Un enzima umano per biodegradare il grafene

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La decomposizione del grafene puro avviene nel corpo umano quando interagisce con un enzima naturale che si trova all’interno del polmone. Questo è quanto annunciato dai partner di Graphene Flagship, dal the French National Centre for Scientific Research (CNRS), dalla University di Strasburgo, dal Karolinska Institute e dalla University di Castilla–La Mancha (UCLM).

I prodotti in grafene creati dal Graphene Flagship, inclusi i dispositivi biomedicali flessibili, sono stati progettati con l’obiettivo di interfacciarsi con il corpo umano. E in quanto applicazioni biomedicali devono essere biodegradabili e, di conseguenza, devono poter essere espulsi dal corpo. I test eseguiti per determinare il comportamento del grafene all’interno del corpo umano e le modalità con cui viene scomposto, con l’aggiunta di un enzima umano, prevedono il coinvolgimento della mieloperossidasi (MPO), un enzima di perossido rilasciato dai neutrofili, cellule presenti nei polmoni, responsabili dell’eliminazione di corpi estranei o batteri che entrano nel corpo.

I precedenti lavori eseguiti dai partner di Graphene Flagship avevano individuato nel MPO l’elemento per degradare l’ossido di grafene ma non la struttura del grafene non-functionalized, molto più resistente. Nei test eseguiti, la presenza di perossido di idrogeno in due forme di grafene – singolo e a pochi strati – preparate in acqua con due differenti metodi e messe in contatto con la mieloperossidasi ha permesso il deterioramento e l’ossidazione del grafene stesso.

La possibilità che le cellule del sistema immunitario siano in grado di manipolare il grafene è molto promettente e potrebbe aprire le porte allo sviluppo di nuovi materiali, soprattutto in ambito biomedicale, e influirebbe positivamente sull’impatto ambientale. Questa prospettiva è ancora costellata di ulteriori test al fine di verificare eventuali effetti nocivi per la salute e l’ambiente per un utilizzo più sicuro dei materiali e dei dispositivi in grafene.

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