Istat, salgono salari e tasso di occupazione

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Torniamo a parlare di dati Istat, ma stavolta lo facciamo prendendola da un’altra angolazione: quella dell’occupazione, che insieme al volume d’affari è un altrettanto importante termometro che permette di misurare lo stato di salute di un sistema economico.

Ebbene, nel primo trimestre del 2017 – riferisce l’Istat -, il mercato del lavoro continua a crescere. Ma partiamo dall’inizio: l’economia italiana ha registrato una crescita del Pil pari allo 0,4% in termini congiunturali e all’1,2% su base annua. Nel complesso, l’economia dei paesi dell’area Euro è cresciuta dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dell’1,7% nel confronto con lo stesso trimestre del 2016. I segnali di accelerazione della dinamica dell’attività economica, particolarmente significativi in molti settori dei servizi, sono associati a un assorbimento di lavoro da parte del sistema produttivo che continua a espandersi: le ore complessivamente lavorate crescono dello 0,3% sul trimestre precedente e dello 0,8% su base annua.

Dal lato dell’offerta di lavoro, nel primo trimestre del 2017 l’occupazione mostra una crescita congiunturale (+52 mila, 0,2%), dovuta all’ulteriore aumento dei dipendenti (+78 mila, +0,4%) – soprattutto a termine (+51 mila, 2,1%) – mentre tornano a calare gli indipendenti (-26 mila, -0,5%). Il tasso di occupazione cresce di 0,2 punti rispetto al trimestre precedente. I dati mensili più recenti (aprile 2017) mostrano, al netto della stagionalità, un consistente aumento degli occupati (+0,4% rispetto a marzo, corrispondente a +94 mila unità), che riguarda sia i dipendenti sia gli indipendenti.

La dinamica tra il primo trimestre del 2017 e lo stesso periodo dell’anno precedente indica una crescita di 326 mila occupati (+1,5%) che riguarda soltanto i dipendenti, in più di due terzi dei casi a termine, a fronte della diminuzione degli indipendenti. L’incremento, in termini assoluti, è più consistente per gli occupati a tempo pieno, e il tempo parziale aumenta esclusivamente nella componente volontaria. La crescita dell’occupazione interessa entrambi i generi e tutte le ripartizioni, coinvolgendo anche i 15-34enni oltre alle persone con 50 anni e più. Il tasso di disoccupazione diminuisce di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, con una riduzione congiunturale di 49 mila disoccupati, mentre l’indicatore rimane stabile in confronto a un anno prima. Queste tendenze sono rafforzate dai risultati relativi ad aprile, che evidenziano una consistente flessione delle persone in cerca di occupazione.

Prosegue a ritmo sostenuto la diminuzione degli inattivi di 15-64 anni (-473 mila in un anno) e del corrispondente tasso di inattività. Nel confronto tendenziale, la diminuzione dell’inattività è diffusa per genere, territorio e classe di età, e coinvolge sia quanti vogliono lavorare (-291 mila le forze di lavoro potenziali) sia la componente più distante dal mercato del lavoro (-183 mila chi non cerca e non è disponibile).

Le variazioni degli stock sottintendono significativi cambiamenti nella condizione delle persone nel mercato del lavoro, misurati dai dati di flusso a distanza di dodici mesi. Nel complesso aumentano le permanenze nell’occupazione (+0,4%) ma diminuiscono le transizioni da dipendente a termine a dipendente a tempo indeterminato (dal 24,2% al 19,6%). Inoltre, aumentano le transizioni dall’inattività verso la disoccupazione (+0,9%) e, in misura più contenuta, verso l’occupazione (+0,4%).

Per quanto riguarda le imprese, si confermano i segnali di crescita congiunturale della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti pari allo 0,6% sul trimestre precedente, sintesi della crescita sia dell’industria sia dei servizi. Le ore lavorate per dipendente tuttavia si riducono (-0,6%), anche se continua a diminuire il ricorso alla cassa integrazione. Il tasso dei posti vacanti rimane invariato su base congiunturale mentre cresce dello 0,2% su base annua. In termini congiunturali si registra un aumento dello 0,5% delle retribuzioni e dello 0,6% del costo del lavoro su cui ha influito la crescita accentuata degli oneri sociali (+1,2%), dovuta al graduale indebolimento degli effetti del vantaggio contributivo associato alle nuove assunzioni a tempo indeterminato degli ultimi due anni.

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