Quella di Roberto Bazzoli e della sua RB Engineering è un bella storia che riassume la capacità delle piccole imprese italiane di affrontare le acque impetuose di un mercato sempre più difficile con la competenza, la fantasia, la fatica e la capacità di inventarsi e reinventarsi. Roberto Bazzoli è uno stampista con una piccolissima azienda, RB Engineering, a Concesio, a nord di Brescia. Piccola davvero, perché ci lavorano soltanto lui e la moglie, con la quale ha iniziato l’attuale attività nel 2001 dopo che avevano perso il lavoro per la chiusura dell’azienda nella quale erano entrambi dipendenti. La moglie in amministrazione, lui ad alternarsi dall’area di progettazione a quella dell’officina, dove sono costantemente al lavoro poche ma moderne ed efficienti macchine a controllo numerico. Lo abbiamo intervistato mentre non perdeva d’occhio i suoi centri di lavoro e le elettroerosioni, all’opera come sempre su quello che è il “core business” della sua azienda: lavorazioni meccaniche, progettazione e produzione di stampi per la tranciatura di lamiera e bave da stampaggio ottone a caldo per prodotti che spaziano dalle serrature alle placche per porte.
Nel suo settore è conosciuto per il fatto che gli stampi che progetta e realizza hanno sempre superato senza problemi il primo collaudo. Come è arrivato a questo risultato?
Ho iniziato a lavorare prestissimo nel campo degli stampi per pressofusione, ancora prima di fare il militare, e contemporaneamente ho seguito svariati corsi professionali, compreso uno di progettazione Cad nei primi anni 90 quando ancora erano poche le aziende che ricorrevano alla progettazione assistita dal computer e comunque praticamente nessuna in questa zona.
E il primo lavoro importante, quello che le ha consentito davvero di porre le basi del suo futuro professionale?
Quando avevo 25 anni una ditta locale specializzata nella produzione di casalinghi mi propose di entrare a far parte del suo staff per costruire da zero un ufficio tecnico che si occupasse della progettazione interna e dell’industrializzazione, in grado di partire dall’idea del general manager sino ad arrivare al prodotto finale. In questo ruolo ho introdotto nell’azienda l’uso del Cad, che all’epoca non era comune nelle società che si occupavano della produzione di casalinghi. Per la progettazione 2D usavo in particolare Personal Designer di Computervision, azienda che è stata poi acquisita da Parametric Technology Corporation. Realizzavamo internamente prototipi, stampi pilota e stampi definitivi pronti per andare in produzione. In vent’anni di lavoro presso questa azienda ho potuto accumulare una grande esperienza su progetti che andavano dalle caffettiere alle pentole a pressione.
Ma poi è successo qualcosa, visto che si è messo in proprio…
Sì, l’azienda mi ha convocato dicendo che a causa del pessimo andamento del mercato avrebbe cessato da subito l’attività di sviluppo di nuovi prodotti ed entro un anno avrebbe chiuso del tutti i battenti per evitare un sicuro fallimento. La proprietà mi ha proposto di rilevare le attrezzature e lo studio tecnico che avevo messo in piedi per loro. Mi sono consultato con mia moglie, che lavorava anch’essa per questa azienda, e non ci abbiamo pensato due volte: abbiamo così fondato nel 2001 la RB Engineering.
Un decisione coraggiosa, visto che in quegli anni c’erano già le prime avvisaglie di un mercato che cominciava a dare segni di cedimento, soprattutto per quanto riguarda la produzione italiana di casalinghi.
Dovevo comunque mettere a frutto la consistente esperienza maturata in questo settore e a 45 anni sapevo che non sarebbe stato facile trovare un altro lavoro da dipendente. E sono partito con la società fondata con mia moglie. Il primo lavoro da imprenditore, la coniatura di stampi per posate, l’ho fatto con il centro di lavoro che avevo appena rilevato e che è tutt’ora presente in azienda. Ho iniziato subito a lavorare per un’altra azienda della zona operante nel campo dei casalinghi, ma dopo meno di un anno anche quel canale si è chiuso perché già da allora era diventato più economico acquistare i casalinghi in Cina piuttosto che produrli in Italia.
La scelta di non operare più per il comparto dei casalinghi è stata determinata sia dal fatto che il lavoro disponibile su questo versante era sempre minore sia dal fatto che nello stesso periodo ho ottenuto parecchie commesse provenienti da settori differenti. C’è da dire che, allora come oggi, non ho mai dovuto propormi a un cliente, dal momento che ho sempre avuto la fortuna di essere stato io ad essere contattato da loro, probabilmente grazie al passaparola sulla qualità delle mie lavorazioni e sulla flessibilità operativa che mi ha sempre contraddistinto. Attualmente lavoro per un’azienda produttrice di serrature, prodotti in lamiera inox combinati a ceramica per rivestimenti esterni a cappotto, accessori per impianti elettrici industriali, blindosbarre (condotto elettrico prefabbricato e modulare, n.d.r.) e addirittura per un maniscalco di Trento.
