettare e costruire stampi multicomponente con tecnologia a cubo, usata da pochi ma molto richiesta in Germania dove risiedono nostri importanti clienti. Molta della nostra fortuna deriva dal fatto che accettiamo di costruire stampi che pochi o addirittura nessuno vuole fare per troppa complessità.
Daniela Giacomelli


 

Articoli correlati