Digitalizzazione, l’Istat fotografa la situazione italiana

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E’ stata recentemente diffusa un’importante ricerca relativa all’utilizzo delle nuove tecnologie di interconnessione da parte dei cittadini e delle imprese. Si tratta dell’indagine annuale realizzata dall’Istat sulla situazione italiana in rapporto ai dati Eurostat circa il quadro internazionale. Molti gli elementi di interesse emersi da queste rilevazioni comparate. Vediamo i principali.

 

Connessioni

Italia – Mentre per le imprese con 10 addetti o più, che costituiscono l’oggetto della rilevazione campionaria, la percentuale di connessioni a banda larga rimane pressoché stabile, perché ormai vicino alla saturazione, cresce il numero delle famiglie dotate di questo servizio, e nello stesso tempo aumentano le connessioni mobili a banda larga per entrambi i segmenti (la quota di famiglie passa da 27,6% del 2014 a 30,1%, quella delle imprese da 60,0% a 63,3%). La velocità massima di connessione in banda larga fissa aumenta al crescere della dimensione delle imprese, senza particolari divari territoriali.

Europa – Le connessioni mobili a banda larga raggiungono per le imprese, in media, il 67% (si va dall’88% della Danimarca al 41% della Bulgaria) contro il 64% nel 2014; mentre per le famiglie, sempre per le connessioni mobili a banda larga, si registra il passaggio dal 31% del 2014 al 41% attuale.

 

Uso della rete

Italia – L’utilizzo del web da parte dei cittadini è ancora direttamente condizionato da alcuni fattori: l’età, la presenza di un minore in famiglia, il titolo di studio, la professione e la provenienza geografica. Gli individui che rispondono di non aver mai fatto uso di Internet sono il 34,9% (36,8% se si guarda agli ultimi 12 mesi), ed erano il 38,6% nel 2014. Le famiglie che non accedono ad Internet da casa, riportano come principale motivo del non utilizzo della rete le competenze insufficienti (56,6%), mentre il 23,6% non ritiene Internet abbastanza utile o interessante. Per le imprese, l’indicatore di digitalizzazione (DESI), definito sulla base di 5 dimensioni (connettività, capitale umano, uso di Internet, integrazione della tecnologia digitale e servizi pubblici digitali), resta basso o molto basso per circa nove imprese su 10 ed è generalmente correlato alla dimensione aziendale, considerato che la classe d’impresa da 10 a 49 addetti presenta livelli bassi o molto bassi di digitalizzazione nell’89,3% dei casi, rispetto a un 65,6% delle aziende con 250 addetti e oltre.

Presenze sui social network – Le aziende che utilizzano almeno uno strumento social passano dal 32% nel 2014 al 39% nel 2016; quelle che si trovano su almeno due reti social sono adesso il 16% (erano il 12% nel 2014).

Europa – Nell’Europa dei 28 solo il 14% dei cittadini non ha mai fatto uso di Internet (erano il 18% nel 2014; ma in questa tavola statistica, per una diversa scelta dell’età della base indagata, in Italia i non utenti risultano il 25%), e tra le famiglie senza accesso a Internet, il 46% ritiene che questa non sia necessaria o comunque non interessante. Per le imprese, l’indicatore di digitalizzazione DESI a livello europeo è basso o molto basso in otto casi su 10.

Presenze sui social network – In Europa, l’utilizzazione dei social media dal 2014 al 2016 ha avuto un notevole incremento: dal 36% al 45%, mentre coloro che fanno uso di almeno due reti social sono passati, nello stesso periodo, dal 14 al 20%.

 

Commercio elettronico

Italia – Anche nel nostro Paese si sta sempre più sviluppando (sebbene in ritardo rispetto alla media europea) l’uso di Internet per l’acquisto di beni e servizi online: è aumentato dal 35% nel 2014 al 41% nel 2016 il numero degli utenti che si sono avvalsi dell’e-commerce nell’anno precedente l’intervista e, rispetto al 2015, se ci si limita al segmento di internauti da 15 anni in su che hanno navigato e fatto acquisti online nei tre mesi precedenti l’intervista, si passa dal 48,7% al 50,5% nel 2016. Come abbiamo visto, il 71,3% delle imprese ha un proprio sito web, ma solo il 13,8% (appena un punto in più rispetto al 12,8% del 2015) permette ai visitatori del sito di effettuare online ordinazioni o prenotazioni dei propri prodotti; la percentuale cresce al 25% fra le attività di maggiore dimensione, e arriva al 58,1% delle imprese dell’editoria. La vera e propria vendita on line è effettuata nel 2016 dall’11% delle imprese, contro il 10% del 2015. Le imprese che vendono online per almeno l’1% del fatturato sono invece l’8% (crescita significativa se paragonata al 5% del 2014). Il fatturato del commercio elettronico ammonta al 9% del totale nel 2016, contro il 7% del 2014.

Europa – Si passa dal 63% (2014) al 66% (2016) dei navigatori in Internet europei che ha utilizzato l’e-commerce per l’acquisto di beni o servizi nell’ultimo anno, con i paesi più “digitalizzati” che superano l’80% (84% in Danimarca, 82% in Germania). Avanzano dal 15% al 18% le imprese europee che vendono online per almeno l’1% del fatturato. Il fatturato del commercio elettronico europeo (28 paesi) ammonta al 16% del totale 2016, contro il 15% del 2014.

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Nel rapporto si affrontano inoltre i temi delle competenze digitali: in Italia, gli individui che hanno usato internet negli ultimi 3 mesi in possesso di competenze digitali superiori a quelle di base sono il 28%, a fronte del 36% della UE, e, ad esempio, del 55% della Danimarca o del 48% dei Paesi Bassi.

Da queste ricerche emergono alcune evidenze: l’Italia sta faticosamente recuperando posizioni ma resta una delle economie europee più arretrate nel campo della digitalizzazione. Questo significa che i margini di crescita rimangono elevati e che il mercato digitale, e-commerce compreso, rappresenta un’opportunità interessante e non ancora sufficientemente considerata. La progressiva diffusione della banda larga, il lancio di apparecchi e di strumenti di interconnessione veloce per le telecomunicazioni e la fruizione di contenuti favorisce l’espansione di un mercato che si svilupperà inevitabilmente per avvicinarsi alle medie europee.

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