I consigli di Sant’Ambrogio

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consigliDopo aver vissuto i tre giorni di MECSPE a Parma, mi è tornato in mente un corso sull’educazione dei figli che seguii tanti anni fa, quando nacque il mio primo figlio; furono citati alcuni consigli di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano nel IV secolo D.C. Ne ricordo due: “Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno; non sognate per loro i vostri desideri, non pretendete dunque di disegnare il loro futuro“… Oppure: “Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che bisogna decidere e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire“.

Percorrendo i viali, le piazze e i quartieri di MECSPE, ho avuto la sensazione che gli espositori, come bravi genitori, volessero imporre la loro volontà, però senza contrariare Sant’Ambrogio; non imponevano nulla, bensì diffondevano raccomandazioni “fresche di giornata”, quindi tutt’altro che soffocanti, confortate da esempi concreti, in movimento. In altre parole, la fiera ha insegnato l’arte di apprendere il futuro, senza esigerla. La cultura, specialmente quella tecnica, non esiste in sé, ma c’è solo se qualcuno la fa sua; la tecnologia si apprende utilizzando bene il cervello e la memoria, attraverso la visualizzazione di ciò che si dice, si ascolta e si legge. Questo è il messaggio che Sant’Ambrogio…ehm, scusate… MECSPE ha diffuso nel marzo scorso.

In questi ultimi anni sono cresciuti modelli culturali legati all’automazione industriale, che rischiano di penalizzare le nostre capacità intellettuali; il pericolo è che la purezza del cervello non sia più garantita soltanto dalla sua creatività, ma pure dalla sua artificialità attraverso strumenti informatici. Ossia, tramite “protesi tecnologiche”, si rischia di perdere il contatto con il nostro corpo. Ebbene, la Fabbrica digitale – Oltre l’automazione e 3D Print Hub a Parma hanno fatto capire che siamo ancora coscienti della nostra materia grigia, ma tutta la fiera ha insegnato ad apprendere senza farci travolgere dall’ansia della rivoluzione industriale. Come dire: si può essere ancora tornitori e fresatori coi baffi, purché si accettino le mille contraddizioni della stessa rivoluzione industriale; sono le normali contraddizioni che esistono tra cultura e industria, tra industria e industria, tra cultura e cultura. Le contraddizioni più stridenti le avverto nella cultura del computer e dell’intelligenza artificiale; qui l’arte dell’apprendere mette le carte in tavola: il cervello umano non ammette le “fumisterie”, che spesso la nostra cultura tollera; ti fa sapere chi è il robot e chi sei tu, cos’è il CNC e chi sei tu, responsabilizza le tue mani, che non puoi far finta di non avere quando operi su un centro di lavoro. Questo è il significato profondo della fabbrica digitale, del PLM (ove confluiscono Cad, Cam, Cae, PDM), della robotica, dell’automazione, della simulazione e quant’altro.

Quel qualcosa che determina un contatto umano con un centro di lavoro a 5 assi è probabilmente la spinta più efficace in un mondo insolitamente formato da macchine, che vogliono a tutti i costi lavorare da sole; quella stessa cosa è un mezzo raffinato per controllare con senso della misura la propria sfera professionale e per sottrarsi all’assillo snervante della quotidianità. Questo futuro dobbiamo sceglierlo da noi, non ce lo possono intimare mamma automazione e papà controllo numerico. Questa dimensione emotiva della tecnologia potrebbe favorire la nascita di nuove rivoluzioni industriali, più a misura d’uomo. Per verificarlo, ritornate a MECSPE dal 26 al 28 marzo 2015.

di Enzo Guaglione

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