Del domani v’è certezza

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Nell’era del progresso tecnologico, dell’innovazione, dell’informazione, abbiamo disponibili diversi strumenti per raggiungere i nostri obiettivi e appagare la nostra fame di conoscenza. La “rete” pullula di notizie che ci danno la sensazione di essere realmente informati e formati, su tutto. Probabilmente il progresso toglierà lavoro, ma non a tutti indistintamente: ai medici (in occidente) o per meglio dire ai colletti bianchi; agli operai, se questi saranno cinesi o africani. Infatti, oggi vi sono macchine capaci di diagnosticare i tumori due volte meglio del miglior oncologo e vi sono compagnie in Cina o a Taiwan completamente automatizzate. Macchine che apprendono dai loro stessi errori, cosi come ampiamente evidenziato nel concetto di Industria 4.0.

Da sempre la tecnologia ha cambiato le condizioni e la vita delle persone. Con questa “evoluzione”, si aprono le porte ad un nuovo futuro. La robotica e l’IA (Intelligenza Artificiale) renderanno obsoleta una grande parte del lavoro perché le macchine cominciano a pensare: certi mestieri spariranno mentre altri si modificheranno. Il bancario sarà sempre meno allo sportello e si dedicherà molto di più alla consulenza cosi come l’assicuratore o il commesso di un centro commerciale. Aumenterà il tempo dedicato alle relazioni perché si uscirà culturalmente dall’isolamento in fabbrica. Ma è necessario porsi anche delle domande: un robot, sarà in grado di compensare la capacità di elaborazione della mente umana? Sarà realmente in grado di sostituire i sensi e le mani e la loro capacità di realizzare oggetti, opere d’arte, manufatti complessi? Di certo ai robot manca – e speriamo mancherà – l’inventiva, la possibilità di provare sentimenti, la capacità di accorgersi di difetti estetici, la crescita attraverso il dubbio. L’uso dei robot avrà certamente una sua utilità, però nelle operazioni usuranti del ciclo produttivo di un prodotto oppure in quelle pericolose o proibitive per il fisico umano (l’esplorazione dei fondali marini o i robot per la sicurezza). Ma questi potranno essere utilizzati anche nella Pmi metalmeccanica di subfornitura? I segnali sono positivi e le esperienze in tal senso iniziano ad esserci e ad essere replicate. Non a caso il trend del comparto è in assoluta crescita, merito certamente anche del mercato interno sempre più ricettivo. Ancora una volta l’Italia può dire la sua. La dice con più di 6.500 robot prodotti in un anno da Comau, venduti in tutto il mondo con fatturati abbondantemente oltre il miliardo di euro. L’Italia lo può dire grazie ai positivi risultati del comparto macchine utensili italiane, che ha fatto segnare un segno negativo agli importatori di macchine utensili estere: – 2.6% rispetto l’anno scorso. E se questi settori vanno bene, come il conseguente segmento dell’utensileria, procedono con risultati positivi gli altri settori della meccanica, quali la subfornitura, a patto però che il subfornitore sia in linea con i cambiamenti di questo momento e che sia 4.0, fin dove è possibile. Voi cosa ne pensate?

di Stefano Colletta

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