Grembiule, ciabatte sformate, scopa in mano, fazzolettone in testa davanti al focolare ad aspettare lo zoccolare dei bambini in cortile che tornano da scuola. Jeans bassi e strappati, top alto, sciorinio di ombelichi, un po’ di stanchezza da aerobica, tutta firmata, sul SUV in terza fila davanti alla scuola a prendere i bambini. Due mamme, gli stessi impegni, due tempi diversi.
Cosa abbiamo capito di ciò che è successo? A cosa ci è servito questo cambiamento? Abbiamo afferrato i perché e i percome? Ho preso l’immagine della mamma, perché è intrigante e impegnatissima. Le stesse considerazioni possiamo farle anche per le professioni; prendiamo il mestiere del tornitore con i baffi, per esempio, quello impegnato a fare truciolo con tanto olio di gomito, e confrontiamolo con il collega di oggi. Due operai specializzati, due tempi diversi, due impegni diversi.
Quando parlo di impegno, credo di aver capito cosa ci mettiamo dentro oggi: i vecchi trucchi del tornitore con i baffi, i sofisticati marchingegni delle nuove macchine utensili, psico-sociologia, organizzazione… L’impegno ha un difetto, sia pure tecnico: va rinnovato continuamente nella forma e soprattutto nella sostanza, cosa che non mancava alla mamma con la scopa in mano; lo so, rischio di passare per il solito maschio sciovinista, ma mi piace usare un’etichetta estrema. Comunque, impegno dovrebbe continuare ad essere stato nascente, entusiasmo (almeno un po’), eccitazione, novità, stimolo; sì, perché all’impegno (sia delle maestranze, sia degli imprenditori) seguono l’istituzionalizzazione, la normalità, l’abitudine. Ma l’impegno ha un altro difetto: per attivarlo bisogna capire con quali materiali lo si può costruire. Credevamo che uno di questi materiali fosse il risvolto economico, i quattrini, i valori materiali. Invece c’è un forte legame fra impegno, emozione e valore aggiunto alla professionalità; questo legame c’è nella’azienda nascente e si smaltisce in quella consolidata; l’azienda dovrebbe essere sempre nascente, perché in questa fase si assume e le maestranze sarebbero sempre con un atteggiamento positivo verso i compiti da svolgere. Per assurdo, bisognerebbe ogni tot anni chiudere l’azienda, rifarla con nuove risorse umane e nuove macchine utensili. È come cambiare fidanzata, non occorrono sempre parole nuove! Insomma, una sorta di orientamento motivazionale permanente dell’azienda sarebbe un elemento di successo.
È vero che il tornitore moderno non usa più le mani, o le usa poco, ma con i nuovi centri di lavoro multitasking può continuamente inventarsi “cose” diverse, magari più impegnative, ma appaganti; e anche con questi impegni può far tesoro dei suoi baffi. Il valore dell’impegno è una misura non comune delle doti morali e intellettuali di ogni individuo e delle sue capacità specifiche in ambito professionale, e ciò anche nel circuito retributivo, ma non solo. I valori una volta erano quelli che si misuravano intorno alle rughe della vecchia mamma; forse non era molto politicamente corretto, forse non era un atteggiamento sociale attento al rispetto generale, ma funzionava. Oggi i valori che girano con le ruote del SUV della nuova mamma sono diversi, ma non è facile farli funzionare senza un’adeguata preparazione. Per carità, la mamma è solo un artificio dialettico, non me ne vogliano le donne offese! Sto tranquillo, perché questo giornale è desolatamente per soli uomini… o quasi.
di Enzo Guaglione