Industria 4.0: le risorse umane sono al centro!

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Durante il 2018, varie organizzazioni di categoria hanno fornito i dati in merito all’applicazione dell’Industria 4.0 in Italia. Questi numeri hanno evidenziato molte differenze per tipologia, settore e area geografica.

Industria 4.0 in Italia: alcune annotazioni

Oltre al fatto non trascurabile che le detrazioni fiscali hanno senso per le attività che sono in utile operativo, tre considerazioni principali possono motivare il fatto per cui il 4.0 si è diffuso a macchia di leopardo in Italia:

• quando si passa dalla teoria accademica dei sistemi 4.0 alla realtà effettiva dei flussi produttivi, emergono le difficoltà reali nell’applicazione pratica, spesso legate a vari anelli mancanti o insufficienti. La resistenza al cambiamento ha sicuramente giocato un ruolo, come la complessità della materia, in alcuni casi anche la paura del controllo fiscale post investimento ha suggerito cautela all’imprenditore che doveva decidere se aderire al processo di digitalizzazione;

• il tessuto produttivo italiano è composto per l’80% da micro, piccole e medio imprese. In questi ambienti si fa a volte della splendida innovazione di prodotto, un vanto del nostro made in Italy, ma poi non si hanno le risorse umane per gestire in modo fluido i processi e le informazioni disponibili che vanno aumentando di pari passo con il monitoraggio real time di una macchina CN 4.0.

• Un granello di sabbia nel combustibile è in grado di frenare un motore, ed anche in un sistema 4.0 non è diverso, se le varie parti che lo compongono negli applicativi informativi non sono allineate. Per restare nel campo gestionale, sarebbe come pretendere di ottimizzare gli acquisti senza gestire in modo efficace i magazzini: una missione impossibile. Quindi, diverse officine non si sono sentite “pronte” e hanno rimandato gli investimenti 4.0 consapevoli che poteva essere un passo troppo in avanti per la loro situazione.

 

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