Impianti di depurazione da celle solari

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Un impianto di depurazione dell’acqua a celle solari per le comunità dove la rete elettrica non può arrivare. È questo il sistema messo a punto dai ricercatori dell’Università di Lund insieme al premio Nobel per la pace Muhammad Yunus.

Si tratta, in pratica, di piccoli depuratori solari portatili: l’acqua da ripulire passa attraverso un contenitore cilindrico, attivando un sensore di flusso che accende dei LED a raggi ultravioletti. Questi hanno la capacità di distruggere il DNA dei batteri e purificare il liquido. I primi 9 mini depuratori sono parte di un progetto pilota dell’ONU nelle zone rurali del Bangladesh. Molte comunità, in questo Paese, non hanno accesso all’elettricità, ma l’apporto dell’energia solare permette un utilizzo della tecnologia per l’intera durata del giorno. Il sistema da 12 volt può essere alimentato da un singolo modulo fotovoltaico, che carica anche la batteria per assicurare un’operatività di 24 ore senza necessità di connessione alla rete. Dati impressionanti dicono che 750 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile. Trovare il modo per fornirla è una delle più grandi sfide e uno degli obiettivi più importanti per l’umanità. L’azienda Watersprint ha brevettato la tecnologia di depurazione che combina la tecnologia UV-LED con un software intelligente e il Wi-Fi. Le unità di depurazione portatili, dette Micro Production Centres (MPC), verrebbero utilizzate da fornitori locali e dovrebbero contribuire a creare posti di lavoro per giovani e disoccupati, i quali potrebbero gestire i piccoli impianti e vendere acqua pulita in cambio di una piccola tassa. Una gran parte della popolazione in Bangladesh, infatti, attualmente utilizza acqua contaminata da arsenico. Watersprint ha recentemente firmato un contratto con le Nazioni Unite per inviare 500 depuratori a celle solari in Bangladesh. Le unità possono essere collegate al Wi-Fi e in caso di malfunzionamento, il software è in grado di inviare avvisi tramite SMS a qualsiasi telefono cellulare sia collegato ad esso. Allo stesso tempo, le spie del mini impianto si accenderanno, comunicando visivamente il problema. Si spera che le installazioni in Bangladesh siano solo il primo passo, per poi creare strutture analoghe in molti altri Paesi che non hanno accesso all’acqua pulita.

 

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