Osservatorio MECSPE: la Lombardia è sempre più 4.0

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Quanto sono innovative le Pmi del manifatturiero lombardo? L’Osservatorio MECSPE, presentato lo scorso venerdì 21 settembre a Brescia da Senaf, in occasione del nuovo tour dei “Laboratori MECSPE Fabbrica Digitale – La via italiana per l’Industria 4.0”, fa un bilancio sul primo semestre del 2018, raccontando lo stato di salute delle imprese made in Italy della meccanica della Lombardia e il loro rapporto con la trasformazione digitale. Un processo di cambiamento che negli ultimi anni ha trasformato molto o abbastanza 6 realtà su 10, in un panorama che a livello generale le vede digitalizzate ormai in buona parte (52,8%), interamente (31,5%) o anche solo in pochi nodi (10,1%). Quasi la metà degli imprenditori lombardi percepisce la propria attività molto o abbastanza innovativa, mentre il 48,2% ritiene che tra i migliori strumenti di avvicinamento all’innovazione ci sia innanzitutto la consulenza mirata, subito seguita dal trasferimento di conoscenza, (47%), i workshop (32,5%), le comparazioni con società analoghe (31,3%), e la tutorship di un’accademia o un’università (19,3%). Il 75,5% ritiene di avere un livello di conoscenza medio-alto rispetto alle opportunità tecnologiche e digitali sul mercato, il 24,2% investirà nel 2018 dal 10% al 20% del fatturato in ricerca e innovazione, e in molti credono che l’innovazione abbia consentito alle imprese di fare sistema e di sviluppare nuove filiere. Seppure, infatti, una parte degli intervistati non abbia ancora attivato partnership tecnologiche, il 28,2% sta prendendo in considerazione di farlo, mentre il 25,6% ha fiducia nel concetto di filiera e ha già puntato su queste collaborazioni per favorire lo sviluppo tecnologico della propria azienda.

Stiamo finalmente raccogliendo i frutti tangibili di un processo di trasformazione che ha attraversato il nostro paese e di un senso di fiducia che guida le realtà italiane e in particolare quelle della Lombardia – ha sottolineato Maruska Sabato, project manager di MECSPE (Fiere di Parma, 28-30 marzo 2019) –. Il sentiment tracciato dall’Osservatorio MECSPE sui primi sei mesi del 2018 ne è la conferma. La considerazione che gli investimenti attuati nell’ambito della tecnologia e innovazione siano serviti è positiva per la maggior parte degli imprenditori del territorio, convinti che questa sia la direzione giusta su cui proseguire. Formazione, unita alla consulenza mirata e al trasferimento di conoscenza rimangono però tra gli asset fondamentali, senza i quali nessuna sfida può essere colta fino in fondo in modo efficace”.

Confermate le intenzioni di investimento nelle nuove tecnologie abilitanti, già in largo uso nelle Pmi della meccanica e della subfornitura lombarde, che ad oggi hanno introdotto soluzioni in particolare per la sicurezza informatica (71,9%) e la connettività (54,7%), il cloud computing (46,9%), la produzione additiva (31,3%), la robotica collaborativa (29,7%), la simulazione e l’Internet of Things (28,1%), i big data (21,9%). La realtà aumentata è stata privilegiata dal 15,6%, i materiali intelligenti dal 12,5%, mentre le nanotecnologie dal 7,8%. Al momento, i principali fattori di rallentamento della digitalizzazione sono rappresentati da un rapporto incerto tra investimenti e benefici (per il 47,8% del campione), dagli investimenti richiesti troppo alti (31,9%), dalla mancanza di competenze interne e dall’arretratezza delle imprese con cui si collabora (26,1%), nonché dalla mancanza di una chiara visione del top management (18,8%), dall’assenza di un’infrastruttura tecnologica di base adeguata (17,4%) e da troppi dubbi sulla sicurezza dei dati e possibilità di cyber attack (8,7%).

Che ruolo giocano persone e tecnologia?

