Meccanica made in Italy: dove esportare nel 2018?

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Europa dell’Est, America Latina ed Estremo Oriente i territori più interessanti e redditizi

Nel 2017 il mercato globale della meccanica strumentale è stato caratterizzato da una vivacità che ha interessato anche il machinery tricolore. Quest’anno la tendenza dovrebbe proseguire e consolidarsi e tre sono i paesi-outsider pronti a trainare la volata delle eccellenze italiane.

Dopo un 2016 archiviato all’insegna di una crescita moderata, per la meccanica strumentale il 2017 è stato caratterizzato da una più decisa spinta alla crescita su scala internazionale e un simile trend rialzista dovrebbe contrassegnare anche l’andamento commerciale del 2018. Un netto incremento delle esportazioni di macchine e componenti dall’Italia al resto del mondo è stato certificato dall’Istituto nazionale di statistica o Istat. In relazione allo scorso anno, anzi, i dati elaborati dall’autorità di via Balbo a Roma hanno superato anche le più rosee fra le previsioni elaborate da altri esperti del settore, cioè gli analisti di SACE, la società di Cassa depositi e prestiti che con SIMEST costituisce il polo italiano per export e internazionalizzazione CDP. Ammonta a 1.700 miliardi di euro il valore mondiale delle importazioni di meccanica strumentale nel 2016, e della partita la Penisola è assoluta protagonista, essendo il machinery «il principale settore di esportazione», ha commentato Stefano Gorissen, country risk analyst di SACE, per un ammontare che sempre nel 2016 aveva toccato quota 85 miliardi di euro, pari al 20% delle vendite totali del made in Italy all’estero. «Nei primi otto mesi dello scorso anno – ha spiegato Gorissen a Subfornitura Newsle esportazioni di meccanica strumentale verso il mondo sono aumentate oltre ogni attesa. Il dato Istat è del +6,6%, contro le nostre più moderate previsioni di un incremento del 2,2%». L’accelerazione è visibile, dato il +0,2% messo a segno nella precedente annata, ma ancor più importante è notare che i pronostici per l’immediato avvenire sono nuovamente improntati all’ottimismo. Per il triennio 2018-2020 si ipotizza infatti un progresso del 3,3% anno-su-anno. «Il prodotto tricolore – ha aggiunto – è ben presente in tutti i panorami emergenti e accolto in nazioni-chiave come Cina, Stati Uniti e Germania. Significa che è riuscito a posizionarsi al centro dello sviluppo economico internazionale e nelle catene globali del valore».

 

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