Micromeccanica: crescere, innovando

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Non è solamente l’abitudine ad approvvigionarsi presso un identico fornitore ad accomunare le realtà imprenditoriali descritte nel pezzo che segue, quanto piuttosto la volontà di crescere innovando e rinnovandosi sempre, battendo sia la crisi globale sia talune criticità del territorio.

Caparbietà

Nella denominazione sociale di Micromeccanica, il suffisso micro non si riferisce alle piccole dimensioni degli oggetti che l’officina realizza, quanto piuttosto alla precisione minuziosa con la quale essi vengono realizzati e il relativo livello di dettaglio, nell’ordine dei micron. Ma mentre microscopiche sono le tolleranze, grandi e ben giustificate sono le ambizioni della società salernitana nata su iniziativa di Francesco Spagnuolo nel 1980. Ancora ben percepibili erano allora le lacerazioni del sisma campano-irpino ma forte era ed è rimasta la propensione al rischio d’impresa. Lo dimostra il fatto che, come Spagnuolo stesso ha riferito a Stampi, proprio in coincidenza con la crisi del 2008-2009 «Micromeccanica si è riorganizzata, ha investito in nuove strutture e macchinari e conservando soli due esemplari di quelli già in funzione». Servivano, in linea con quanto è stato confermato dall’ingegnere gestionale Ersilia Spagnuolo e dalla responsabile per la comunicazione Erika Tortora, «una nuova immagine e una nuova credibilità». I sacrifici «sono stati molti», ma il gioco è valso pienamente la candela, poiché, in primo luogo, ha consentito al marchio di Strada dei Greci di acquisire una visibilità di gran lunga superiore sui mercati esteri e di ampliare di conseguenza il business internazionale. «Basti pensare – ha sottolineato Spagnuoloal fatto che negli ultimi anni il fatturato estero che rappresentava il 10% del business è giunto a pesare per l’80% grazie alle vendite a Paesi come Spagna, Francia, Germania, Polonia, Romania, Bulgaria, Cina, Turchia, Iran, Messico». Questo perché in casa Micromeccanica il coraggio si sposa alla competenza. Nella fattispecie, sulla produzione di stampi plastica e termoplastica sino a 16 tonnellate, a incapsulamento del vetro e bi-iniezione e quindi con due materiali differenti iniettati in momenti distinti. Bianco (3%) e soprattutto automotive – il 90% approssimativamente – sono i principali sbocchi della creatività di Spagnuolo e dei suoi dipendenti, il più anziano dei quali è in reparto da 38 anni. Dalla progettazione e costruzione essa si estende allo stampaggio, grazie all’attività dell’altro brand di famiglia chiamato Rubber Division, che porta il totale degli addetti in cifra tonda (100, considerando entrambe le realtà) e che compete in virtù della sua esperienza radicata.

 

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