Nel processo di trasformazione digitale, il rapporto uomo-macchina viene visto sotto più punti di vista. Oltre la metà degli intervistati (52,2%), ritiene che le persone abbiano sempre un ruolo fondamentale, di centralità nei processi, e che la percezione umana sia il vero driver del cambiamento. Per il 34,3%, invece, è la tecnologia ad avere un ruolo di primo piano, ma solo se supportata da un’adeguata formazione umana e da un cambiamento culturale, mentre il 13,4% ritiene la tecnologia fondamentale e l’unico fattore abilitante per la costruzione di soluzioni, che consentono di migliorare paradigmi di processo ormai obsoleti. Alla domanda se le attuali figure professionali scompariranno, il 58,3% risponde “Non del tutto”, pronosticando che si assisterà alla nascita di nuove-specifiche figure con forti competenze in ambito IT; per il 27,8% alcune figure rimarranno insostituibili, rispetto al 13,9% che pensa che le professioni tradizionali non riusciranno a tenere il passo e saranno inevitabilmente sostituite. Una tendenza in linea anche con i dati nazionali.

I profili specializzati più richiesti entro il 2030

Guardando al futuro, ai giovani e alle digital skill, i profili specializzati più richiesti entro il 2030 saranno il robotic engineer (24,3%), gli specialisti dei big data (22,9%), lo specialista IoT (15,7%); a seguire i programmatori di intelligenze artificiali (14,3%); il multichannel architect e i professionisti in cybersicurezza (8,6%).

Dal punto di vista della preparazione complessiva che la quarta rivoluzione industriale richiede al personale nell’analisi e gestione dei dati, il livello di competenze è giudicato medio dalla metà degli intervistati e alto da oltre 4 imprenditori su 10 (42,7%). Per la ricerca di nuove professionalità che facciano fronte alla sfida dell’Industria 4.0, la società si indirizza verso agenzie di ricerca del personale (48,1%), università e istituti tecnici (36,4%), società di consulenza (26%), istituti e scuole professionali (15,6%). Non mancano però come punto di riferimento anche le inserzioni (11,7%), gli uffici di collocamento (10,4%) e i concorrenti (7,8%).

Focus: l’andamento economico delle Pmi lombarde del comparto della meccanica e della subfornitura nel 1° semestre 2018

L’andamento aziendale attuale risulta complessivamente soddisfacente per le imprese lombarde del comparto della meccanica e della subfornitura, con il 67,9% degli imprenditori che parla di performance molto positiva, il 29,2% che si dice mediamente appagato e solo il 2,8% contrariato. Nella prima metà del 2018 rispetto al 2017, i fatturati hanno registrato una crescita per il 53,4% delle officine, mentre il 39% dichiara stabilità e il 7,7% un calo. Il portafoglio ordini è giudicato “adeguato” ai propri livelli di sostenibilità finanziaria dall’87,9% del campione, contro un 12,1% per cui è insufficiente. Per quanto riguarda le previsioni per la restante parte dell’anno in corso, sul fronte dei fatturati il 62,9% si aspetta una crescita, il 29,5% stabilità e il 7,6% prospetta un calo. Numeri in aumento rispetto a quelli di un anno fa, quando la percentuale delle aspettative positive era del 54,3%.

L’export resta fattore di traino per le Pmi lombarde con quasi 7 su 10 (68,9%) che dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi, con un’incidenza variabile. Il 24,5% dichiara di realizzare all’estero meno del 10% del proprio fatturato, il 14,2% “dal 10% al 25%”, il 17,9% “dal 26% al 45%”, l’8,5% “dal 46% al 70%” e il 3,8% “oltre il 70%”. Chi esporta punta prevalentemente verso gli Stati dell’Europa Centro-Occidentale (92,2%), seguiti da quelli dell’Europa dell’Est (50%) e dell’Asia (37,5%). Circa il 28,1% esporta in Nord America, mentre la Russia e il Medio Oriente per il 15,6%, il Sud America per il 14,1%, l’Africa Settentrionale per il 10,9%, l’Oceania per il 6,3% e l’Africa Meridionale per il 3,1% rappresentano gli altri mercati di sbocco. Non ci sono dubbi sul futuro del mercato in cui si trovano a operare le singole realtà: nei prossimi 3 anni, solo il 4,8% si aspetta una contrazione dello scenario in cui opera, contro un 54,3% apertamente convinto dello sviluppo del proprio mercato di riferimento e un 41% che crede non ci saranno grosse variazioni rispetto all’andamento attuale. Dal punto di vista della crescita del personale invece, questa è in aumento nel 51,1% dei casi, stabile per il 45,7%, mentre il 48,4% è lo stesso dato di chi prevede di ampliare l’organico e chi invece vede stabilità per la fine dell’anno.

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