Domina la cautela, ma l’inox made in Italy corre

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Inquadrata nella prospettiva dell’amministratore delegato di Centro Inox, Fausto Capelli, la produzione italiana di inossidabili spicca per qualità e capacità innovativa dei suoi player in un mercato che le voci sui dazi USA hanno rallentato dopo un vivace inizio anno.

Buone prospettive per l’Inox italiano

«Il risultato consolidato dello scorso anno permette di osservare una generalizzata crescita mondiale della produzione di piani e lunghi in acciaio inossidabile. Rispetto al 2016 l’output è cresciuto di 5-6 punti percentuali, pari a 2,5 milioni di tonnellate e un totale di 48 milioni». Queste sono le stime fornite a Lamiera da Fausto Capelli, amministratore delegato di quel Centro Inox che da 56 anni si occupa dello sviluppo, degli studi e delle applicazioni di questa particolare classe merceologica della siderurgia. Capelli e il Centro hanno così archiviato un periodo positivo per l’industria, sulla quale si stendeva però in parte, al momento dell’intervista, l’ombra della trumpolitcs. Dopo un inizio d’anno caratterizzato dallo stesso slancio che aveva contrassegnato l’intera, precedente annata, l’ingegnere ha osservato una flessione delle produzioni e del commercio dettata da un’inevitabile cautela. L’Italia non è restata immune alla tendenza attendista, chiaramente, ma resta un player di assoluto spicco in uno scenario in cui un incremento produttivo ha riguardato in special modo l’Asia (con la Cina in rallentamento), quindi la Corea del Sud, ma anche il Sudafrica, il Brasile e gli Stati Uniti.

 

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