In una recente riflessione ho messo in evidenza che la disponibilità delle stesse tecnologie di produzione praticamente in ogni parte del mondo e una internazionalizzazione dei mercati con regole diverse ci impongono di concentrare i nostri sforzi su concetti di crescita ancora più basati sull’esercizio di abilità per così dire intellettuali piuttosto che sul “saper fare” in senso stretto.
È necessario mettere maggiormente in gioco la nostra creatività, la nostra capacità di valutazione critica delle situazioni, di elaborare strategie complesse, di risolvere le problematiche in modo dinamico, di anticipare le mosse. Costituiranno il “plus” necessario per valorizzare il nostro know how tecnologico, tradizionalmente solido, ma di per sé non più sufficiente per competere. Il ricambio generazionale è certamente la migliore opportunità per questo riequilibrio di “abilità”, tecniche ed intellettuali, anche favorito dal fatto che la preparazione dei giovani è più ampia e più avvezza a vedere tutto in un ambito di visione globale. Proprio in questo ambito e grazie al potenziamento delle abilità sopracitate può prendere forma un nuovo concetto di “progetto” o “design”. Nei convegni si dichiara sovente che la maggior parte delle caratteristiche tecniche ed economiche di un prodotto sono determinate a partire dalle prime fasi di concezione e progettazione. Questo rappresenta soltanto una parziale visione del moderno concetto di “progetto” perché la vera differenziazione competitiva si giocherà su un piano ancora superiore, cioè all’interno di una progettazione “olistica” nella quale l’uomo, l’ambiente, i materiali, le tecnologie saranno tutti protagonisti, con pari dignità, del nostro futuro. L’azienda che sarà in grado di proporsi sul mercato con la capacità di gestire in modo ottimizzato questo equilibrio di risorse sarà in grado di disegnare un percorso progettuale e produttivo coerente con le grandi “direttrici” tracciate da un’Europa che intende mantenere la propria leadership dell’innovazione. Se infatti non è più possibile pensare di vivere e produrre continuando a scialacquare risorse e a deteriorare territorio e ambiente, se da sempre gli Stati Uniti sono restii a interventi migliorativi, se non possiamo prendercela con i Paesi di recente industrializzazione che hanno tutto il diritto di crescere, l’Europa ha l’opportunità di cavalcare con successo un’innovazione rivoluzionaria, destinata a segnare i prossimi anni. Una rivoluzione in chiave olistica del modello di sviluppo europeo che persegue l’obiettivo di un equilibrio ottimizzato fra uomo, ambiente, materiali, tecnologie in tutti i nuovi progetti. L’esercizio delle nostre capacità abilitanti intellettuali, unito alle nostre robuste competenze tecnologiche, costituiranno un mix di grande potenziale per il rilancio del nostro Paese, che non deve assolutamente lasciarsi scappare questa opportunità unica per agganciare il treno del futuro.
di Michele Rossi