Cultura 4.0 per l’Italia

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Cultura” deriva dal latino coltivare, termine esteso successivamente all’educazione delle persone. Dall’educazione, alla lettura di libri, fino a ai giorni nostri, la cultura si è evoluta nei termini e nei contenuti. Oggi potremmo definire sommariamente la cultura come il passaggio di comportamenti precedentemente appresi da una generazione all’altra, al quale si affianca l’istruzione e la formazione personale. La cultura resta comunque un concetto difficile da definire e proprio per questo maggiore è l’indeterminazione dei fronti e degli effetti globali che essa è in grado di generare.

L’esplosione della comunicazione globale, la cultura di massa, grazie alle reti di calcolatori e a Internet, sta collegando il mondo in un intreccio di crescita culturale globale, anche se a macchina di leopardo, in grado di amplificarne i confini in maniera esponenziale e con effetti potenzialmente dirompenti per gli equilibri economici e sociali mondiali. Tutto è accelerato e per chi opera sul mercato il tempo breve è una costante competitiva di primo piano.

Il tempo però non è amico della cultura. Nell’era della globalizzazione culturale e della tecnologia dominante anche concetti elementari fanno fatica a trasformarsi in vera cultura, proprio per la velocità delle trasformazioni. Il rischio di una cultura superficiale incombe. Un vero problema, se si pensa a quanto poco tempo dedicano già oggi le imprese alla formazione quando introducono un nuovo elemento tecnologico, quindi un investimento che deve rendere. Come si può pensare che questo porti i risultati attesi (sopratutto oggi che le tecnologie sono sempre più complesse)? Il quadro si complica se si considera che il vero cambiamento succede se tutti avanzano nello stesso modo, senza lasciare indietro nessuno. Analogamente, nessuno può stare indietro se vuole pensare concretamente e costruttivamente al proprio futuro.

Il progresso oggi è strettamente legato all’intreccio cultura–tecnologia. Riscoperto il valore economico e strategico del manifatturiero, la Fabbrica digitale diventa il paradigma di riferimento. Un contenitore complesso, con implicazioni organizzative, gestionali, tecnologiche, che richiedono anzitutto una cultura informatica. Nel nostro paese il gap tra le necessità e le disponibilità è elevato. Questp però è soltanto un aspetto per così dire tecnico. In realtà l’industria del futuro chiama a raccolta risorse con una cultura molto ampia. Si dibatte se la cultura umanistica vanto del nostro paese, non possa essere riscoperta in affiancamento alla cultura tecnica e tecnologica. L’ iperspecializzazione degli studi universitari statunitensi non è certo un riferimento che abbia prodotto risultanti eclatanti rispetto a quelli derivati dall’ampiezza dell’istruzione e formazione europea. Ma sapete quale è la vera cultura che ci salverà in mezzo alle mille incertezze di un mondo che evolve caoticamete? La cultura della qualità! Il mondo intero ci riconosce la capacità di realizzare prodotti di qualità. È nel nostro DNA. Puntiamo su questo, in ogni campo. Il resto ne è subordinato.

di Michele Rossi

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