Gestione e manutenzione della creatività

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Capitalizzare la creatività distribuita in azienda attraverso le idee e le opinioni dei diversi individui presenti rappresenta oggi una strategia lungimirante orientata al futuro. Rappresenta soprattutto una ricchezza. Più sono massicce le dosi di creatività positiva, meglio è in grado l’azienda di reagire alle turbolenze economiche. Si pongono però alcune problematiche. Anzitutto il reperimento di risorse umane creative. La storia non ci è di aiuto. Quanti geni o inventori sono stati misconosciuti se non addirittura scherniti all’inizio? Fortunatamente l’enorme cambiamento della visione scientifica del mondo ha molto mutato i parametri di giudizio e ci ha predisposto culturalmente a valutazioni… Del resto il creativo è sovente anche un individuo colto, non sempre lottatore e la sua valenza si può evincere soltanto dopo un colloquio approfondito. Potrebbe dimostrare di possedere una capacità di ragionamento ampia e versatile, che va ben al di là di quanto all’inizio attribuito. In secondo luogo la gestione delle creatività disponibili. L’uomo di azienda creativo è nello stesso tempo amato e temuto. Più amato o temuto a seconda del tipo di azienda, del settore, del contesto globale aziendale. Nel manifatturiero meccanico il creativo è perlopiù temuto. Tradizioni, prassi, consuetudini e anche la stessa materia trattata, blindano sovente le aziende all’interno di contesti conservatori. In questo caso gli individui creativi vengono poco presi in considerazione, a volte emarginati, anche perché essi hanno una spiccata tendenza individualista e vogliono essere indipendenti. Il loro stato d’animo e la loro frustrazione sono negativi per l’azienda. Qualora poi il creativo sia lo stesso imprenditore, questi è portato a mescolare il prezioso bene della creatività con la necessità di affermare se stesso e lo scontro con le altre creatività è inevitabile. Si può immaginare a vantaggio di chi.

Il tema della gestione efficace delle creatività aziendali è quindi critico. Sono necessarie alcune considerazioni al contorno. In ogni attività complessa, come quella manifatturiera, l’uomo non è in grado di immaginare le problematiche in tutta la loro estensione ma può immaginare soltanto attività circoscritte. In questo interno si distinguono attività di miglioramento e attività creative. L’individuazione di soluzioni ottimali non è attività creativa, ma attività che attiene alla metodica professionale. Quando un obiettivo non è raggiungibile con la metodica sperimentata né con la razionalità, ma lo si ottiene ugualmente, significa che siamo usciti dagli schemi e che siamo nel campo della creatività. Chi abbandona il porto delle sicurezze e si lancia nella navigazione in acque sconosciute entra in una realtà alternativa. La creatività è un mondo nuovo, inesplorato, alternativo all’esperienza istituzionalizzata. Il creativo vive sempre in equilibrio tra sicurezze e sfide. La creatività è una grande ricchezza che crea valore e genera una continua adrenalina competitiva. E’ necessario rivedere i vecchi canoni formativi al modo del lavoro e all’interno del mondo del lavoro. Questo richiede uno sforzo di cambiamento culturale che coinvolge le imprese e le istituzioni. Un nuovo modo di porre l’individuo al centro dell’attenzione, con le sue abilità cognitive ed emotive. Creatività è fare quello che ti dicono di non fare.

di Michele Rossi

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