Macro, micro, nano, sono aggettivi che indicano la tendenza dell’evoluzione dimensionale dei prodotti che ci circondano. Già, sembra che la dimensione “normale” non sia più di moda. Si realizzano navi e aerei sempre più grandi e dispositivi medicali, aeronautici, automobilistici, telefonici sempre più piccoli.
Per realizzare grandi componenti e grandi parti si producono grandi macchine utensili, con grandi tavole, enormi portali e montanti. Si può immaginare la perizia progettuale e realizzativa necessaria, tenuto conto, comunque, delle precisioni centesimali sempre richieste, come per la produzione “normale”. Il mondo micro è altrettanto intrigante e denso di ottime prospettive, tanto è vero che si ipotizzano addirittura apposite “micro fabbriche” formate da isole di lavoro “micro”, per microfresature, micro forature, microstampaggi, con lo scopo di abbattere i costi di produzione, ottenere la massima flessibilità e riconfigurazione, il contenimento dello spazio officina, la riduzione dei consumi. La materia è molto affascinante e complessa. Infatti, mentre il mondo “nano” richiede processi e tecnologie totalmente nuovi – ovviamente trattasi di materia a livello atomico e molecolare e il fascino è d’obbligo – produrre “micro” significa sostanzialmente utilizzare le tecnologie per così dire tradizionali, adottando però macchine, utensili, stampi, presse, automazione, insomma strumenti e sistemi appositamente dedicati. E’ quindi chiaro che la fabbricazione di componenti miniaturizzati richiede competenze specifiche. In realtà non si tratta di una produzione nata oggi, già da tempo si utilizzano il laser e l’elettroerosione per microlavorazioni. Quella che sta cambiando è la richiesta, in aumento, di parti micro, sempre più micro e quando si devono utilizzare frese da 40 o 50 micron per asportare truciolo si comprende che siamo nel campo dell’altissima tecnologia di lavorazione.
Solo per “memo”, ricordiamo che il micrometro (micron) è una misura che vale: 1 μm = 1 × 10-6 m. Ora, proiettiamo i concetti di rigidità, stabilità, vibrazione, mandrineria, usura utensili e associamoli ai concetti di altissime precisioni e qualità superficiali richieste dall’elettronica, dal medicale, dalla fluidica, dalla stampistica, dalla motoristica, dall’automotive, dall’aerospaziale. Immaginiamo questi concetti applicati ai materiali sempre più prestazionali richiesti, metallici, leghe leggere, polimeri, compositi, ceramici. Se ci vengono i brividi, siamo già a un buon livello di comprensione della portata di una delle più moderne e promettenti sfide. In cerca di opportunità…
di Michele Rossi