Come è il mercato attuale e come lo affronta?
È indubbiamente un mercato difficile. Il lavoro non mi manca, ma le proposte che mi arrivano ultimamente riguardano la realizzazione di stampi per produzioni sempre più ridotte e per le quali per loro è imperativo contenere i costi. Mi chiedono quindi di abbassare i prezzi a mia volta.
[box title=”Le doti di uno stampista”]
“Per fare lo stampista, come dice anche mia moglie, ci vuole tanta pazienza. – spiega Roberto Bazzoli – Ma bisogna anche essere innamorati di questo mestiere, bisogna veramente amarlo. E soprattutto non si deve essere arroganti, perché dopo decenni che lo fai non hai ancora finiti di imparare. C’è sempre qualcosa che posso apprendere quando affronto un nuovo progetto, quando preparo uno stampo, quando leggo uno degli articoli della vostra rivista. A un giovane consiglio semplicemente di essere umile. Di non voler raggiungere subito il successo. E di andare in giro con una vecchia 500 preferendo investire in un parco macchine aziendale in grado di farti lavorare in maniera precisa e veloce, perché quello che conta oggi è fare dei prodotti di qualità a prezzi competitivi.”[/box]
E ci riesce?
Anche se un’azienda deve fare pochi pezzi, l’attrezzatura deve essere comunque fatta a regola d’arte e oltre un certo limite ovviamente non si può andare se non lavorando in perdita. Il segreto è quello di offrire la qualità al prezzo più basso possibile e ci riesco grazie al fatto di avere un parco macchine perfettamente calibrato sulle mie esigenze, con attrezzature efficienti, in grado di lavorare con precisione e velocità. Solo in questo modo si può riuscire a soddisfare una clientela che non è più disposta a transigere né sulla qualità nei sulla competitività.
Quali sono i suoi “ferri del mestiere”, in officina e in progettazione?
Per la produzione di stampi e per le lavorazioni conto terzi dispongo di un’elettroerosione a filo Fanuc Alfa 1 ID con dimensioni lavoro 600×400, acquistata nuova qualche anno fa. È il punto di forza della mia attività. In officina è presente inoltre un’elettroerosione a tuffo JS EDM a controllo numerico, con dimensioni della vasca pari a 700×450 millimetri. Per le finiture, per generare le postazioni nei portastampi e per altre lavorazioni impiego un centro di lavoro Aerre 5080 con corse 800×500 e 15.000 giri del mandrino. I giri del mandrino sono invece 6.000 in una macchina più datata ma che svolge ancora egregiamente le funzioni di sgrossatura e scontornatura per cui la impiego principalmente: un centro di lavoro Victor Vcenter 4-S con corse 700×350. Completa il parco macchine una rettifica tangenziale Minini con corse 700×450, anch’essa non nuovissima ma perfettamente funzionale. Presente in officina anche un trapano a colonna.
Per quanto riguarda il software, all’inizio della mia attività in proprio avevo acquistato una licenza di Pro/Engineer della Parametric Technology Corporation. Ho però trovato questo prodotto troppo pesante e macchinoso. Ero abituato a usare, come ho già detto prima, Personal Designer per progettazione 2D, ma visto che nessun più lo utilizzava e non erano più previsti sviluppi per questo software, ho acquistato la licenza di Autodesk Product Design Suite (compreso anche Inventor che tuttavia non ho ancora avuto modo di padroneggiare per mancanza di tempo) aggiornata attualmente alla versione 2013. Il pacchetto di questa suite che utilizzo principalmente è AutoCAD Mechanical. Uso infine molto Mastercam X, software Cad/Cam per fresatura, tornitura, elettroerosione a filo a 2 e 4 assi, progettazione 3D, modellazione di solidi e superfici.
Le attrezzature che peso hanno in un’attività come la sua?
Sono indubbiamente importanti. Anzi, fondamentali. E più sono precise, affidabili e veloci meglio è. Grazie alle possibilità delle nuove macchine a controllo numerico e ai software per governarle non occorre più avere la manualità necessaria in precedenza e si può spaziare da un settore all’altro senza nessun problema. Ma sono soltanto “ferri”, se non si ha l’esperienza necessaria per poterle adoperare nel modo più appropriato.
Come si svolge la sua attività?
In genere i clienti che hanno l’esigenza di iniziare la produzione di un oggetto mi chiedono quante operazioni ci vogliono in macchina per realizzarlo e quanto costerà lo stampo. Mi consegnano il disegno e il campione del prodotto e a questo punto entra in gioco la mia esperienza per capire come è meglio procedere per raggiungere l’obiettivo, quale tipo di tecnologia adottare, quanti passaggi nel caso di uno stampo progressivo e così via. Prima della progettazione vera e propria eseguo un “pilota” in ferro e una volta verificato che vada bene passo alla progettazione vera e propria, arrivando infine a consegnare lo stampo chiavi in mano, collaudato e perfettamente funzionante.