Le frecce del Rinascimento

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Il Garzanti definisce «rinascere» come: nascere a nuova vita, riacquistare la serenità, la gioia di vivere, ridestarsi, riacquistare vigore. Non sembri paradossale soffermarsi su queste parole proprio in un momento in cui grande è lo sdegno per alcune recenti misere vicende che coinvolgono il nostro paese. Non sembri paradossale, perché è proprio in questo scenario che nelle coscienze della maggior parte di noi si sta tendendo di giorno in giorno sempre più l’arco dell’orgoglio e del riscatto. Rivediamo quindi il film della nostra storia dell’arte e ci rendiamo consapevoli di disporre del maggiore patrimonio culturale del mondo. Quando poi ci soffermiamo sul nostro Rinascimento e sui semi che hanno diffuso la nostra cultura di valore universale in tutta Europa, allora ritroviamo veramente tutte le nostre certezze.

Riflettiamo che il denaro, certo, è sempre stato perseguito, ma ha anche dato vita a quel lungo periodo di mecenatismo dell’arte e della cultura, generato dalla consapevolezza del valore del «bello». Oggi, il bello è diventato residuale, quasi colpevolizzato. L’oggettivamente brutto o dissacrante, a volte anche disgustoso, ci viene dato in pasto con compiacenza. Che dire poi degli imbecilli dell’orrore? Discesa morale anche nella gestualità. Ma il fatto più assurdo è che questa omologazione “al ribasso” non ha preso soltanto masse pencolanti, facilmente influenzabili, ma anche parte del mondo intellettuale. “Cui prodest” – a chi giova? Lascio a ognuno questa riflessione. Ne facciamo un’ altra. L’industrializzazione di massa è un fenomeno bello o brutto? Sono probabilmente valide entrambe le accezioni, per aspetti diversi, ma il progressivo depauperamento di quel inestimabile patrimonio di bella artigianalità apprezzata nel mondo intero, vuole ben dire qualcosa! Che dire poi della omologazione commerciale alla quale i nostri giovani si ispirano, spersonalizzati nelle scelte, nel gergo e negli atteggiamenti?

Il Rinascimento è specificità, distinzione, competizione nel bello e nel colto. Ma è anche disseminazione, fertilizzazione di ampi terreni per ottenere un effetto moltiplicatore. L’arco del riscatto non soltanto sta massimizzando la sua forza di tiro, ma sta anche preparando frecce acuminate. Nascere a nuova vita, riacquistare la serenità, riappropriarsi della gioia di vivere, scuotersi, ridestarsi, riacquistare vigore, sono le frecce vincenti. Mi piace riferire una frase del Prof. Carlo Bagnoli dell’Università Cà Foscari, coinvolto con Regione Veneto e Confindustria Veneto in una ricerca sulle imprese presentata durante un recente evento promosso da Innovarea: «Si è notato come i casi studio presentati dimostrino che a fare la differenza non sono dimensioni, management, mercato o settore. Che si producano panettoni o vestiti per bambini, impiegando poche dozzine o centinaia di dipendenti, le parole chiave per crescere sono cultura, bellezza e proposta». Difficile trovare una migliore sintesi per connotare il nostro prossimo Rinascimento. Peccato che nel paese che ha visto nascere le più belle opere, nello scaligero tempio mondiale della musica, la nuova stagione sia stata inaugurata con un lavoro del tedesco Beethoven, peraltro non certo ai vertici della lirica!

di Michele Rossi

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