Noi e i robot: obbligatoriamente olistici

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Il quadro della robotica in Italia è decisamente positivo: il mercato tira e per il 2017 le stime sono ottimistiche, anche sulla spinta delle incentivazioni fiscali governative. La previsione è di un incremento del consumo interno pari all’8%, con un giro di affari di 700 miloni di euro, spalmato su diversi settori industriali.

Da qualche tempo il tema dell’impatto sul lavoro dell’automazione e della robotica è entrato nel dibattito quotidiano. La questione è evidentemente delicata, in un’era connotata dalla tecnologia dominante che pone problematiche finora non ancora affrontate in termini di massività del fenomeno. Giusto preoccuparsene. Le migliaia d’informazioni disponibili al riguardo grazie a internet possono costituire un prezioso scrigno per comprendere meglio i meccanismi di una mondo in rapida evoluzione ma anche rivelarsi schegge impazzite manipolate o manipolabili da interessi politici, economici, mercatistici, sociali, nazionali o transnazionali. La realizzazione di una società prospera o un incubo dal quale rifuggire. I grandi gruppi consulenziali non ci aiutano, sovente troppo legati a interessi smaccatamente di parte. Il richiamo all’aggettivo “olistico” è inevitabile. Senza ricorrere alla Treccani, traduciamo che in una visione olistica la società deve essere capace di organizzare e gestire in un “unicum” organico l’insieme di tutte le sue componenti senza perdere di vista le loro caratteristiche ed esigenze specifiche. Nella società olistica, ogni componente strutturato, come l’impresa, si deve comportare in modalità olistica.

Continua a leggere l’articolo all’interno di Macchine Utensili di dicembre 2017, da pagina 24: http://bit.ly/2BL3j9e.

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