Imprenditori o gladiatori?

Condividi

il gladiatoreIl gladiatore era un particolare lottatore dell’antica Roma. Il nome deriva dal gladio, una piccola spada corta usata molto spesso nei combattimenti. La sua origine è da ricollegare al cosiddetto munus. Nell’antica Roma, munera (plurale latino) erano le opere pubbliche previste per il bene del popolo da soggetti facoltosi e di alto rango.

La parola munera significava dovere, obbligo, ed esprimeva la responsabilità dei munera gladiatoria di fornire un servizio o un contributo alla loro comunità.

Ebbene, oggi gli imprenditori italiani mi sembrano tanti gladiatori, uomini sportivi, grintosi e combattivi, costretti a misurarsi con armi impari in situazioni politiche/sociali/economiche precarie, dato che il nostro paese si trova a dover ripensare o rivedere i suoi metodi; solo che i politici non vanno oltre il pensare e ripensare, in vista non si sa bene di che cosa. E intanto le industrie combattono aspramente sul terreno dei produttori, distributori e consumatori per salvaguardare la loro competitività, mentre tutti i partiti politici sono a caccia di consensi; una festa per i giornali; un’occasione speciale per parlare, scrivere…

In Italia, per trovarsi nel vivo di una festa, non è necessario aspettare le occasioni speciali; l’allegra politica è una specialità che puoi gustare tutto l’anno e la gioia dello scandalo non tramonta mai. Così, tanto per tirare in ballo la meccanica che è pane per i denti di questa rivista, chi fa truciolo e dintorni va “contro proverbio“, convinto che l’abito fa il monaco: si veste da gladiatore e si sforza per tirare avanti a briglie sciolte dall’alba al tramonto e dal tramonto all’alba, facendo sogni d’oro.

In fatto d’inefficienze e stangate, all’Italia che produce non viene risparmiato nulla. Si salvano le piccole e medie imprese – non tutte, ma tante – perché nonostante tutto sono innovative, aggressive, attente ai bisogni dei clienti e alla loro disponibilità economica. Prendiamo i produttori di macchine utensili e dintorni, per esempio: ti seducono con nuove funzioni, con tanti assi quanto bastano, con automazioni personalizzate e addirittura con nuovi look, perché anche l’occhio ha le sue esigenze. Se i politici fossero stati ex meccanici, forse sarebbero riusciti a ricucire le contrastanti incrinature della nazione; o avrebbero capito quali incrinature potrebbero ricomporsi, magari in un mosaico migliore. È certo che non si può non intuire una sorta di pericolo, oggi, per l’industria italiana, nel vedere una classe politica inginocchiata a sistemar orli o a fare l’impossibile per annullare un debito pubblico da capogiro. Eppure ci sono alcune affinità tra la politica e l’industria meccanica: sono due business moderni con una spiccata componente innovativa, fanno girare molti soldi, sono forme di espressione che necessitano di parecchi collaboratori e tecnici; e poi, dal punto di vista creativo, hanno percorsi analoghi: da una parte c’è un copione e dall’altra uno schizzo di partenza, lavorano entrambe su disegni, sono finalizzate alla presentazione di un prodotto finale in un caso, di una legge nell’altro. Solo che la politica dovrebbe imparare dalla meccanica, perché quest’ultima non è né inquinata né inquinante, almeno nella maggior parte dei casi.

Morale della favola: come l’industria oggi trova dignità attraverso quello che produce, la politica dovrebbe trovarla attraverso le leggi uguali per tutti, una tassazione giusta e il funzionamento della macchina statale, il tutto favorito dalla partecipazione attiva e costante di coloro che producono sia beni strumentali sia beni di consumo. Imprenditori, non gladiatori.

di Enzo Guaglione

Articoli correlati