Ingegneria umanistica, ovvero 4.0

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Dal sostantivo “troll” deriva sia in lingua inglese sia con l’adattamento alla lingua italiana il verbo “trollare“, che si può interpretare più o meno come l’agire fomentando gli animi; qualcosa che può far perdere la pazienza alle persone, spingendole addirittura all’aggressività. Nel linguaggio di Internet, “trollare” qualcuno significa ipotizzare il motivo per cui uno agisce oppure descrivere la percezione che si ha riguardo a un proprio comportamento. Insomma, è un verbo provocatorio, che si integra nel mondo dell’Industria 4.0 e dintorni, come Bisogni 4.0, Socializzazione 4.0, Lavoro 4.0, Filosofia 4.0. In questo senso Filosofia 4.0 merita un tocco di “troll“, perché pone la tecnologia a un’interpretazione diversa dalle precedenti rivoluzioni industriali; come dire, anche la tecnologia è diventata una materia umanistica. L’Industria 4.0, con le sue nuove tecnologie, ha un risvolto spirituale, che interpreta, ridefinisce e rivoluziona i modi del pensare, del conoscere e dell’agire umano; in un certo senso li “trolla“. Filosofia dell’industria, filosofia del diritto, del sapere, del linguaggio digitale, dello studio, della progettazione e quant’altro. Una sorta di Filosofia 4.0 investe fenomeni come la Fabbrica digitale e la sua correlazione con la realtà.

L’epoca in cui viviamo è un nuovo modello economico, culturale, tecnologico, quindi sociale. Questa grande trasformazione è conseguenza di un’accelerata innovazione tecnologica, che sposta continuamente il limite del possibile. Cambiare significa oggi capire la dinamica intellettuale e operativa dell’innovazione, per non cadere in una sorta di irritazione involontaria; dunque, il cambiamento non deve farci “trollare“. In tale contesto filosofico e un po’ provocatorio rientra persino la politica; tant’è che questo approccio inedito ha riportato in tempi brevi la manifattura al centro dell’attenzione delle istituzioni e degli attori economici. Con effetto dirompente. Persino il nostro governo, i cui esponenti forse non sanno nemmeno cos’è una macchina utensile, ha dotato il paese del “Piano Industriale 4.0” e della misura di Iperammortamento al 250%, per sostenere gli investimenti in tecnologie innovative. Siamo di fronte a una filosofica struttura culturale, che alimenta l’innovazione e la spinge verso una nuova conoscenza sulle conseguenze dell’innovazione stessa.

Al centro c’è l’uomo, un nuovo homo sapiens pratico, che si forma e si sviluppa tra i poli concettuali e funzionali dell’Industria 4.0. Per vivere attivamente questa fase storica, occorre osservare le ripercussioni dell’innovazione: per esempio, l’ingegnere non è più solo un tecnico, ma pure un filosofo; conosco aziende multinazionali che hanno assunto come venditori tecnici periti industriali laureati in filosofia. A questo punto mi chiedo se è ancora giusto considerare la facoltà di ingegneria una scuola tecnica; istituto tecnico-umanistico sarebbe più centrato.

Ben vengano allora, con la legge di stabilità, gli strumenti per aiutare le imprese a dotarsi di beni strumentali che, integrando gli aspetti fisici con quelli digitali, permettano di migliorare la competitività del sistema industriale italiano; un sostegno, cioè, alle imprese che vogliono implementare l’Industria 4.0. Ben venga, dunque, l’Iperammortamento al 250%, ben vengano i nuovi ingegneri umanistici, figli della quarta rivoluzione industriale, ben venga la creazione di un nuovo filo digitale nella catena industriale, ben venga il Tutto 4.0; attenzione però all’abuso di astrazioni o sottigliezze nei ragionamenti. Il Tutto 4.0 va preso con filosofia e buon senso.

di Enzo Guaglione

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