La smaterializzazione della produzione

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La tecnologia digitale, grazie all’aumento delle potenze di calcolo disponibili e la parallela discesa dei prezzi, sta modificando profondamente i tradizionali processi manifatturieri, dapprima nelle grandi e, con progressione, anche nelle piccole imprese.

Come tutte le rivoluzioni – di questo si tratta – crescono le opportunità e crescono anche i rischi. La tecnologia digitale abbatte le barriere fisiche e ambientali, creando opportunità per tutti, operatori già presenti sul mercato e nuovi entranti. Consente di estendere al mondo intero le reti di collaborazioni e di ricercare il meglio delle competenze, ovunque disponibili, con ampia discrezionalità di scelte. Team di lavoro allargati per specifiche discipline o interdisciplinari collaborano già oggi alla realizzazione dei nuovi prodotti innovativi. Con la tecnologia della fabbricazione additiva è possibile inviare il modello 3D del prodotto in qualsiasi parte del mondo e realizzare in loco i prototipi necessari per l’interscambio di pareri tra le diverse funzioni aziendali interessate, ovunque dislocate. I prodotti e i processi sono sempre più “intelligenti“. Grazie alla simulazione digitale, in un percorso virtuale dell’iter progetto-prodotto, completo e ottimizzato dal punto di vista del design, della tecnica e dell’economia, è possibile replicare praticamente in ogni parte del mondo le stesse caratteristiche della fabbrica di riferimento. Se le fabbriche replicate siano destinate alla fornitura di soli nuovi mercati locali oppure anche all’esportazione verso mercati più tradizionali, per la tecnologia digitale è assolutamente indifferente.

Opportunità e rischi. Dinamica e competizione caratterizzano i nostri tempi e anche la gestione delle risorse umane, finanziarie, organizzative, ne è coinvolta. Grazie alla tecnologia digitale l’impatto del costo della manodopera diventa sempre meno determinante per la competitività. Il successo del lancio di un prodotto sul mercato è legato a nuove intuizioni, ridotte tempistiche, contenuto di innovazione, capacità di internazionalizzazione. Da qualunque punto di vista si vogliano comunque considerare i prossimi scenari, emerge sempre chiaramente l’importanza delle competenze e delle conoscenze nella generazione dei futuri flussi economici. Come è sempre stato, ma oggi ancora molto di più. Se però prima dell’era digitale poteva essere sufficiente generare o comunque acquisire queste abilità e gestirle con tempi di vantaggio ragionevolmente praticabili, oggi i tempi digitali di diffusione si sono estremamente ridotti. Tutti possono disporre di competenze e conoscenze in tempi pressoché identici. Si parla sempre più sovente di ambienti cloud che consentiranno a tutti di accedere a migliaia di dati e informazioni comuni, risparmiando sui costi informatici aziendali. Un’opportunità! Ma sarà tutto vero? Oggi ci poniamo domande sia sui reali confini del know how aziendale sia sulla validità temporale dello stesso. Che dire poi del prezioso “core business“? Non si sta forse prospettando un mondo produttivo talmente destrutturato e trasparente da rendere via via sempre più labili i concetti classici di proprietà e di detenzione del valore lungo le filiere, fino ad arrivare a una progressiva smaterializzazione del concetto stesso di produzione manifatturiera, trasformata in una semplice “commodity” che genera valore economico soltanto nella fase di marchio? Fanta-economia? Soltanto un pensiero.

di Michele Rossi

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