Raccontiamo una vicenda che coinvolse la Practal S.r.l., impresa che da oltre 20 anni progetta e realizza stampi per differenti ambiti applicativi. Pablo Freste, titolare dell’azienda, specifica: «All’interno della nostra attrezzeria lavora un parco macchine molto variegato. In particolare, ci troviamo molto bene con i centri di lavoro della TodosMill, macchine robuste e affidabili con le quali realizziamo gran parte dei nostri manufatti».
Alcuni mesi fa la Practal decise di realizzare stampi di qualità “superiore”, cioè con tolleranze molto strette e precisioni dell’ordine del centesimo. «Lo scopo – riprende Freste – era quello di specializzarci in lavorazioni di qualità superiore al fine di ‘entrare’ in poco tempo nel giro del settore automotive e aerospace». A tal fine, l’azienda decise di investire in un evoluto centro di lavoro TodosMill, il quale prometteva il rispetto di precisioni e tolleranze dell’ordine dei 5 micron. Il titolare: «Eravamo certi del buon esito dell’investimento, in quanto ritenevamo il nome TodosMill una garanzia di affidabilità e qualità. Acquistammo quindi il nuovo centro di lavoro a una cifra pari a circa 150.000 euro, e in poco tempo iniziammo ad adoperarlo». I risultati, però, furono molto deludenti, e lo stesso Freste ne spiega in breve i motivi: «Tolleranze e precisioni non erano affatto quelle che ci aspettavamo. Le lavorazioni risultavano non adeguate, con errori molto importanti, anche di 2-3 centesimi di millimetro». La Practal chiese dunque spiegazioni alla TodosMill, invitandola a mettere a punto il proprio macchinario ritenuto difettoso; le risposte della casa madre, a dire di Freste, furono evasive, generiche e mai seguite da interventi risolutivi. «Per tale ragione decidemmo di rivolgerci ai nostri legali e di instaurare un procedimento civile dinanzi al Tribunale affinché fosse accertata l’inadeguatezza del centro di lavoro a noi fornito, e quindi fosse risolto il contratto con condanna della controparte a restituire i 150.000 euro percepiti».
Così si concluse la vicenda
Il giudice, letta la relazione del CTU, respinse il ricorso della Practal, avendo quest’ultima compiuto un acquisto “al buio” anche in relazione all’ambiente di lavoro, confrontandosi col venditore, e comunque senza studiare preliminarmente le caratteristiche della macchina e senza testarne le reali funzionalità.
Alcune domande all’esperto
1. Come si comportò il Giudice? «Il Giudice nominò un consulente tecnico d’ufficio esperto in materia, il cosiddetto CTU, al quale sottopose alcuni “quesiti”. In particolare, chiese di accertare se la macchina oggetto di causa fosse veramente viziata come ipotizzato dalla Practal».
2. In che modo operò il CTU? «L’ingegnere incaricato, nel rispetto del contraddittorio e in presenza dei consulenti di parte nominati dalle due aziende, analizzò il centro di lavoro e la relativa documentazione contrattale. Studiando le specifiche tecniche, scoprì che la macchina garantiva determinati risultati di precisione solo in presenza di rigorosi standard ambientali. Più nel dettaglio, la macchina avrebbe risposto alle aspettative di precisione della Practal se avesse lavorato all’interno di uno stabilimento a umidità controllata e temperatura di 22°C con un’oscillazione massima di 1°C».
3. Quali furono gli esiti della consulenza? «Il CTU riferì al Giudice che la macchina non era viziata. Semplicemente, non assicurava le prestazioni attese dalla Practal perché installata in un’officina con forti sbalzi di umidità e temperatura, a seconda dell’ora, della stagione e delle condizioni metereologiche».
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Avvertenza per il lettore
Il presente articolo è stato redatto su nomi e circostanze di fantasia, tuttavia fa riferimento a casi reali e abbastanza frequenti di investimenti errati. Le condizioni al contorno, cioè quelle ambientali e operative di funzionamento di una macchina sono importanti quanto le caratteristiche della macchina stessa.
Ing. Vittorio Pesce (CTU del Tribunale e della Corte d’Appello di Milano)